A passo di danza si invecchia meglio

09 novembre 2017
Aggiornamenti e focus

A passo di danza si invecchia meglio



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Secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Frontiers in human neuroscience , dedicare qualche ora alla settimana alla pista da ballo potrebbe rivelarsi una strategia vincente per invecchiare meglio sia dal punto di vista fisico che mentale, andando a influenzare il volume di aree del cervello importanti in questo senso.

«Con il passare degli anni si assiste a un fisiologico deterioramento delle strutture cerebrali che può causare problemi di equilibrio e a livello cognitivo» esordisce Patrick Muller, del German center for neurodegenerative diseases di Magdeburg, Germania, e uno degli autori dello studio nel quale sono stati inizialmente coinvolti 62 volontari sani di età compresa tra 63 e 80 anni. Assieme ai colleghi, Muller ha valutato l'effetto di due diversi tipi di intervento della durata di 18 mesi sulle persone che hanno preso parte allo studio: un programma fatto di tradizionali esercizi ripetitivi (camminata, cyclette, esercizi di stretching) e uno basato sul ballo, prima con una frequenza di due volte a settimana e poi a frequenza settimanale.

«Al termine dei 18 mesi, i partecipanti che avevano portato a termine lo studio - meno della metà del numero di persone contattate inizialmente - hanno mostrato un incremento nel volume dell'ippocampo» spiegano gli esperti, ricordando che questa regione del cervello è fondamentale nel consolidamento della memoria, nell'apprendimento e nell'orientamento nello spazio. Chi si era dedicato alla danza ha mostrato però cambiamenti nella struttura di alte aree del cervello, a indicare diversi effetti dei due tipi di movimento e benefici potenzialmente maggiori per la salute di corpo e mente.

«La danza sembra essere l'attività ideale per le persone più in là con gli anni: combina infatti fitness aerobico, capacità senso-motorie e mette in gioco anche le capacità cognitive quando si tratta per esempio di ricordare le coreografie o di coordinare i movimenti alla musica» afferma Muller, precisando che lo studio si basa su numeri troppo piccoli per poter giungere a conclusioni certe e che non è ancora chiaro se le modifiche osservate a livello delle strutture cerebrali si traducano in un beneficio anche a livello reale nella vita di tutti i giorni. «Resta il fatto che l'attività fisica è fondamentale per chi vuole invecchiare al meglio» commenta David Marquez della University of Illinois di Chicago.

Fonte: Front. Hum. Neurosci. 2017. doi: 10.3389/fnhum.2017.00305



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