Al bebè piace la musica classica

04 settembre 2018
Aggiornamenti e focus

Al bebè piace la musica classica



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Cantare la ninna nanna ai proprio bimbo, quando ancora è in grembo è un gesto naturale e antico molto comune tra le gestanti. Infatti, i bambini ancor prima di nascere possono sentire i suoni provenienti dall'esterno, e con la voce materna si crea un legame speciale. Ma qual è il genere musicale preferito dai nascituri? Una ricerca sembra dimostrare che i feti amano la musica classica, più di altri. Tra i compositori classici è Mozart che provoca un numero maggiore di reazioni rispetto ad altri generi musicali, con movimenti della bocca simili al canto.

La musica come stimolazione precoce


I dati di uno studio presentato da Institut Marquès al quinto congresso dell'International Association for Music and Medicine,  hanno mostrano che l'84% dei feti ama il genere classico più della musica tradizionale (79%) e del pop-rock (59%). Per intercettare i gusti musicali dei nascituri, i ricercatori di hanno analizzato le espressioni facciali di 300 feti tra la 18esima e 38esima settimana di gestazione, in risposta all'emissione intravaginale di 15 canzoni appartenenti a tre diversi generi: classica, tradizionale e pop-rock. Lo studio sulle reazioni dei feti ai diversi stimoli acustici è stato effettuato con l'aiuto di un sound player, uno strumento che oltre a rendere possibile la comunicazione con il feto, ha applicazioni mediche molto importanti: consente di scartare la sordità fetale e facilita le ecografie poiché, provocando una risposta nel bambino, migliora la visione delle strutture fetali durante il suo svolgimento.
La ricerca dimostra anche l'importanza della stimolazione neurologica precoce, che può attivare percorsi cerebrali legati alla parola e alla comunicazione: infatti, è molto raro che questi movimenti si verifichino spontaneamente durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza (solo il 3-5% lo fa senza alcuno stimolo).

I Queen fanno eccezione


Sebbene il pop-rock sia lo stile che provoca meno reazioni nei feti, Bohemian Rhapsody  dei Queen rappresenta un'eccezione. Pur essendo ancora sconosciuti i motivi che guidano queste preferenze, a conquistare i neonati potrebbero essere dunque i suoni semplici e ripetitivi: "Istintivamente continuiamo a parlare ai bambini con toni alti e melodicamente, perché sappiamo che è così che ci capiscono meglio, è così che si rendono conto che vogliamo comunicare con loro" spiega la Dottoressa Marisa López-Teijón, Direttrice di Institut Marquès che da anni conduce ricerche all'avanguardia sugli effetti della musica all'inizio della vita. "Che si tratti dunque di una serenata di Mozart o del suono ancestrale del tamburo africano, il potere comunicativo delle melodie è innegabile. La più antica forma di comunicazione prima che verbale era musicale. Suoni, gestualità e danze precedono tutt'oggi le parole".


A cura di:
Chiara Romeo



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