Viaggio intorno all'organo pelle, parte prima: la sua struttura

24 ottobre 2021
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Viaggio intorno all'organo pelle, parte prima: la sua struttura



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Conoscete l'organo più esteso del nostro corpo? E' la pelle che si estende per circa 1,8 metri quadrati, rappresenta il 10 per cento circa del peso totale di ogni individuo e alla pelle competono moltissime funzioni complesse e diversificate e per questo va sempre protetta e curata. Conosciamola più da vicino.

A una prima occhiata la pelle può sembrarvi liscia ma guardandola attentamente o con l'aiuto di una lente d'ingrandimento vedrete che, in realtà, la sua superficie è composta da solchi profondi e sottili che si incontrano e incrociano a formare dei poligoni presenti maggiormente sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi. E a che cosa servono? La funzione di questi solchi è duplice: da un lato favoriscono movimenti che una pelle perfettamente liscia non permetterebbe mentre l'unicità di questi solchi su mani e piedi definiscono l'identità di una persona (ricordate le impronte digitali?).

Cosa fa e come è composta la pelle


La pelle protegge e contiene tutti i processi fisiochimici essenziali della vita oltre ad avere due attività come barriera idrolipidica: da un lato ci salvaguarda dalle aggressioni meccaniche, fisiche e chimiche esterne; dall'altro, grazie alla sua permeabilità, favorisce lo scambio con il mondo esterno e l'organismo, oltre a metterci in contatto con gli altri.
La struttura della pelle è costituita da tre strati sovrapposti che hanno composizioni e funzioni diverse e tutti insieme costituiscono il tessuto cutaneo. Il più superficiale sia chiama epidermide ed è quello in contatto con l'ambiente esterno; quello sottostante e intermedio si chiama derma ed è il costituente strutturale della cute mentre il terzo, chiamato ipoderma, è formato da cellule adipose (il grasso) che fanno da 'cuscinetto' fra la pelle e gli organi sottostanti.

L’epidermide e le sue caratteristiche


Come abbiamo detto lo strato più superficiale della pelle si chiama epidermide o tessuto epiteliale ed è una sorta di rivestimento del nostro corpo che può avere uno spessore variabile dagli 0,5 millimetri delle palpebre ai 4/5 millimetri dei palmi delle mani o delle piante dei piedi. La differenza è dovuta alle funzionalità che deve svolgere che, nel caso della palpebra, è la protezione delicata degli organi sottostanti (l'occhio) mentre i piedi devono sostenere il corpo e avere contatto con il terreno e le mani compiere mille gesti e mille operazioni che mettono sotto sforzo la pelle, tutti i giorni.
Questo diverso spessore influenza anche l'applicazione di qualsiasi sostanza sulla cute, farmaco o prodotto cosmetico che, attraverso l'epidermide penetra attraverso la barriera cutanea in modo inversamente proporzionale allo spessore, con il massimo assorbimento per le aree sottili e minimo in quelle spesse.
L'epidermide poi non è vascolarizzata e per attingere agli elementi necessari ai processi metabolici utilizza il metodo diffusivo dai capillari dermici.

Le cellule epidermiche

Le cellule che costituiscono l'epidermide che sono sovrapposte le une alle altre in un ordine definito funzionale alla loro attività sono di quattro tipi diversi. Vediamole nel dettaglio.

1. Alla base del turnover cellulare ci sono i cheratinociti (che costituiscono circa l'80 per cento dell'epidermide) e sono preposti alla sintesi della cheratina, la proteina responsabile di importanti funzioni della cute. I cheratoniciti hanno una vita 'movimentata' poiché dalla loro riproduzione (che avviene in profondità nell'epidermide cioè nello stato basale) mano a mano risalgono alla superficie (nell'arco di 3-4 settimane) subendo numerose modifiche morfologiche e biochimiche. In questo' viaggio', infatti, perdono una parte del loro contenuto di acqua e si appiattiscono diventando come squame che si staccheranno e cadranno in un vero e proprio fenomeno di desquamazione. Grazie alla cheratina la pelle resiste alle aggressioni ambientali ed è impermeabile alle sostanze che vengono in contatto con la superficie cutanea.

2. I melanociti, come potete immaginare, sono le cellule che sintetizzano la melanina, che dà colore alla pelle ai capelli e agli occhi ed entra in gioco nel fenomeno che tutti conosciamo quando ci esponiamo ai raggi del sole: l'abbronzatura. Queste cellule costituiscono il 13 per cento dell'epidermide e hanno un numero variabile in base alla zona corporea. Il lavoro dei melanociti è quello di produrre melanina e immagazzinarla in forma di pacchetti (i melanosomi) che vengono ceduti gradualmente ai cheratinociti attraverso i dendriti cioè i prolungamenti dei melanociti, simili a tentacoli, con l'obiettivo di insinuarsi nelle cellule dell'epidermide per disporre la melanina in modo uniforme. Questa sintesi è stimolata da un enzima che si chiama tirosinasi è ha il compito di regolare la produzione del pigmento colorato.
Va sottolineato che la diversità di colorazione tra un individuo e l'altro o tra una razza e un'altra non dipende dai melanociti ma da una da una maggiore o minore produzione di melanosomi all'interno della cellula. Inoltre, la diversità di colorazione è dovuta anche alla combinazione di due tipi di melanine, le feomelanine - di colore rosso - prevalenti negli individui con i capelli rossi e le eumelanine - brune - tipiche di chi ha la pelle nera che si combinano differentemente determinando anche la riposta alla luce definendo, in questo modo, il fototipo a cui apparteniamo.

3. Il terzo tipo di cellule dell'epidermide sono le cellule di Langerhans (costituiscono il 2 -4 per cento dell'epidermide) - che prendono il nome dal fisiologo tedesco dell'800 che per primo le descrisse -, dette anche immunocompetenti poiché hanno l'obiettivo di difendere l'organismo e sono situate sopra lo strato basale.

4. Infine, ci sono le cellule di Merkel (costituiscono l'1-2 per cento dell'epidermide) - il cui nome è legato all'anatomista tedesco ottocentesco che ne individuò la fisiologia - e sono più diffuse sui polpastrelli delle mani, sulla mucosa orale, nelle labbra. Al microscopio elettronico mostrano la loro associazione alla fibra nervosa perché servono a trasmettere la sensazione del tatto, della pressione, del calore e del dolore.

A cura di:
Luisella Acquati



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