Un buon sonno per la salute di mente e corpo

02 febbraio 2015
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Un buon sonno per la salute di mente e corpo



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"Chi dorme non piglia pesci", dice il proverbio, ma di certo chi dorme bene e a sufficienza dà una mano al proprio benessere sia psichico che fisico. Questo almeno è quanto emerge da due studi recentemente pubblicati su riviste scientifiche e che dimostrano l'esistenza di un legame tra il buon sonno e il funzionamento cerebrale in età avanzata e tra l'insonnia e il rischio di sviluppare ipertensione.

Il primo studio, condotto da un gruppo di ricercatori statunitensi guidati da Michael Scullin, della Baylor university di Waco, Texas, ha valutato il legame tra il sonno nella mezza età e il buon funzionamento del cervello in età avanzata. «Sappiamo che dormire fa bene alla memoria e alle capacità mentali nei giovani adulti, ma qualità e quantità del sonno cambiano con il passare degli anni» dice l'autore, che poi aggiunge: «Ci siamo chiesti se migliorare il sonno nella mezza età possa ritardare o addirittura eliminare i cambiamenti nelle funzioni cerebrali legati all'invecchiamento».
E per rispondere a questa domanda, Scullin e colleghi hanno analizzato i dati già pubblicati in letteratura sull'argomento, ben 50 anni di ricerche sul sonno, arrivando a scoprire che dormire bene tra i 30 e i 60 anni - intervallo che gli autori definiscono "mezza età" - erano predittori di un miglior funzionamento della mente più in là negli anni.

Come precisano gli autori, i dati emersi dall'analisi pubblicata sulla rivista Perspectives on psychological science non dimostrano che è proprio il sonno a causare il miglioramento delle capacità mentali da anziani, ma dimostrano solo l'esistenza di un'associazione tra i due.
«Anche se il legame tra sonno e memoria si indebolisce con gli anni, non dobbiamo dimenticare che dormire bene significa migliorare anche la salute cardiovascolare e ridurre il numero e la gravità di numerosi disturbi» afferma l'autore che definisce il buon sonno un vero e proprio investimento per la salute.

Arriva dalla Cina uno studio che dimostra invece l'associazione tra tempo impiegato per addormentarsi e pressione sanguigna elevata. Anche in questo caso i ricercatori hanno analizzato persone adulte (di età media pari a 40 anni), includendo nello studio oltre 200 soggetti che soffrivano di insonnia cronica e circa 100 senza problemi di sonno, tutti valutati presso il West China hospital, della Sichuan university a Chengdu in Cina.

«Utilizzando un classico test di sonno/veglia abbiamo valutato se l'insonnia e lo stato di iperattività ad essa legato fossero associati a un maggior rischio di ipertensione» dicono gli autori che ricordano come studi precedenti abbiano già legato la mancanza di sonno con un incremento del rischio di avere una pressione sanguigna sopra la norma.

«Il nostro studio è il primo ad associare il tempo impiegato per prendere sonno con il rischio di ipertensione» continuano i ricercatori. In effetti, i risultati del lavoro pubblicato sulla rivista Hypertension parlano chiaro: il rischio di avere la pressione alta aumenta del 300 per cento nelle persone che impiegano più di 14 minuti ad addormentarsi, e il rischio continua a salire con l'aumentare del tempo trascorso prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

«Il problema di queste persone è che non riescono a rilassarsi» afferma Alexandros Vgontzas, del dipartimento di psichiatria al Pennsylvania state university college of medicine di Hershey, negli Stati Uniti, e coautore del lavoro. «E come se non bastasse i normali rimedi utilizzati per ridurre la stanchezza nelle persone che hanno problemi di sonno - per esempio la caffeina o alcuni farmaci - non funzionano con gli insonni che sono iperattivi» conclude l'esperto.



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