07 novembre 2020
Interviste, #appuntidisalute, Video
Tumori del sangue: una vita tra l’incudine e il martello. Intervista al prof. Sergio Amadori, AIL
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Tempi non facili, questi, per le persone con un tumore del sangue. I pazienti ematologici che contraggono l'infezione rischiano molto, sia per le conseguenze dirette del virus sia per la mortalità, più alta rispetto alla popolazione sana e ad altre categorie di malati.
In questi mesi di grave emergenza sanitaria però i pazienti non sono stati lasciati soli: i 18.000 volontari di AIL hanno sopperito a molte problematiche socio-sanitarie, ad esempio portando i farmaci a casa del paziente, la spesa, provvedendo ai pagamenti di routine e offrendo conforto. Per conoscere l'attuale situazione dei pazienti, Dica33 ha intervistato per Appunti di salute il professor Sergio Amadori, presidente AIL, l'Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma.
Professor Amadori quali iniziative sono state intraprese e qual è stato l'impegno di AIL in questo drammatico periodo?
Da oltre 50 anni AIL è sempre a fianco dei pazienti ematologici e dei loro familiari e non è naturalmente venuta meno a questo impegno fondamentale soprattutto in questi mesi di grave emergenza sanitaria. Tutti i nostri volontari sono stati mobilitati attraverso l'attività delle 81 sezioni provinciali diffuse su tutto il territorio nazionale.
In questa fase emergenziale molte strutture ospedaliere hanno riorganizzato i loro spazi e spesso ridotto il più possibile gli accessi dei pazienti per evitare la creazione di nuovi focolai infettivi. Queste limitazioni valgono soprattutto per i pazienti più fragili e immuno-compromessi che sono quelli più esposti al rischio di contrarre la malattia da COVID-19. I volontari hanno così sopperito a problematiche socio-sanitarie, e non soltanto; in particolare hanno cercato di aiutare i pazienti che per timore del Covid-19, vista la riorganizzazione dei presidi sanitari, hanno visto ridurre o ritardare i controlli, portando i farmaci a casa del paziente, antitumorali in primo luogo e molte altre categorie di farmaci dai comuni antipiretici agli antidolorifici, portando la spesa a domicilio, provvedendo ai pagamenti di routine, dando supporto psicologico attraverso l'ascolto delle richieste e delle ansie. Spesso i pazienti ematologici sono anziani, fragili, con altre malattie associate fragili con altre malattie associate e immuno-compromessi; per queste persone aver avuto la possibilità di seguire le cure a casa è stato fondamentale per garantire la continuità terapeutica.
Grazie all'impegno delle sezioni è stata implementata l'assistenza domiciliare. Sono 42 in Italia le sedi provinciali di AIL che erogano cure domiciliari per adulti e bambini, molte hanno mantenuto attivo il servizio durante l'emergenza, e di queste il 40% ha potenziato il servizio di assistenza domiciliare per rispondere all'esigenza crescente di ambulatori e day hospital. Molte le difficoltà che i nostri volontari, i medici e gli infermieri hanno dovuto affrontare: l'impiego di un numero maggiore di professionisti, l'adeguamento ai nuovi protocolli di sicurezza e non ultimo il reperimento di tutti i dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti, tute...). AIL ha risposto come sempre con forza e coraggio grazie alla potente rete di sostenitori e associati e ai suoi oltre 18.000 volontari che in 50 anni di storia ha saputo riunire attorno a sé e alla sua comunità.
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Mercedes Bradaschia
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In questi mesi di grave emergenza sanitaria però i pazienti non sono stati lasciati soli: i 18.000 volontari di AIL hanno sopperito a molte problematiche socio-sanitarie, ad esempio portando i farmaci a casa del paziente, la spesa, provvedendo ai pagamenti di routine e offrendo conforto. Per conoscere l'attuale situazione dei pazienti, Dica33 ha intervistato per Appunti di salute il professor Sergio Amadori, presidente AIL, l'Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma.
Professor Amadori quali iniziative sono state intraprese e qual è stato l'impegno di AIL in questo drammatico periodo?
Da oltre 50 anni AIL è sempre a fianco dei pazienti ematologici e dei loro familiari e non è naturalmente venuta meno a questo impegno fondamentale soprattutto in questi mesi di grave emergenza sanitaria. Tutti i nostri volontari sono stati mobilitati attraverso l'attività delle 81 sezioni provinciali diffuse su tutto il territorio nazionale.
In questa fase emergenziale molte strutture ospedaliere hanno riorganizzato i loro spazi e spesso ridotto il più possibile gli accessi dei pazienti per evitare la creazione di nuovi focolai infettivi. Queste limitazioni valgono soprattutto per i pazienti più fragili e immuno-compromessi che sono quelli più esposti al rischio di contrarre la malattia da COVID-19. I volontari hanno così sopperito a problematiche socio-sanitarie, e non soltanto; in particolare hanno cercato di aiutare i pazienti che per timore del Covid-19, vista la riorganizzazione dei presidi sanitari, hanno visto ridurre o ritardare i controlli, portando i farmaci a casa del paziente, antitumorali in primo luogo e molte altre categorie di farmaci dai comuni antipiretici agli antidolorifici, portando la spesa a domicilio, provvedendo ai pagamenti di routine, dando supporto psicologico attraverso l'ascolto delle richieste e delle ansie. Spesso i pazienti ematologici sono anziani, fragili, con altre malattie associate fragili con altre malattie associate e immuno-compromessi; per queste persone aver avuto la possibilità di seguire le cure a casa è stato fondamentale per garantire la continuità terapeutica.
Grazie all'impegno delle sezioni è stata implementata l'assistenza domiciliare. Sono 42 in Italia le sedi provinciali di AIL che erogano cure domiciliari per adulti e bambini, molte hanno mantenuto attivo il servizio durante l'emergenza, e di queste il 40% ha potenziato il servizio di assistenza domiciliare per rispondere all'esigenza crescente di ambulatori e day hospital. Molte le difficoltà che i nostri volontari, i medici e gli infermieri hanno dovuto affrontare: l'impiego di un numero maggiore di professionisti, l'adeguamento ai nuovi protocolli di sicurezza e non ultimo il reperimento di tutti i dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti, tute...). AIL ha risposto come sempre con forza e coraggio grazie alla potente rete di sostenitori e associati e ai suoi oltre 18.000 volontari che in 50 anni di storia ha saputo riunire attorno a sé e alla sua comunità.
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