I medici dovrebbero prescrivere buoni stili di vita. Intervista a Silvio Garattini

26 febbraio 2021
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I medici dovrebbero prescrivere buoni stili di vita. Intervista a Silvio Garattini



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Intervista a Silvio Garattini, presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri


«Prevenzione è un termine che troppo spesso è dimenticato, si pensa che con la medicina si possa sempre rimediare a una malattia. Invece è molto più importante puntare sulla prevenzione delle malattie che non doverle curare: insieme all'educazione può evitare il 50% delle malattie croniche e il 70% dei tumori»: lo sottolinea il professor Silvio Garattini, presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, in una video intervista a Doctor33, riprendendo i temi del suo libro in uscita per le edizioni Lswr, dal titolo "Invecchiare bene, la guida pratica per vivere a lungo, felici e in salute".



«È fondamentale agire in modo da minimizzare la possibilità di avere malattie. Il nostro Sistema sanitario è un bene straordinario ma lo dobbiamo rendere sostenibile e fare la nostra parte, cioè avere dei buoni stili di vita - dice il professore, scienziato e fondatore del Mario Negri -. Il costo delle cronicità assorbe il 70% del fondo sanitario nazionale: certo, oggi in Italia l'età media di vita è di 81 anni per il maschio e 85 anni per la femminina, siamo tra i popoli più longevi ma se consideriamo la reale durata della vita sana perdiamo dagli 8 ai 10 anni. Le malattie croniche emergono con scorretti stili di vita».

Tra i fattori che influiscono di più sulla su qualità di vita c'è il fumo, come ricorda Garattini: «Siamo una popolazione che ha una delle percentuali più alte di fumatori: si parla del 27% dei maschi fumatori e del 19% delle femmine; smettere di fumare ridurrebbe il numero dei morti in un anno così come l'inquinamento. Da una indagine che abbiamo svolto di recente, c'è poca sensibilità su questo fronte anche da parte dei medici. Solo 25% dei medici chiede a un paziente se è fumatore».
Tra gli altri fattori che contribuiscono a peggiorare le condizioni di salute ci sono alcool, droghe, ma anche l'obesità, altro fattore di rischio, a esempio per il diabete di tipo 2 e il tumore alla mammella. «La nutrizione, per tutti, dovrebbe essere varia, non abbiamo bisogno di integratori alimentari. Dobbiamo variare l'alimentazione anche per evitare problemi di inquinamento, e poi, porre attenzione alle calorie», dice Garattini - Dopo il periodo di Covid ci possiamo aspettare che non diminuiscano le malattie croniche. Sono infatti aumentati i consumi di cibo. Sono peggiorati molti aspetti che si amplificano in una situazione di clausura, quindi è chiaro che molte delle cattive abitudini tendono ad aumentare».

Strettamente connesso al peso è certamente l'esercizio fisico e, per tutti, ma soprattutto per gli anziani, mantenere vive le relazioni, ma anche rispettare i ritmi del sonno. La condizione socioeconomica incide sulla morbilità e sulla capacità di informarsi correttamente sugli stili di vita da tenere e sulla prevenzione. «Abbiamo 1milione e 300mila famiglie in stato di povertà e questo corrisponde a quasi cinque milioni di persone - precisa Garattini, sottolineando l'importanza dell'educazione su questi temi di salute -. La cultura riveste una grande importanza perché chi vive in una condizione di povertà socioeconomica non conosce quello che può fare bene e cosa può fare male, compra cibi conservati, in scatola e rischia di non mangiare correttamente».

Per questo il farmacologo ricorda che la situazione attuale «richiede un cambiamento culturale: siamo troppo abituati all'idea che se succede qualcosa lo possiamo curarci con i farmaci. Dovremmo arrivare a far sì che i medici non prescrivano farmaci, ma di buoni stili di vita. Questo tipo di prescrizione, se fatta dal medico, ha un peso importante; il medico dovrebbe quindi controllare che la prescrizione venga rispettata. Anche la cultura universitaria in medicina non è orientata alla prevenzione, ma soltanto alla conoscenza delle patologie e alla terapia. Per questo, spesso, i medici non sono un buon esempio». Anche l'impegno istituzionale è importante, «a partire dalla scuola», conclude l'esperto.

Fonte: Doctor33



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