Mastandrea (Incyte): verso nuovi farmaci e medicina di precisione
Tumori rari: ricerca e nuove terapie disponibili
I tumori rari sono un gruppo di malattie oncologiche per le quali la ricerca va avanti per trovare nuove opzioni terapeutiche e per dare risposte ai bisogni dei pazienti. Nell'ambito delle nuove terapie disponibili abbiamo intervistato Onofrio Mastandrea, general manager dell'azienda biofarmaceutica Incyte, che ha raccontato a Dica33.it lo stato dell'arte della ricerca farmacologica in questo campo. Incyte è un'azienda biofarmaceutica globale con sede a Wilmington, nel Delaware (USA), che in Europa impiega circa 400 persone. È focalizzata sull'individuazione di soluzioni in grado di far fronte a forti esigenze mediche non soddisfatte attraverso la scoperta, lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti farmaceutici esclusivi. La ricerca clinica di Incyte viene condotta secondo i più alti standard scientifici ed etici, e lo sforzo dell'azienda è di implementare programmi e iniziative atte a supportare i pazienti durante i loro percorsi terapeutici e a rimuovere le barriere all'accesso ai farmaci.
Dott. Mastandrea, perché è importate la ricerca nel campo dei tumori rari?
I tumori rari sono una famiglia molto eterogenea di patologie, e rappresentano un'area in cui i clinici lamentano ancora molti bisogni insoddisfatti. La rarità è definita dal numero di pazienti che soffrono di una determinata malattia: l'Unione Europea per queste patologie ha fissato una soglia pari allo 0,05% (cioè una prevalenza inferiore ai 5 casi su 10.000 persone). La ricerca nel campo dei tumori rari ha un ruolo estremamente strategico, dal momento che consente lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche. L'impegno di Incyte in questo campo è massimo, considerando che siamo impegnati nella ricerca di farmaci definiti first-in- class (unici nel loro genere) e best-in-class (migliori nel loro genere) per patologie per le quale c'è ancora tanto bisogno clinico insoddisfatto. Questo approccio consente di dare risposte concrete ai pazienti e alla comunità scientifica, in linea con il motto aziendale 'solve on' che significa essere focalizzati sulla risoluzione di problemi, attraverso la generazione di partnership valoriali con tutti gli attori del settore, pazienti, medici e istituzioni al fine di trovare soluzioni a problemi per i quali ancora non c'è risposta.
Due farmaci che costituiscono un'importante opportunità terapeutica sono stati recentemente approvati: ce ne può parlare?
Quest'anno, il 2021, è stato un anno importante con due approvazioni di farmaci da parte di EMA. Il primo è pemigatinib, farmaco approvato per il trattamento dei pazienti adulti con colangiocarcinoma localmente avanzato o metastatico con fusioni o riarrangiamenti del recettore 2 del fattore di crescita dei fibroblasti (FGFR2) e con progressione di malattia dopo almeno una precedente linea di terapia sistemica. Il colangiocarcinoma è un tumore raro che si forma nei dotti biliari. In Europa si stimano tra i 6mila e gli 8mila pazienti con colangiocarcinoma, di cui il 10-16% ha alterazioni genetiche quali fusioni o riarrangiamenti del recettore 2 del fattore di crescita dei fibroblasti (FGFR2). In Italia ci sono circa 60 persone che convivono con questa patologia.
Il secondo farmaco è tafasitamab, farmaco approvato in combinazione con lenalidomide - seguito da tafasitamab in monoterapia - per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario non idonei al trapianto autologo di cellule staminali. È un anticorpo monoclonale citolitico umanizzato ingegnerizzato nella frazione Fc e diretto contro l'antigene CD19. Il linfoma diffuso a grandi cellule B è il tipo più comune di linfoma non Hodgkin tra gli adulti a livello globale, comprendendo il 40% di tutti i casi. È caratterizzato da masse di cellule B maligne in rapida crescita nei linfonodi, nella milza, nel fegato, nel midollo osseo o in altri organi. È una malattia aggressiva, con circa un paziente su tre che non risponde alla terapia iniziale o che successivamente sperimenta recidiva. In Europa, ogni anno circa 16.000 pazienti ricevono una diagnosi di DLBCL recidivante o refrattario.
Il dossier per questi farmaci è in fase di approvazione da parte di AIFA, con la quale stiamo collaborando affinché i farmaci vengano messi a disposizione della comunità scientifica e dei pazienti.
Questi due farmaci sono definiti come target therapy: che cosa significa e perché è importante fare ricerca e sviluppo verso queste nuove terapie?
I due farmaci, sebbene appartengano a due classi diverse perché hanno meccanismi d'azione differenti, sono considerate due esempi di target therapy, cioè di medicina di precisione. Il pemigatinib è un inibitore della tirosina kinasi, il tafasitamab è un anticorpo monoclonale umanizzato e ingegnerizzato. Rispetto ad altri tipi di terapia, sono effettivamente rilevanti, perché sono farmaci che vanno a colpire un target preciso della patologia. Riescono quindi a bloccare lo specifico target, che costituisce il motore della malattia stessa, bloccandone lo sviluppo e la degenerazione. La ricerca in questo campo è importante perché queste terapie permettono di fare medicina di precisione, in grado di non danneggiare cellule sane. Inoltre consentono una personalizzazione dell'approccio al trattamento di una patologia, sulla base del driver della malattia, ma anche del paziente con le sue caratteristiche e le sue co-morbidità.
Ci sono altre terapie su cui state lavorando e che saranno disponibili in un prossimo futuro?
Attualmente abbiamo in atto, in Italia, 40 trial clinici Incyte per lo studio e lo sviluppo di 12 prodotti della nostra pipeline. In particolare, il 25% di questi studi sono in fase I.
L'impegno di Incyte in Italia è testimoniato dal coinvolgimento di oltre 380 centri di ricerca coinvolti nello sviluppo dei nostri farmaci. Nello stesso tempo, lo sviluppo clinico dei prodotti della nostra pipeline ci consente di dare accesso precoce a terapie innovative ad oltre 300 pazienti in Italia.
Per questo, Incyte nel 2019 e nel 2020 si è classificata nella top ten delle aziende che investono di più in Italia in nuovi trial clinici, come emerge dal Rapporto Nazionale AIFA sulla sperimentazione clinica.
Ad oggi il nostro impegno è in area oncologica, ematologica e autoimmunità e infiammazione. In particolare, quest'ultima area vede proprio in questi giorni alcune novità rilevanti, come la validazione da parte di EMA della sottomissione per l'autorizzazione all'immissione in commercio in Europa di ruxolitinib crema per il trattamento della vitiligine.
Ci sono altre iniziative di cui volete parlare?
Siamo impegnati nella ricerca di nuovi farmaci, ma anche in progetti che possono sviluppare la cultura della medicina di precisione. In particolare, stiamo supportando il Progetto Genoma, per fornire alla comunità scientifica nazionale la possibilità di studiare meglio i pazienti con leucemia mieloide cronica o leucemia linfoblastica acuta, da un punto di vista genetico.
Grazie a questo progetto, il medico può profilare le mutazioni dei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica e leucemia linfoblastica acuta ed impostare un trattamento con una terapia personalizzata e a misura del singolo paziente. Questo progetto coinvolge oltre 80 ospedali in Italia e va esattamente nella direzione della medicina di precisione.
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