La celiachia si cura a tavola

20 novembre 2009
Aggiornamenti e focus

La celiachia si cura a tavola



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Non che la celiachia non sia sempre esistita, ma di certo il miglioramento delle tecniche di diagnosi ha portato alla luce una malattia che, per quanto ancora considerata rara, inizia a interessare una significativa parte della popolazione. E, nonostante questo, le stime reali indicano ancora una distanza notevole tra il numero dei casi accertati e il dato sommerso. In Italia si calcola che, ogni anno, ci siano 5.000 nuove diagnosi e 3.800 nuovi casi pediatrici. E per queste persone la vita cambia all'istante, soprattutto a tavola, perchè è lì che si effettua l'unica terapia per ora possibile e soprattutto perché è con la terapia alimentare che è possibile controllare i sintomi.


Dal momento che la celiachia è un intolleranza permanente del sistema immunitario al glutine, componente proteica presenti in molti cereali, questi alimenti e i loro derivati vanno eliminati dalla normale dieta. Su questo fronte le istituzioni e le industrie alimentari hanno dato una risposta importante. Nel 2005 sono state pubblicate, in Gazzetta Ufficiale (G. U. 7 luglio 2005, n. 156), le norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia, che definiscono anche le quote di rimborso per l'acquisto di prodotti senza glutine. Nella stessa legge sono indicati i riferimenti per l'etichettatura dei prodotti dietetici in base alla quota di glutine presente in parti-per-milione (ppm) con due soglie nette: sotto i 20ppm e sopra i 100ppm. La prima identifica i "senza glutine" la seconda esclude che il prodotto dietetico possa essere consumato da un soggetto celiaco. Con i valori intermedi si indica un "contenuto di glutine molto basso" riconosciuti come idonei alle persone intolleranti al glutine. Il simbolo di una spiga barrata identifica facilmente e a livello internazionale alimenti di libero accesso. Molte difficoltà, il celiaco le incontra andando a mangiare fuori casa, e solo la sensibilità dei gestori va incontro alle loro esigenze, anche le stesse aziende alimentari che hanno sviluppato metodi e tecnologie per creare per esempio postazioni per la preparazione di pizze glutin-free, cotte in forni e con strumenti separati.

La ricerca farmacologica di fronte a una patologia, per quanto sotto controllo con l'alimentazione, ma senza cura, non si accontenta di soluzioni non risolutive, motivo per cui centri specialistici hanno proseguito indagini che hanno portato a scoprire i meccanismi chiave della malattia. Il filone di ricerche avviato del Centro di Ricerca sulla Celiachia e Biologia Mucosale dell'Università del Maryland a Baltimora, negli Stati Uniti, ha portato a scoprire che una proteina, chiamata zonulina, che a livello della mucosa regola la permeabilità intestinale, nei celiachi è espressa in eccesso nella fase acuta della malattia. Quattro anni fa il gruppo di studio guidato da Alberto Fasano ha identificato una molecola in grado di inibire, in modo reversibile, la zonulina, bloccando l'aumento della permeabilità intestinale. Trattandosi di un'azione momentanea, il farmaco che ha appena concluso la fase II della sperimentazione clinica, non può essere considerato una cura ma "previene i sintomi associati al consumo di cibi contenenti glutine, in quantità equivalenti a un piatto di pasta abbondante al giorno: solo il 14% dei celiaci che l'hanno assunto ha sviluppato i sintomi, contro il 75% di quelli trattati con placebo", dicono gli stessi ricercatori. Perché il farmaco entri in commercio serviranno ancora un paio di anni, nel frattempo l'alimentazione resta l'unica dimensione in cui il celiaco può trovare la soluzione per vivere una vita normale.

Simona Zazzetta

Comunicato stampa AIC



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