La scienza premia il Grana Padano: abbassa la pressione

07 ottobre 2016
Aggiornamenti e focus

La scienza premia il Grana Padano: abbassa la pressione



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La Società internazionale di ipertensione, International society of hypertension, Ish, riunitasi a Seul (Corea del Sud) lo scorso 29 settembre ha conferito il premio "Gold Award per il miglior studio clinico" alla ricerca italiana sulla riduzione della pressione arteriosa nei soggetti affetti da ipertensione che inseriscono regolarmente nella lorodieta Grana Padano Dop.

La premiazione si è svolta durante il congresso dell'Ish, il più importante evento internazionale nel campo dell'ipertensione arteriosa che si svolge biannualmente con i suoi 5mila delegati; e la ricerca italiana è stata selezionata tra una rosa di circa 2mila studi.

Lo studio, denominato Antyhypertensive effect of milk derivative tripeptides, randomized, placebo-controlled, double blind study on the effect of Grana Padano d.o.p. in hypertensive patients, pubblicato su Jash, Journal of the American Society of Hypertension è stato realizzato dall'Unità operativa di Ipertensione dell'Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, guidata da Giuseppe Crippa, e dall'Istituto di Scienze degli alimenti della nutrizione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

I ricercatori italiani hanno condotto uno studio clinico controllato con placebo in pazienti ipertesi, con lo stesso protocollo che si usa per testare l'efficacia dei farmaci (procedura rarissima per gli alimenti), metodologia che dà risultati altamente attendibili e riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale.

Lo studio è stato realizzato inserendo nella dieta giornaliera di 30 pazienti (da 45 a oltre 65 anni, 13 femmine e 17 maschi) 30 grammi al giorno di Grana Padano Dop stagionato 12 mesi in quanto particolarmente ricco di tripeptidi che hanno proprietà Ace-inibitori. Gli stessi pazienti, in ordine casuale, hanno assunto un placebo inattivo, cioè privo di tripeptidi.

Alcuni di questi peptidi (denominati Ipp e Vpp) hanno un importante effetto biologico in quanto sono in grado d'inibire l'attività di un enzima (enzima di conversione dell'angiotensina o Ace). Questo enzima è cruciale nella cura dell'ipertensione e i farmaci più diffusi per il suo trattamento agiscono proprio attraverso questo meccanismo (Ace-Inibitori come il ramipril, l'enalapril ecc).

«Queste molecole raggiungono la massima concentrazione nel Grana Padano stagionato 12 mesi, quello che troviamo a disposizione sul mercato e che noi abbiamo somministrato ai pazienti che non erano riusciti a stabilizzare la loro pressione arteriosa nei 3 mesi precedenti» afferma Crippa. «Al momento dell'inizio della ricerca in tutti i pazienti la pressione era maggiore 140 mmHg per la sistolica e/o maggiore di 90 per la diastolica. Dopo due mesi di trattamento con Grana Padano i livelli pressori si sono ridotti in modo significativo (- 6 mmHg per la pressione sistolica e - 5 mmHg per la pressione diastolica) e, nella maggior parte dei pazienti, la pressione si è normalizzata» puntualizza il ricercatore.

«Nei pazienti che hanno partecipato allo studio non si è osservata alcuna modificazione dei valori di colesterolo totale e Hdl, trigliceridi, glicemia, sodiemia e potassiemia, e cosa sempre interessante non si è modificato il Bmi (l'Indice di massa corporea), cioè non sono ingrassati» dichiara Crippa.

«Penso che i giudici abbiano preferito questo studio per almeno due caratteristiche» conclude il ricercatore, «prima di tutto per l'applicabilità dei risultati nella pratica clinica quotidiana visto che l'integrazione dietetica con 30 grammi di grana Padano è di semplice esecuzione essendo un cibo di facile reperibilità. Inoltre, il metodo di valutazione degli effetti antiipertensivi è stato particolarmente accurato. La pressione arteriosa è stata misurata con misurazione convenzionale, ma anche con misurazione automatica ripetuta (Aobp) e con monitoraggio pressorio di 24 ore (Abpm). Il giudizio sull'efficacia del trattamento si basa quindi su oltre 350 misure pressorie per ogni paziente valutato nello studio».



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