Malati di benessere

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Malati di benessere



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Meglio nota come "sindrome dell'intestino irritabile" (SII), il colon irritabile è un disturbo molto diffuso, soprattutto nelle donne (con un rapporto di 3:1 rispetto agli uomini).
Rispetto a 15 anni fa, oggi le persone che soffrono di questo disturbo sono più del doppio; si stima, infatti, che oltre 1/3 della popolazione lamenti sintomi da colon irritabile almeno una volta nella vita. Responsabile il variare dell'alimentazione (oggi più grassa e abbondante), la vita sedentaria e lo stress: tipici aspetti della società "del benessere".
Ma in questo caso certo di benessere non si tratta: la SII, infatti, causa non pochi sintomi dolorosi e spiacevoli imbarazzi. Nel dettaglio...

I sintomi


Senso di fastidio addominale, frequenza variabile dell'attività intestinale e alterazione nella consistenza delle feci: questi i principali segni che possono portare alla diagnosi di SII. I disturbi addominali, in particolare, possono riguardare: meteorismo (aria nell'intestino), flatulenza e tensione addominale, molto spesso associati a nausea, cefalea, depressione, ansia, senso di stanchezza e/o difficoltà a concentrarsi. In base ai sintomi avvertiti, esistono due tipi di sindrome: quella "colon spastico" e quella "da diarrea non dolorosa". La prima è una forma di colite in cui i movimenti intestinali sono molto variabili; la maggior parte dei pazienti avverte un forte dolore (tipo colica) in corrispondenza di una o più aree del colon, associato a stitichezza o a periodi di forte diarrea (in alcuni pazienti si alternano entrambi gli eventi). Molto spesso è presente anche la fuoriuscita di muco dal retto, associato ad una sensazione di evacuazione incompleta dopo la defecazione. La maggior parte dei pazienti affetti da colon spastico lamenta un dolore colico occasionale, ma possono anche esserci casi di dolore cronico al basso ventre. Il dolore, in genere, si risolve con l'evacuazione e viene innescato dall'ingestione di cibo (anche se non c'è un alimento in particolare implicato nella sindrome). Il tipo di colon irritabile "da diarrea non dolorosa", invece, presenta sintomi da diarrea urgente, che si verifica durante o appena dopo i pasti. A volte può presentarsi anche incontinenza e, raramente, diarrea notturna.

Le cause


Ad oggi non sono ancora stati chiariti i fattori che possono provocare la sindrome del colon irritabile. Dai risultati di molte ricerche scientifiche, però, sembra ormai certa una correlazione diretta tra la malattia e le situazioni di stress psicologico, di ansia e di agitazione. Al riguardo, infatti, un recente studio della Divisione di epatologia e gastroenterologia dell'Università di Berlino, ha evidenziato come lo stress possa alterare la motilità del tratto gastro-intestinale e, in particolare, del colon. Secondo le indagini dell'équipe di studio, la regolazione dei movimenti dell'alto e basso intestino dipenderebbero, tra le altre cose, dal CRF (Corticotropin-Releasing Factor), fattore che svolge un significativo ruolo di mediazione del sistema nervoso centrale; tramite l'attivazione dei suoi recettori, infatti, il CRF regola le funzioni intestinali, inibendo lo stress a carico della parte alta dell'intestino e stimolando la parte bassa dell'intestino (colon). In particolare, il recettore CRF-2 interviene nell'inibizione dello svuotamento gastrico, mentre il recettore CRF-1 è coinvolto nella reazione allo stress e all'ansia. Nelle situazioni di stress, però, anche un aumento di serotonina endogena (di norma liberata marginalmente in risposta a situazioni di intenso sforzo e stress) sembra poter stimolare il CRF, incoraggiando così la motilità intestinale più del dovuto. Dalla ricerca, quindi, sembra evidente che lo stress (sia per l'aumento di serotonina, sia per le alterazioni del fattore CRF) possa influenzare notevolmente le motilità dell'apparato intestinale, dando origine a svariati disturbi e, nella maggior parte dei casi, proprio alla sindrome del colon irritabile.

La diagnosi

Come per la maggior parte delle malattie i cui sintomi possono essere molto diversi da persona a persona, anche nella SII la diagnosi non è sempre facile; gli stessi sintomi, infatti, potrebbero essere causati da altre malattie, quali il Morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la diverticolite o il malassorbimento. In caso di presenza dei sintomi sopra descritti, comunque, il primo passo da fare è uguale per tutti: recarsi da uno specialista (gastroenterologo). In seguito, potranno essere prescritti un esame delle feci (per accertare l'eventuale presenza di sangue, parassiti o batteri), un esame del sangue (per effettuare il dosaggio degli ormoni tiroidei), una rettosigmoscopia (per visionare soprattutto l'ultimo tratto del colon), una Rx clisma opaco a doppio contrasto e la prova di tolleranza al lattosio (per escludere un particolare difetto enzimatico, che impedisce la corretta digestione del latte e dei suoi derivati).

La terapia

Il trattamento è principalmente rivolto alla cura dei sintomi. Può avvalersi di tre approcci differenti, in cui nessuno esclude l'altro: l'educazione del paziente, l'impiego di farmaci e la dieta.
Educazione del paziente: per affrontare una corretta linea terapeutica personalizzata, infatti, sia il medico sia il paziente devono essere certi dell'assenza di una qualche malattia organica. Il medico da parte sua deve spiegare in modo esauriente al paziente la natura della condizione di base e deve dimostrare in modo convincente che non è presente alcuna affezione organica. Il paziente, invece, deve aprirsi completamente, esprimendo le proprie abitudini alimentari, le sensazioni di stress durante la giornata, lo stile di vita,... Da qui, l'importanza di un rapporto di fiducia tra medico e paziente.

Farmaci: nella terapia della SII il medico può avvalersi di antispastici, di antidiarroici o di agenti che aumentano la massa fecale. La risposta ai prodotti, in genere, è buona, ma l'uso di questi farmaci non può essere protratto troppo a lungo. Un abuso di lassativi, infatti, al momento può alleviare un periodo di stitichezza ostinata, ma alla lunga può dare assuefazione, causando l'effetto contrario (stitichezza, con aggravamento dei sintomi). In alcuni casi, visto il ruolo dello stress nell'insorgenza della malattia, può essere d'aiuto anche l'ausilio momentaneo di blandi sedativi.

Dieta:
in genere, i pazienti con irritazione cronica al colon dovrebbero seguire una dieta normale. In alcuni casi, però, sarebbe meglio evitare l'assunzione di alcuni cibi. Nei pazienti con distensione addominale e un aumento della flatulenza, ad esempio, andrebbe evitata l'ingestione di cavoli, fagioli, ceci e altri alimenti con elevate quantità di carboidrati fermentabili. Per la flatulenza andrebbe evitata soprattutto l'eccessiva assunzione di succo di mele, di succo d'uva, di banane, di noci e di uva passa. I soggetti con dolore addominale postprandiale (che insorge subito dopo il pasto), invece, dovrebbero seguire una dieta a basso contenuto di grassi e con un maggior apporto proteico. Infine, i soggetti intolleranti al lattosio dovrebbero naturalmente ridurre l'assunzione di latte e di prodotti caseari.

La parola ai ricercatori

Può colpire anche l'utero
Dismenorrea (mestruazioni dolorose) e sindrome del colon irritabile: due patologie molto diverse, ma forse collegate tra loro. E' quanto emerge da uno studio statunitense condotto da MM Heitkemper e dalla sua équipe. In particolare, gli studiosi hanno osservato una maggiore prevalenza di dolori addominali, nausea e diarrea durante il periodo mestruale nelle pazienti affette da sindrome del colon irritabile, rispetto alle ragazze che non ne soffrono, pur non essendo state registrate significative difformità a livello ormonale tra il gruppo delle donne con dismenorrea e quello delle donne prive di dolori mestruali.

Heitkemper MM; Pattern of gastrointestinal and somatic symptoms across the mestrual cycle; Gastroenterology 1992;102:505.

A conferma di questa ipotesi è anche l'esito di un'altra indagine, svolta da alcuni ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimore (Maryland). La ricerca è stata condotta su 383 donne tra i 20 e i 40 anni d'età, alle quali è stata misurata nel primo giorno di mestruazione la concentrazione di prostaglandine, sostanze che agiscono su numerose funzioni dell'organismo (come la contrazione della muscolatura liscia e la secrezione gastrica), che, se presenti in quantità eccessive, sembrano poter causare le contrazioni spastiche e dolorose, tipiche di chi soffre di dolori mestruali. La diagnosi di dismenorrea è stata posta nel 20% circa del campione, che presentava anche un'elevata produzione di prostaglandine. Dalle risposte delle donne è emerso che oltre il 61% di quelle con dismenorrea soffriva anche di disordini funzionali dell'intestino, contro il 20% del gruppo di controllo.

Crowell MD; Functional bowel disorders in women with dysmenorrhea. American Journal of Gastroenterology 1994;89(11):1973-1977

L'origine del gonfiore
La maggior parte dei pazienti affetti dalla sindrome del colon irritabile avverte un fastidioso gonfiore addominale. La causa, secondo le ipotesi sollevate sino ad oggi, sarebbe l'aumentata produzione, ritenzione o percezione del gas contenuto nelle viscere intestinali. Secondo un recente studio del CURE/Digestive Disease Research Center della University of California, la causa più diffusa del gonfiore addominale risiederebbe, invece, in un aumento del riflesso visceromotore, che si riflette direttamente sulle pareti addominali, le quali risultano più rilassate e visibilmente tese. Lo studio ha coinvolto 714 pazienti affetti da SII (Sindrome dell'Intestino Irritabile), classificati in due gruppi: quelli che avvertivano solo il gonfiore addominale (gruppo B) e quelli che avvertivano gonfiore e distensione addominale (gruppo B+D), selezionati in base alle risposte di un questionario sui sintomi intestinali. A terminare lo studio sono stati in 542 (76% del totale), di cui: 132 pazienti del gruppo B e 410 pazienti del gruppo B+D. In entrambi i gruppi, la sensazione di gonfiore addominale peggiorava quando a peggiorare erano anche gli altri sintomi della SII. In particolare, nella maggior parte dei pazienti di entrambi i gruppi il gonfiore addominale si scatenava principalmente in concomitanza al peggiorare dei sintomi più seri (come la diarrea o la stipsi) e meno durante l'assunzione di cibo. In definitiva, i ricercatori credono che il senso di gonfiore addominale nei pazienti con SII non dipenda solo da una soggettiva aumentata sensibilità intestinale, ma anche da una più diffusa alterazione della capacità di contrazione dei muscoli delle pareti enteriche.

Am J Gastroenterol 2001 Dec;96(12):3341-3347

Curare anche la mente!
I medici che hanno in cura i pazienti affetti dalla sindrome del colon irritabile spesso non hanno vita facile. Questo a causa dei numerosi disturbi che possono essere associati alla malattia, come l'ansia e la depressione. Sono molte, infatti, le ricerche che dimostrano una maggior probabilità di successo quando, alla normale terapia del colon irritato, si aggiunge anche una mirata psicoterapia, al fine di ridurre quei disturbi psicologici, che abbiamo visto essere possibili cause di insorgenza della patologia stessa. Tra i vari approcci psicologici, può essere utile l'ipnoterapia, la psicoanalisi, la terapia cognitivo comportamentale. Prima di iniziare una terapia da SII, quindi, è bene valutare l'esigenza di una terapia multidisciplinare, che coinvolga anche la psiche del paziente.

Acta Gastroenterol Latinoam 2001 Oct;31(4):339-50

Annapaola Medina



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