Mamme, meglio il cerotto di una sigaretta

29 aprile 2004
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Mamme, meglio il cerotto di una sigaretta



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Se la buona volontà fallisce contro il gusto di accendersi una bionda, non rimane che affidarsi ai farmaci. Ce ne sono molti, più o meno specifici per risolvere il problema. Il più mirato di questi è la terapia sostitutiva, nata proprio per fornire l'apporto di nicotina che non viene più assunta attraverso la sigaretta, la pipa o il sigaro. Infatti è bene ricordare che non è tanto la nicotina in sé a essere pericolosa, quanto il fatto che fumando si aspirano i prodotti della combustione del tabacco (e della carta). In questa categoria rientrano le gomme da masticare alla nicotina, i cerotti (che cedono la sostanza attraverso la pelle), le pastiglie da far sciogliere sotto la lingua e gli spray (non tutte queste formulazioni sono in commercio in Italia). In effetti i molti studi finora condotti indicano che l'uso dei preparati alla nicotina aumenta la percentuale di successo fino a due volte. Va precisato, però, che nella quasi totalità degli studi gomme e cerotti sono stati impiegati assieme ad altri interventi, per esempio il supporto psicologico.

Battere sul tempo


Per rendere l'emancipazione dal fumo meno "dolorosa", la strategia è quella di eliminare la parte dannosa del vizio lasciando all'aspirante ex-fumatore i piaceri della nicotina.
La terapia sostitutiva, infatti, agisce stimolando i recettori nicotinici, cioè sensibili alla nicotina, che si trovano in un'area del mesencefalo. In questo modo, attiva la produzione di dopamina a livello della corteccia frontale assicurando la sensazione di piacere e benessere. In realtà, il sistema non elimina completamente i sintomi di astinenza, in quanto nessuno dei metodi disponibili è in grado di riprodurre la rapidità con cui i livelli di nicotina nel sangue arterioso aumentano quando il fumo di sigarette viene inalato. Ciò accade perché tutti questi prodotti agiscono mediante l'assorbimento venoso e prima di arrivare al flusso arterioso impiega alcuni minuti, con gli spray nasali, gomme, inalatori, o anche ore con i cerotti transdermici, contro i pochi secondi sufficienti con le sigarette.

Il male minore


Se il fumatore accanito può tranquillamente adottare questa strategia per smettere di fumare, non si può dire che lo possa fare con altrettanta leggerezza una donna incinta fumatrice.
E' uno di quei tanti casi in cui il bilancio rischi-benefici deve essere valutato caso per caso, con un presupposto indiscutibile: in ogni caso fumare fa male al nascituro. Tuttavia, non è ancora chiaro se questa opzione terapeutica sia efficace nelle donne in gravidanza, in quanto in studi contro placebo, su piccoli campioni, non sembrava ci fossero grosse differenze tra i due gruppi in osservazione. Tuttavia i bambini nati da donne in trattamento avevano un peso alla nascita superiore rispetto al gruppo placebo, osservazione importante che indica che non è la nicotina che limita la crescita intrauterina. C'è però un aspetto critico: la nicotina in gravidanza viene metabolizzata più rapidamente (il 60% in più). Nelle fumatrici significa la necessità di fumare di più, mentre quelle che vogliono smettere potrebbero aver bisogno di dosaggi sostitutivi più alti. Viene da chiedersi se e quali sarebbero i danni per il nascituro. A questo proposito, è stato osservato che i cambiamenti nella madre (aumento della pressione e del battito cardiaco) e altri effetti minori nel battito cardiaco fetale sono legati al dosaggio di nicotina ma in ogni caso meno pronunciati di quelli provocati dal fumo.

La prudenza non fa mai male

In definitiva, non ci sono delle linee guida chiare sull'uso della terapia sostituiva della nicotina in gravidanza, quelle inglesi e anglosassoni richiamano la necessità di rivolgersi al medico e di prestare una considerazione speciale prima di intraprenderla. Per garantire una maggior efficacia del trattamento è sempre il caso di ricorrere al sostegno Ma per quanto la scelta sia difficoltosa, la nicotina sostitutiva rimane pur sempre più sicura del fumo anche in gravidanza, e gli eventuali danni provocati dovranno sempre essere confrontati con quelli che si sarebbero avuti continuando a fumare.

Simona Zazzetta



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