La buona gravidanza arriva in corsa

15 marzo 2006
Aggiornamenti e focus

La buona gravidanza arriva in corsa



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Molto si parla, giustamente, del diabete che, però, non è un'entità unica, ma conosce diverse forme. Quella probabilmente meno discussa è il diabete gravidico o gestazionale, cioè quello che si presenta nelle donne in gravidanza. Come nel caso del tipo 2 è chiaro che c'è una base genetica sottostante, ma con un peso importante se non determinante degli aspetti comportamentali. Eppure, per quanto riguarda il diabete gestazionale sono pochi gli studi che hanno valutato quali fattori di rischio fossero modificabili con vantaggio. Un errore, commentano gli autori di una grande ricerca statunitense, visto che la malattia ha importanti conseguenze non solo per la madre ma anche per il concepito.

Esercizio vigoroso, passo spedito


Lo studio in questione ha affrontato l'aspetto dell'esercizio fisico. Forti di un gran numero di donne coinvolte nel Nurses Health Study II, i ricercatori hanno isolato poco meno di 22000 partecipanti che avevano portato a termine una gravidanza singola tra il 1990 e il 1998. In questo campione sono stati diagnosticati oltre 1400 casi di diabete gestazionale. A questo punto, sono stati messi a confronto i livelli di attività fisica tenuti dalle donne nel periodo precedente la gravidanza, un dato facilmente ottenibile perché nel corso dello studio principale, le partecipanti sostenevano controlli periodici e dovevano compilare questionari su diversi aspetti, questo compreso. Si è trattato quindi di uno studio prospettico, non di un'indagine a posteriori. Ma ovviamente non si è badato soltanto all'esercizio: sono stati considerati anche l'indice di massa corporea, e alcuni aspetti dello stile di vita, per esempio il numero di ore settimanali passate davanti alla televisione. L'esercizio, in ogni caso, veniva definito vigoroso se comportava un dispendio di energia pari almeno a 6 volte quello del metabolismo a riposo, consumo che si ottiene facendo corsa, tennis, nuoto e simili. Il dato richiesto era il numero di ore dedicate a queste attività. L'altro aspetto considerato era il tempo trascorso camminando, completo di definizione del passo tenuto: lento (meno di 3,2 km/h), normale (da 3,2 a 4,5 km/h), spedito (da 4,8 a 6), molto spedito (più di 6 km/h).

Un antidoto alla troppa tv


I risultati sono stati abbastanza chiari. Le donne che riportavano di compiere la maggior quantità di attività fisica vigorosa presentavano un rischio di diabete gestazionale inferiore del 23% rispetto a quelle che ne praticavano meno. Nel caso del camminare spedite, stesso discorso: chi si trovava più spesso a marciare di buon passo (4,5 km/h in su), vedeva ridursi il rischio del 34% rispetto a quelle che lo facevano meno spesso. Il vantaggio si manteneva anche considerando altri fattori come obesità e tipo di dieta. Vale a dire che se anche una donna era sovrappeso, ma si manteneva discretamente attiva, vedeva ridursi il rischio rispetto alle donne con la stessa caratteristica ma meno "mobili". Anche lo stile di vita sedentario può essere compensato a questo modo: guardare la televisione per almeno 20 ore la settimana, infatti, si associava a una maggiore esposizione al diabete gestazionale, che raddoppiava in coloro che, oltre a stare tanto tempo davanti al teleschermo, non facevano attività vigorosa.
Insomma, oltre alle tante raccomandazioni che si fanno a chi programma una gravidanza, o semplicemente prospetta un futuro di madre, c'è quella di fare sport o, almeno, camminare spesso e volentieri. Soprattutto se è rotondetta e, magari, ha in famiglia precedenti di diabete tipo 2 o gestazionale.

Gianluca Casponi



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