Ovulazione spinta ma non dannosa

19 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus

Ovulazione spinta ma non dannosa



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Sono ancora incerti i dati relativi agli effetti dell'induzione dell'ovulazione nelle donne che ricorrono ai farmaci per ottenere la gravidanza. Il clomifene è uno di questi ed è ampiamente usato. La sua struttura è simile al dietilstilbestrolo, un estrogeno che è stato correlato all'adenocarcinoma a cellule chiare vaginale e cervicale, quando l'utero vi viene esposto. Non sono stati esclusi però, possibili effetti indesiderati nei figli di sesso maschile, in quanto sono stati riportati casi di tumore ai testicoli o di anomalie urogenitali, come cisti all'epididimo. Uno studio pubblicato da lancet nel 2002, infatti, aveva trovato un incremento del rischio di ipospadia nei bambini nati da mamme esposte al clomifene.

Piccolo problema


L'ipospadia è uno sviluppo anomalo degli organi genitali esterni durante la vita embrionale. Nelle forme più gravi l'ipospadia può portare a errata attribuzione del sesso. Clinicamente la malformazione si manifesta con alcune caratteristiche distintive, presenti isolatamente o a volte in associazioni più o meno varie che vanno dal meato uretrale esterno più o meno ristretto, dall'ipoplasia del glande, all'eccesso di prepuzio dorsale e nei casi più gravi alla trasposizione peno-scrotale e scroto bipartito.
La patogenesi consiste in un aumento di testosterone durante la fase embrionaria di sviluppo dei genitali esterni, a livello delle gonadi, oppure può essere provocato da un deficit primitivo ipofisario del feto. Sui fattori scatenanti ci sono molte ipotesi che coinvolgono esposizione ad agenti chimici o radiazioni durante la gravidanza, o carenze vitaminiche o scarsa ossigenazione del feto. Non è da escludere secondo gli autori un'implicazione dell'uso del clomifene riscontrato nella coorte presa in considerazione. La sostanza ha un'emivita di cinque giorni, e viene somministrata nei giorni precedenti l'ovulazione, ma i suoi metaboliti sono stati ritrovati in campioni di sangue ancora nel ventiduesimo giorno del ciclo e nelle feci fino a sei settimane dopo la somministrazione.

Ma il rischio non aumenta


Ma proprio perché non erano dati definitivi, una recente ricerca ha smentito quanto detto in precedenza sul farmaco, sulla base di dati raccolti in Danimarca su tutti i casi di ipospadia registrati tra il 1989 e il 2003. In totale sono stati rilevati 319 casi e sono stati confrontati con un gruppo controllo di nati maschi, paragonabili per mese e anno di nascita e residenza del bambino. Tali dati sono stati incrociati con tutte le prescrizioni di clomifene durante il primo trimestre e nei 90 giorni prima del concepimento. Per evitare compromissioni sono state considerate anche le prescrizioni di farmaci antiepilettici e antidiabetici. Il rischio relativo associato all'uso di clomifene era inferiore a l'unità quindi da considerarsi non significativo. Se ne deduce quindi che la somministrazione di questo farmaco non aumenta il rischio di ipospadia.

Simona Zazzetta



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