Prevenzione a basso costo

05 aprile 2007
Aggiornamenti e focus

Prevenzione a basso costo



Tags:
In materia di Hiv tengono banco nelle ultime settimane due notizie su possibili metodi per ridurre il rischio di contrarre l'infezione. I frangenti considerati sono del tutto diversi, in un caso, infatti, si parla di circoncisione, e quindi di soggetti maschi, e di rischio di contrarre l'Hiv con rapporti eterosessuali, nell'altro di allattamento al seno, quindi di neonati, e di rischio di trasmissione materno fetale. Ma se il tema della circoncisione era già stato toccato da studi precedenti, in materia di allattamento i risultati ottenuti sono piuttosto sorprendenti.

Allattamento sì, allattamento no


Da sempre l'allattamento è considerato un importante veicolo di trasmissione dell'Hiv ai bambini; nel 2005 un numero di neonati stimato tra i 630000 e gli 820000, riferisce Lancet, sono stati infettati e tra i 280000 e i 360000 proprio attraverso l'allattamento. Si può ben capire perciò che le attuali linee guida di Organizzazione mondiale della sanità, Unicef e Unaids sconsiglino l'allattamento alle mamme sieropositive. MA se i programmi messi in campo per affrontare il problema hanno portato a qualche risultato, la trasmissione dell'infezione con l'allattamento continua. In particolare nei paesi in via di sviluppo. Mancano però gli studi che accertino i rischi da allattamento esclusivo da parte di madri sieropositive. O almeno mancavano. Alcuni segnali, d'altro canto, hanno contribuito a mettere in discussione le certezze acquisite in materia di allattamento. Per esempio il fatto che nel primo quadrimestre del 2006, oltre 22500 neonati in 12 distretti del Botswana abbiano avuto la diarrea e che il numero di piccoli morti in meno di cinque anni sia aumentato di oltre 20 volte e si tratta di bambini in gran parte non allattati. Ma i dati non sono univoci e, per esempio dalla Costa d'Avorio arrivano report di mortalità neonatale comparabili tra allattati e non. Lo studio pubblicato su Lancet rappresenta, perciò, una svolta in questo senso.

Linee guida da rivedere


Gli studiosi sudafricani hanno effettuato uno studio di coorte non randomizzato per rilevare il rischio di trasmissione di Hiv e le statistiche di sopravvivenza collegate all'allattamento esclusivo al seno o ad altri tipi di nutrizione dei bebè di madri sieropositive.
Ebbene si è potuto concludere che i bimbi che non avevano ricevuto latte materno a circa 14 settimane di vita correvano gli stessi rischi di venire infettati dal virus dell'Aids rispetto a quelli allattati esclusivamente al seno. Ma il dato più rilevante è che l'aggiunta di cibo e latte animale aumenta il pericolo di 11 volte. Un dato che dimostra, come hanno concluso i ricercatori, che l'introduzione precoce di alimenti nella dieta neeonatale è molto più pericolosa che non l'allattamento. E questo perché il latte materno rafforza la mucosa intestinale, che funge da barriera al virus Hiv. Linee guida da rivedere, perciò, secondo i ricercatori. Ma le novità in materia di Hiv, come premesso, non sono finite.

L'utilità della circoncisione

La seconda novità riguarda la circoncisione, e non è una novità a tutti gli effetti. Ma se prima aleggiava ancora qualche dubbio sul ruolo protettivo dell'"intervento" sul rischio di contrarre la malattia, ora nel giro di pochi giorni due convegni internazionali ribadiscono questo ruolo. Hanno cominciato esperti in rappresentanza di Oms e Unaids che nel corso di una convention tenutasi a Montreux, hanno ribadito che sulla base di prove scientifiche considerate convincenti la circoncisione può essere considerata un intervento utile a ridurre il rischio di contrarre l'Hiv con rapporti eterosessuali. Le prove convincenti? Studi condotti in Kenya, Uganda e Sudafrica che hanno evidenziato una riduzione del rischio di contrarre infezioni in rapporti eterossessuali del 60%. Un dato ribadito poco dopo da Gorge Schmid del Dipartimento Hiv/Aids dell'Oms in occasione del 17esimo congresso di Microbiologia clinica e malattie infettive, svoltosi a Monaco di Baviera. Con riferimento in particolare a due studi del febbraio 2007 che hanno riscontrato un effetto protettivo rispettivamente del 53% e 51% negli uomini circoncisi rispetto ai non circoncisi. La conclusione è univoca e vale per i paesi più a rischio: la circoncisione è una misura preventiva a basso costo che va accostata a un adeguato counselling. In altre parole i sistemi di precauzione classici non vanno abbandonati. Marco Malagutti



Salute oggi:

...e inoltre su Dica33:
Ultimi articoli
Covid-19: l’impatto sulla funzione cognitiva
Malattie infettive
12 aprile 2024
Speciale Coronavirus
Covid-19: l’impatto sulla funzione cognitiva
Gonorrea: in aumento tra i giovani europei
Malattie infettive
28 marzo 2024
Notizie e aggiornamenti
Gonorrea: in aumento tra i giovani europei
Covid-19, la gestione domiciliare del paziente fragile
Malattie infettive
18 marzo 2024
Speciale Coronavirus
Covid-19, la gestione domiciliare del paziente fragile
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa