Stop al panico

04 novembre 2005
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Stop al panico



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"Un bestseller mediatico". La calzante definizione del fenomeno influenza aviaria viene da Mauro Moroni, professore di malattie infettive all'Università degli Studi di Milano. L'occasione è stato un convegno, svoltosi a Milano e organizzato da Maria Rita Gismondo, direttore del Laboratorio di Microbiologia dell'Ospedale Sacco di Milano. Gli esperti riuniti hanno ribadito per l'ennesima volta che l'influenza aviaria, a oggi, come infezione epidemica non esiste. Quello che esiste è una zoonosi (infezione degli animali) che solo sporadicamente (poco più di 140 casi) ha colpito l'uomo. Tutto tranquillo allora? Per il momento sì, hanno ribadito gli esperti, e se anche si verificasse il temuto passo successivo che renderebbe umana l'infezione, le contromisure sono pronte.

Un virus conosciuto


Chi evoca scenari pandemici simili alla spagnola del 1918 e parla di 12 milioni di morti in Italia come se niente fosse, dovrebbe essere servito. Lo ha sottolineato per prima la stessa Gismondo che ha ridimensionato il fenomeno parlando di moda. "Ora è di moda l'H5N1, ma ci sono altri virus di cui oggi non si parla e che stanno bussando alle porte in modo molto più preoccupante" ha detto la responsabile scientifica dell'incontro. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Moroni che ha evidenziato come "finora nel lontano Oriente, i casi umani sono stati poco più di un centinaio su una popolazione di oltre un miliardo di persone. E se si pensa che ogni weekend sulle strade italiane muoiono 30 persone..." ha detto l'infettivologo. Al momento, del resto, il contagio animale-uomo ha riguardato solo persone che vivevano a strettissimo contatto con decine di migliaia di polli negli allevamenti intensivi asiatici. Numeri non significativi dal punto di vista epidemiologico. "E se anche in Italia comparissero focolai di H5N1, scatterebbe un cordone sanitario e veterinario ad hoc" ha ribadito Moroni. Farmaci, test e vaccini allo studio in tutto il mondo parlano da soli. Dello stesso avviso Fabrizio Pregliasco, virologo milanese. "Non siamo più all'inizio del secolo. Oggi esiste, già dagli anni '60 per la verità, un sistema "influenza control", pronto a segnalare i focolai sospetti. E la risposta alla SARS è sintomatica da questo punto di vista", ha puntualizzato Pregliasco. Esistono dati statistici che parlano di una pandemia entro il 2017, per l'andamento ricorrente del fenomeno. Ma si tratta di statistiche e le contromisure sono pronte. Anche dal punto di vista veterinario. Lo ha evidenziato Antonio Lavazza, dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia. "I veterinari sono abituati a questo genere di allarme e non abbiamo a che fare con una malattia nuova. Dal 1959, del resto, si sono verificati 24 episodi di alta patogenicità nel mondo animale e 200 milioni di volatili sono morti solo negli ultimi sei anni", ha precisato Lavazza. "E i controlli delle migrazioni vengono fatti da anni e non sono certo cominciati su sollecitazione dell'attuale ministero della Salute. Gli esami virologici effettuati sono un'infinità", ha concluso il veterinario bresciano. E' necessario così rassicurare anche sotto il profilo alimentare: pollo e uova nostrane sono assolutamente sicure cotte o crude che siano.

La risposta delle istituzioni


Se non bastasse poi all'evento milanese erano rappresentate anche le istituzioni internazionali. E proprio Robert Steffen dell'OMS ha sottolineato che "esclude che la pandemia arrivi nel giro di poche settimane. Più probabile si debba parlare di anni". E nel caso avvenisse il tanto temuto passaggio di specie esistono contatti avviati con aziende farmaceutiche per poter disporre di farmaci e vaccini. Tra gli studi più promettenti quelli di Chiron, rappresentata al simposio dal direttore scientifico Anna Prugnola. L'azienda senese ha progettato un siero rinforzato con una sostanza adiuvante in grado di potenziare la risposta immunitaria e ottimizzare la produzione. Ma anche i due centri di riferimento per le emergenze infettivologiche, il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma, stanno lavorando su questa ipotetica emergenza. Non va dimenticato che, per allarmi globali di questo tipo, è spesso più elevato il danno che deriva dal panico che quello derivato dall'evento stesso. A buon intenditor...

Marco Malagutti



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