Spesso soli ma non impauriti

16 settembre 2005
Aggiornamenti e focus

Spesso soli ma non impauriti



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Solo, disperato e impaurito, così lo stereotipo vuole che sia la condizione degli anziani oggi in Italia. Ma non è così. A smentire quest'idea due studi epidemiologici presentati a Milano in occasione del debutto ufficiale della Fondazione Socialità e Ricerche Onlus. La nuova istituzione nasce, e non è casuale, in un contesto sociale in profondo mutamento, nel quale l'allungamento della vita della popolazione è destinato a diventare uno dei più importanti problemi sociali, politici e sanitari. Il trend demografico, del resto, parla chiaro, gli ultraottantenni, donne in particolare, sono in rapido e cospicuo aumento.

Soli ma non disperati


Secondo la prima delle due ricerche, quella condotta da Luigi Maria Pernigotti, direttore del Dipartimento di Geriatria dell'Asl 2 di Torino i vecchi non sono soli, disperati o impauriti, o meglio soli forse sì, ma con la principale preoccupazione di "costare" molto e di essere così di peso ai propri familiari. Dall'indagine, condotta intervistando a casa 355 anziani tra 72 e 99 anni emerge che il 50% vive solo, il 7% ha problemi economici tali da giustificare la presenza di un supporto sociale e tutti soffrono di qualche malattia cronica. Ma non per questo si lasciano abbattere, anzi. Nel 60-90% dei casi gli anziani hanno uno stato d'animo positivo mentre solo il 15-40% ha fatto i conti con sentimenti di frustrazione, tristezza, rabbia, noia o vergogna. Si ha a che fare perciò con persone con la capacità di stemperare i timori e di prepararsi agli eventi, grazie al bagaglio di esperienze accumulate. E se anche i timori ci sono, continua la ricerca, sono tenuti nascosti e assumono forme poco eclatanti. Bisogna stare attenti, però. Il sintomo somatico può diventare l'equivalente di un messaggio di richiesta d'aiuto o di una depressione mascherata.

I più malnutriti d'Europa


La seconda indagine epidemiologica presentata, battezzata Nutrage, ha fotografato, invece, le abitudini alimentari e la presenza di malnutrizione tra gli anziani in sei paesi europei, rappresentativi di diversi modelli dietetici. I risultati? L'Italia è la maglia nera d'Europa per colpa degli errori nutrizionali. E le cattive abitudini a tavola rappresentano uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo o l'aggravarsi negli anziani di molte malattie. Gli alibi non mancano, basti pensare ai problemi economici, all'impossibilità di fare la spesa o alla disabilità fisica. Gli anziani finiscono così per accumulare in frigo cibi vecchi, per scegliere quasi soltanto prodotti in scatola o per bandire alcuni alimenti in modo drastico. In sintesi secondo i ricercatori gli anziani italiani a tavola hanno un basso introito calorico giornaliero, mangiano pochi carboidrati, ma anche poca frutta e poca verdura. In compenso bevono più vino dei coetanei europei e assumono scarse quantità di calcio e vitamina D, provvidenziali per la salute delle ossa. Un aspetto positivo però c'è: il consumo di grassi. L'Italia è il paese con il più basso introito di lipidi e la più bassa assunzione di colesterolo. Un quadro non esaltante che si presta al commento conclusivo di Marco Trabucchi, presidente della Società italiana di Gerontologia e geriatria. "La malnutrizione dei nostri anziani è una macchia nera per il nostro paese, aggravata dall'assenza colpevole di una politica nutrizionale specifica per l'anziano". A buon intenditor...

Marco Malagutti



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