Dal deficit uditivo al declino

19 settembre 2008
Aggiornamenti e focus

Dal deficit uditivo al declino



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L'invecchiamento è una causa comune di sviluppo della disfunzione dell'elaborazione uditiva centrale (CAP), definizione che non sta per la sordità o ridotta capacità di sentire in un contesto tranquillo, ma tipicamente rende difficile distinguere una voce in mezzo ad altre, il cosiddetto "effetto cocktail party". Un deficit che però ha mostrato un'alta prevalenza nei malati di Alzheimer (si lega anche a ictus e tumori), e che se fosse presente già prima, in fase di declino cognitivo precoce, potrebbe aiutare a individuare in anticipo persone a maggior rischio di demenza. Un gruppo di ricerca che aveva evidenziato il legame con l'Alzheimer ha appunto voluto indagare se anomalie della CAP siano riscontrabili quando ancora ci sono deficit di memoria classificabili come declino cognitivo precoce, ma non gli altri criteri per la diagnosi di demenza: questo nell'ottica di favorire il riconoscimento precoce e tentare di ritardare la progressione con le nuove terapie emergenti. E ora l'ipotesi trova conferme nei risultati del loro nuovo studio. L'acquisizione ha potenziali ricadute pratiche anche per la semplicità e disponibilità dei test di misurazione della CAP che, suggeriscono gli autori, si potrebbe considerare in aggiunta a quelli audiometrici convenzionali, ed eseguire in occasione delle valutazioni di routine sullo stato di salute dopo i 65 anni, specie dopo i 75 o se c'è familiarità per la demenza.

Individuare persone a rischio demenza


L'esame serve anche perché la scarsa capacità di CAP non viene migliorata dai sistemi di amplificazione dei suoni e richiede strategie di riabilitazione alternative; inoltre la funzione cocleare declina a sua volta con l'età e la misurazione della CAP spesso si effettua per la ridotta funzione cocleare da calo di udito legato all'età (presbiacusia). Per valutarla si usano diversi test, tra i quali uno detto SSI-ICM per cui è dimostrato che i punteggi diminuiscono con l'età e con la presbiacusia periferica: non solo, è risultato sensibile per declino cognitivo e Alzheimer , mentre dati del lunghissimo studio osservazionale Framingham hanno mostrato che livelli molto bassi precedono di diversi anni la diagnosi della demenza. I ricercatori, dell'Università di Seattle, hanno perciò analizzato 313 soggetti sopra i 70 anni suddivisi in tre gruppi: controlli, senza perdita di memoria; persone con compromissione media della memoria, ma non demenza; soggetti con deficit di memoria e diagnosi di demenza. Si sono eseguiti test uditivi centrali (lo SSI-ICM e altri due) e altri audiometrici, più quelli elettrofisiologici e cognitivi. E' così risultato che il punteggio medio con ciascun test uditivo centrale peggiorava significativamente attraverso i tre gruppi, anche dopo l'aggiustamento statistico per l'età e il livello uditivo periferico. Il punteggio era nettamente inferiore nel gruppo con demenza, ma era ridotto anche nel gruppo con deficit cognitivo, in confronto ai soggetti controllo. Le premesse dello studio trovano quindi sostegno, anche se non sono chiari i meccanismi. Un'ipotesi di lavoro è che la compromissione della memoria e la disfunzione uditiva centrale abbiano una causa comune in una disfunzione dei lobi cerebrali frontali, ma resta da provare.

Test semplici da eseguire


Questo significa anche che è ancora da scoprire se la presenza combinata di declino cognitivo e deficit di CAP comportino un aumentato rischio di demenza rispetto alle due singole situazioni. In ogni caso, dicono gli autori, a favore dell'uso dei test per la CAP come parte della valutazione degli adulti in età avanzata ci sono la relativa semplicità e in genere il gradimento da parte degli anziani; sono esami facilmente utilizzabili e interpretabili in ambito audiologico. Le tre ragioni per eseguirlo sono che la CAP anomala contribuisce alle difficoltà d'udito, che può essere un segno di declino cognitivo, che potrebbe aiutare la precoce identificazione di persone a rischio di demenza. Se si rivelasse corretta l'ipotesi che la disfunzione della CAP sia un segno di declino cognitivo precoce, concludono i ricercatori, ci si dovrebbe aspettare una proporzione più alta di individui con la disfunzione che mostrano un declino cognitivo alla valutazione con test seriali specifici: ed è quello che intendono valutare nei prossimi anni come proseguimento dello studio.

Elettra Vecchia



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