Guida virtuale, sonnolenza reale

22 febbraio 2006
Aggiornamenti e focus

Guida virtuale, sonnolenza reale



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Effettuare un esperimento in condizioni reali non è sempre possibile. Per esempio, valutare l’effetto di un trattamento sulla capacità di lavoro di un individuo è facile: basta farlo pedalare sul cicloergometro prima e dopo e si ha il risultato in condizioni “reali”. Questo perché pedalare al chiuso in laboratorio o in mezzo alla campagna, considerazioni di benessere a parte, cambia poco. Diverso è il caso in cui si debba valutare l’effetto di fattori diversi (un farmaco, l’alcol eccetera) sui riflessi o, comunque, sulla capacità di condurre attività che richiedono buone condizioni psicofisiche, come l’uso di macchinari o la guida di un autoveicolo. E’ evidente che per valutare l’effetto di mezzo litro di vino sulla capacità di guidare non è opportuno lanciare la cavia in mezzo al traffico. Di conseguenza, si ricorre ai simulatori di guida. Tuttavia, resta sempre aperta la questione se sia esattamente la stessa cosa.

Su strada va meglio


Per vedere se la simulazione e la realtà comportano reazioni diverse, un’èquipe francese ha realizzato un singolare esperimento, dedicato agli effetti della privazione di sonno sulla capacità di pilotare un’auto. Il test si è svolto facendo guidare un campione di uomini di età compresa tra 19 e 24 anni per 1200 chilometri, dopo un periodo di 8 ore di sonno e dopo 2 sole ore di sonno. Il test è stato ripetuto sia in laboratorio, sia alla guida di un’autovettura sulla rete autostradale. Ovviamente la vettura era stata modificata con un sistema di doppi comandi e, a fianco della persona esaminata, sedeva un istruttore di scuola guida, pronto ad assumere il controllo in caso di defaillance. Dopo ciascun test venivano rilevati sia la fatica e la sonnolenza percepita dai partecipanti, sia il tempo di reazione prima e al termine di ciascuna sessione di guida. Venivano anche contate le volte in cui la vettura aveva superato le linee della segnaletica orizzontale senza necessità (e quindi a causa di un cattivo controllo dello sterzo). E’ evidente che in entrambe le situazioni, in laboratorio e su strada, le prestazioni peggioravano in caso di privazione del sonno. Però è interessante notare che in tutti i soggetti, il numero di volte in cui veniva oltrepassata la linea bianca era significativamente inferiore quando la persona era al volante dell’auto vera e non di quella “virtuale”. Allo stesso modo, i riflessi rallentavano dopo la privazione di sonno, ma di più quando si agiva al simulatore; anche la sonnolenza era percepita come maggiore in questa situazione. La fatica riferita, invece, era la medesima.

Simulazioni comunque affidabili


Lo studio, in definitiva, ha dimostrato che effettivamente, il simulatore può essere usato per valutare gli effetti sulla prestazione psicofisica del sonno piuttosto che di altri fattori. Però non c’è una corrispondenza completa: il simulatore tende a sovrastimare gli errori di guida, così come a indurre un certo ulteriore rallentamento dei riflessi. Questo accade perché l’ambiente reale non offre l’alibi del “tanto è un gioco” e quindi c’è una maggiore vigilanza, senza contare che gli stimoli ambientali sono molto più forti. Il che non toglie, comunque, che per quanto vigili e stimolati, se si è dormito poco, si rende molto meno.

Maurizio Imperiali



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