Dopo un ictus più vulnerabili allo smog

14 aprile 2010
Aggiornamenti e focus

Dopo un ictus più vulnerabili allo smog



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Se ne sta parlando da tempo: lo smog da traffico fa male non solo ai polmoni ma tra le sue conseguenze ci sono anche infarto e ictus. E ora alcuni ricercatori inglesi dimostrano che chi è sopravvissuto a un episodio di ictus corre gravi rischi per la salute se vive dove l'area è inquinata. Ravi Maheswaran e colleghi della University of Sheffield arricchiscono la conoscenza degli effetti dannosi dei veleni atmosferici attraverso uno studio che ha verificato l'incidenza di mortalità in oltre 3.300 persone colpite da ictus, tra il 1995 e il 2005, e residenti in zone molto trafficate a sud di Londra. Gli studiosi sono scesi nel dettaglio: come hanno inciso sulla loro sopravvivenza, nel corso di questi dieci anni, biossido d'azoto e polveri sottili? Ebbene, mentre un aumento dei livelli di biossido d'azoto, pari a 10 microgrammi per metro cubo, ha prodotto un incremento del rischio di morte del 28%, lo stesso aumento di polveri sottili, le cosiddette Pm10, ha elevato del 53% tale rischio. «Seppure siano ancora da chiarire i meccanismi alla base dell'aumentata vulnerabilità alle polveri sottili delle persone colpite da ictus, un miglioramento della qualità dell'aria garantirebbe sicuramente una vita più lunga a coloro che hanno alle spalle eventi cardiovascolari seri» ha sottolineato Maheswaran.


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