Ovaio protetto dalla chemio

15 giugno 2005
Aggiornamenti e focus

Ovaio protetto dalla chemio



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Uno degli inconvenienti più gravi delle terapie antitumorali condotte nelle donne in età fertile sono i danni all'apparato riproduttivo. Sia la chemioterapia sia la terapia radiante possono infatti provocare tossicità nell'ovaio, con conseguenze anche a lungo termine, a cominciare dalle irregolarità mestruali e, in alcuni casi, anticipare la menopausa. Nel corso degli anni, però, si è notato che questi effetti indesiderati sono meno marcati, se pure si presentano, nelle giovani che non hanno ancora avuto il menarca, cioè la prima mestruazione. Ragazze nelle quali la funzionalità ovarica non è ancora iniziata. Un gruppo di ricerca ceco, guidato da Marta Snajderova dell'Ospedale Universitario Motol di Praga, ha allora indagato la possibilità di riportare anche le donne fertili a uno stato ovarico simile a quello precedente la pubertà. Non si tratta di fantascienza, in quanto da tempo si usano per diverse patologie farmaci, analoghi o agonisti del GnRH, l'ormone ipofisario che comanda il rilascio delle gonadotropine, a loro volta gli ormoni che regolano la vita dell'ovaio. Questi farmaci hanno l'effetto di "mettere a riposo" completamente l'ovaio, sopprimendo l'ovulazione e tutti gli eventi che ne conseguono. Queste sostanze sono impiegate da tempo, per esempio, per il trattamento dell'endometriosi.

Protezione raggiunta in pochi giorni


Per mettere alla prova l'ipotesi, l'equipe di Praga ha selezionato 19 ragazze in età fertile, affette da tumori del sangue di diverso tipo e destinate a ricevere terapia citototossica ad alto dosaggio. Alle pazienti sono stati somministrati sia un agonista del GnRH sia un antagonista dell'ormone, inducendo nel giro di 96 ore la cessazione della funzione ovarica. Dopodiché si è avviata la terapia antitumorale. Delle nove giovani che hanno completato il ciclo chemioterapico, ben sette hanno ripreso il regolare ciclo mestruale spontaneamente. Gli autori della ricerca, che è stata presentata all'87° congresso dell' Endocrine Society a San Diego, hanno giudicato molto positivi questi risultati. Non solo la fertilità è stata presercvata, ma l'effetto protettivo è stato raggiunto in poche ore, mentre altri trattamenti testati in precedenza richiedevano da 14 a 18 giorni prima di indurre il cosiddetto "silenzio ovarico". E' una differenza importante se si considera che spesso i tumori del sangue, e non solo loro, devono essere trattati quanto più tempestivamente possibile. A questo punto, secondo Snajderova, si tratta di ripetere l'esperienza su un campione più vasto.

Maurizio Imperiali



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