Più genere che sesso

04 marzo 2005
Aggiornamenti e focus

Più genere che sesso



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Sesso, genere e malattia. In effetti il discorso non si esaurisce nelle malattie specifiche dell'uomo e della donna, quindi occuparsi della salute della donna non significa esclusivamente tenere nella giusta considerazione le malattie dell'apparato riproduttivo, dove le differenze biologiche sono massime. E non basta, a rigore, nemmeno tenere presenti le differenze biologiche. E' per questo che si distingue tra sesso (sex) e genere (gender). Differenze sessuali sono quelle interamente spiegate dalla biologia (il livello di estrogeni, la menopausa, la maggiore propensione all'osteoporosi); ma vi sono, sempre nell'ambito del sesso, differenze più sottili per esempio quelle genetiche, che riportano spesso alla maggiore suscettibilità a certi fattori ambientali. Poi c'è il genere, che dipende dal sesso ma è in sostanza una costruzione sociale. Un esempio: se nella società il lavare i panni al fiume è compito della donna, è evidente che l'elevata prevalenza di artrosi delle mani nella popolazione femminile è determinata dal sesso, ma non è biologica. A sua volta, il genere può determinare fattori di rischio (tenere le mani in acqua per le lavandaie) ma anche un diverso accesso alle cure per uomini e donne (per ragioni economiche, sociali, culturali)

L'esempio del fumo e del cancro


Un esempio di malattia in cui genere e sesso si intrecciano è il tumore del polmone, di cui si occupa un documento pubblicato dall'OMS nel 2004. La situazione è abbastanza nota il fumo è il maggior fattore di rischio per il tumore del polmone, e globalmente il rapporto tra fumatori e fumatrici è grosso modo 4,3 a 1, in quanto fuma il 47% degli uomini e l'11% delle donne. Nel contempo, sono ormai assodate alcune circostanze che creano differenze nella mortalità tra i due sessi. Nei paesi ricchi, mentre la mortalità per cancro del polmone nella popolazione maschile si è stabilizzata o è addirittura in flessione, quella femminile no e, anzi, in alcune realtà è in crescita. La spiegazione risiede nel fatto che in paesi come Norvegia, Danimarca e Svezia il numero di fumatrici è pari o superiore a quello dei fumatori, soprattutto perché questi ultimi stanno smettendo a un ritmo elevato e le donne no. E' una questione di genere? Sì. Di sesso? No. Tuttavia questo è il dato più evidente, ma ve ne sono altri. Per esempio, scendendo nell'analisi del tipo di tumori, si è visto che negli uomini è più diffuso il carcinoma a cellule squamose, tra le donne l'adenocarcinoma. Quest'ultimo, però, pur essendo associato al fumo, non lo è nella stessa misura del carcinoma cellule squamose. Infatti l'adenocarcinoma è il cancro del polmone più diffuso tra i non fumatori.

Biologico o sociale?


Questo significa una diversità biologica tra i due sessi? Può darsi, ma può anche darsi che si tratti dell'effetto del maggiore consumo di sigarette light da parte della popolazione femminile. Infatti, alcuni studi indicano che l'uso di queste ultime sembra promuovere più spesso il tumore in questione. E le major del tabacco sono sta ben attente a tarare la sigaretta leggera sui gusti della donna. Anche l'uso della parola light, per esempio, è stato fatto per associarsi alle preoccupazioni di peso e linea più diffuse nel pubblico femminile. Insomma, non è poi così chiaro se di sesso o di genere si tratti. Sarebbe invece una questione di sesso se alcuni fattori riproduttivi, come l'età alla prima mestruazione, la durata del ciclo e altri, confermassero il loro effetto protettivo nei confronti del tumore. Infatti alcune indagini indicherebbero che quanto più tardi avviene la maturazione sessuale, quanto maggiore è la protezione. Altro fattore sessuale è la suscettibilità dovuta alla genetica: si è notato che nelle donne sono più facilmente presenti caratteristiche genetiche che predispongono allo sviluppo della malattia in risposta ai fattori ambientali. La conclusione ovvia è che le differenze tra uomo e donna in fatto di salute e malattia esistono eccome, e non tutte possono essere ricondotte agli estrogeni o alla gravidanza. Può essere una buona notizia, perché se c'è volontà politica, anche le costruzioni sociali (il genere) si possono cambiare.

Maurizio Imperiali



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