Sfumature che contano nell'artrosi

03 marzo 2006
Aggiornamenti e focus

Sfumature che contano nell'artrosi



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Con l’avanzare dell’età le articolazioni tendono generalmente a degenerare, in particolare se esposte al carico del peso corporeo, come il ginocchio, con conseguenze disabilitanti dovute alla difficoltà di deambulazione e, ovviamente, al dolore. Il processo è irreversibile e spesso al soluzione è chirurgica, ma a volerla ritardare e, perché no, evitare si tentano interventi farmacologici. Le linee guida, tuttavia, insistono molto sull’approccio multidisciplinare che include l’educazione del paziente, la terapia fisica e occupazionale, l’esercizio aerobico e mirato al rafforzamento muscolare, il controllo del peso e l’uso di dispositivi di sostegno. Nel frattempo, si susseguono studi per trovare nuove molecole o nuovi impieghi per molecole già note, e una volta identificate vengono ulteriormente studiate per confermarne efficacia e sicurezza. Una delle ultime, presa ampiamente in considerazione, è la glucosamina. Di cui Dica33 si è già occupato in passato.

Punteggi non raggiunti


Ai vari studi a sostegno della sua efficacia si affiancano anche quelli che la mettono in discussione, vale, però, la pena analizzarli per comprendere quali possano essere le conseguenze di tali pubblicazioni. Uno dei più recenti, per esempio, comparso sul New England Journal of Medicine, è tra quelli “contro”. Il campione preso in esame è ampio: sono stati avviati alla terapia circa 1500 pazienti, di età media 58 anni, per lo più donne. I trattamenti proposti erano: glucosamina cloridrato, condroitina solfato, la loro combinazione, celecoxib (un antinfiammatorio non steroideo COX-2 selettivo) e un placebo. Gli autori si sono concentrati esclusivamente sugli effetti sul dolore, usando diversi metodi a punteggio. In pratica, per dire che il trattamento era efficace doveva esserci una riduzione del 20% nel punteggio ottenuto dagli indici del dolore. A distanza di sei mesi, la verifica ha portato alla luce una bassa efficacia delle cure proposte, rispetto al placebo, con un leggero vantaggio offerto dal celecoxib. Sostanzialmente la glucosamina aveva una risposta del 3,9%, la condroitina del 5,3%, la loro combinazione il 6,5% e il celecoxib del 10%. Piuttosto bassi quindi.

Molecole simili ma diverse


Ma, come per altro riportato e commentato dagli stessi autori, c’era un’anomala risposta al placebo che registrava un 60%, dato piuttosto strano che, oltre a rappresentare un limite dello studio e quindi della validità dei risultati, indica la presenza di elementi confondenti. Per esempio le aspettative dei pazienti coinvolti nello studio, cosa non rara, riscontrata in altri lavori simili a questo. Ma anche il livello di sofferenza dei soggetti osservati: il grado di dolore dovuto alla gonartrosi era relativamente leggero. Non a caso, quando si isolavano i pazienti con dolore da moderato a grave, che rappresentavano il 22% del campione, si otteneva una riduzione del punteggio del 24,9%, rispetto al placebo, con la somministrazione della combinazione di glucosamina cloridrato e condroitina solfato. In questo caso,poi, la risposta con il celecoxib era inferiore: 15,1%.
Infine, c’è da sottolineare la premessa di questo studio: qui viene testata la glucosamina cloridrato, una molecola chimicamente diversa dalla glucosamina solfato presa in considerazione in altri studi che davano risultati diversi.
A questi dubbi, si aggiungono quelli dei medici, di cui si fa portavoce un editoriale, che si interroga su come interpretare questi risultati e su che cosa dire ai pazienti con gonartrosi. In questo caso l’autore giunge alla conclusione che è certamente prudente e corretto informare sulla minore efficacia della combinazione rispetto al placebo. Se il paziente vuole intraprendere la cura con integratori alimentari per controllare il dolore dovuto a gonartrosi, che si orienti sulla glucosamina solfato anziché la glucosamina cloridrato, a cui aggiungere la condroitina solfato che ha dimostrato un effetto additivo.

Simona Zazzetta



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