Una pesante fragilità

16 giugno 2006
Aggiornamenti e focus

Una pesante fragilità



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Metà delle donne in post-menopausa avrà durante la propria vita una frattura legata all´osteoporosi, includendo un 25% che andrà incontro ad una deformazione vertebrale e un 15% che avrà una frattura dell´anca.
In Italia, quindi, ogni anno si verificano circa 78mila fratture femorali legate all´osteoporosi. Il 5% delle persone che subiscono una frattura femorale muore in fase acuta, il 15-20% ad un anno dalla frattura. E´ stato calcolato che il rischio di morte per frattura di femore è sovrapponibile a quella per tumore della mammella. Oltre alla mortalità, la disabilità. Dopo un anno dall´evento meno della metà dei pazienti riesce a camminare autonomamente.
Ogni anno in Italia c´è un aumento dell´incidenza delle fratture del femore dell´1-3%. Nelle persone che hanno subito una frattura del femore il rischio di andare incontro nuovamente a questa eventualità aumenta di 6-8 volte. Superati i 65 anni i tassi di incidenza delle fratture di femore raddoppiano ogni 5 anni. Oltre gli 85 anni l´incidenza è di 400/10000.
I dati parlano chiaro e di qui l´impegno a trovare terapie efficaci che, in effetti, ci sono, contrariamente a quello che, indagini demoscopiche alla mano, pensa una maggioranza di italiane.

Trattare in modo più semplice


La terapia dell´osteoporosi, negli ultimi anni, è stata affidata soprattutto a una classe di farmaci, i bisfosfonati. In questo gruppo si aggiunge ora l´ibandronato, il primo bisfosfonato orale a somministrazione mensile. La novità è stata illustrata durante una conferenza stampa, a Roma, da Silvano Adami, Ordinario della Cattedra di Reumatologia all'Università di Verona e Direttore del Centro di Riferimento Regionale per l'osteoporosi Ospedale Valeggio sul Mincio, Verona. "Si tratta di un farmaco - ha affermato Adami - efficace e ben tollerato che ha la grande novità di essere facilmente gestibile dalla donna. si assume una volta al mese. Come tutti i bifosfonati, agisce bloccando l´attività degli osteoclasti, le cellule che smantellano il tessuto osseo, e consente cosî alle cellule che hanno l´incarico di produrre l´osso (gli osteoblasti) di portare avanti la loro azione per cosî dire indisturbate". Normalmente, infatti, l´attività degli osteoblasti e degli osteoclasti è in equilibrio e solo dopo la menopausa si riduce l´attività di formazione, a vantaggio di quella di riassorbimento. Le altre due caratteristiche di questo farmaco sono la tollerabilità, che rappresenta un parametro che influisce molto sull´adesione alla terapia, e poi la somministrazione, che è quella di una sola compressa al mese. Questa è la novità più importante: infatti il trattamento dell´osteoporosi continua vita natural durante e assumere una compressa al giorno puó complicare la vita della paziente, soprattutto se deve assumere anche altri farmaci. Spesso questa circostanza induce ad abbandonare la cura.

Le donne preferiscono cosî


Uno studio internazionale - ha continuato Adami - condotto nel 2005 ha dimostrato come le donne con osteoporosi postmenopausale preferiscano in grande maggioranza la terapia mensile con ibandronato rispetto a quella settimanale con un altro bisfosfonato. Quanto ai dati di efficacia, l´ibandronato è stato messo alla prova, tra l´altro, nello studio BONE. Condotto su pazienti trattate per tre anni con ibandronato, ha mostrato che le pazienti ottengono, già nel primo anno di terapia, una sensibile riduzione del rischio di nuove fratture vertebrali che, nel terzo anno, arriva al 62%. Il farmaco, come gli altri della sua categoria, viene coperto dal Servizio sanitario nazionale, ma è soggetto a una nota, la numero 79. In base a questa nota, la prescrizione è a carico del SSN soltanto nella prevenzione secondaria, cioè nella paziente che ha già subito una frattura.

Gianluca Casponi



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