Dimmi qualcosa

06 dicembre 2002
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Il linguaggio umano è una forma di espressione molto complessa e sofisticata in cui si possono distinguere due componenti: emotiva e razionale.
La voce rappresenta la componente emotiva, quella parte della comunicazione che esprime lo stato d'animo e le intenzioni di chi parla. La voce (il timbro) è anche una firma, un impronta fonetica unica per ogni individuo, cui si associano caratteristiche, come il tono, modulabili a seconda delle situazioni.
La parola, invece, è il lato razionale del linguaggio, quello che si apprende da bambini: ogni parola ha un significato preciso, noto a tutti; l'insieme correttamente formulato di più parole costituisce un discorso e rappresenta ciò che si vuole esprimere. La parola si può esprimere con il suono della voce, per iscritto usando lettere di un alfabeto, con il movimento delle labbra, con gesti come nell'alfabeto muto.
Tecnicamente la parola è una comunicazione digitale, perché utilizza una serie finita di segni (fonemi, grafemi, numeri) scarsamente aderenti alla realtà del contenuto. Necessita quindi di notevoli capacità cognitive per essere compresa: senza averla studiata, per esempio, non si può capire una lingua straniera. Il vantaggio di questa comunicazione discontinua (per unità fonetiche) è quello di essere facilmente riproducibile e meno soggetta ad interpretazioni soggettive.
La voce, d'altra parte, è una forma di comunicazione analogica: si avvale di una serie continua, spesso non finita, di segni, che hanno una maggiore aderenza alla realtà dei contenuti che si vogliono comunicare. Necessita di capacità cognitive meno sofisticate per la sua comprensione, è più aderente alle intenzioni della sorgente del messaggio, senz'altro "più vera", ma meno facilmente riproducibile e più soggetta ad interpretazioni diverse.

I disturbi della comunicazione


Data la complessità dei meccanismi che portano all'espressione verbale, anche i disturbi di questa sfera si declinano in molteplici sfumature, mantenendo però la grossolana distinzione iniziale. In sostanza ci sono alterazioni della voce oppure alterazioni della parola: le prime sono dovute a traumi locali, a livello delle corde vocali o della laringe, le seconde, invece, originano dai centri cerebrali deputati al controllo del linguaggio.
Il classico abbassamento di voce si chiama disfonia e, in casi estremi, diventa afonia, cioè mancanza di voce. Quasi sempre è dovuto a un uso eccessivo della voce o a patologie infiammatorie; risolta la causa ritorna anche la voce.
Le alterazioni del linguaggio, invece, sono definite con il termine afasia, cui corrispondono deficit neurologici più o meno gravi, ma raramente reversibili.

Disfonie


Le anomalie della voce sono caratterizzate da una modificazione dell'intensità e del timbro del segnale laringeo. L'alterazione del suono può essere causata semplicemente da un uso eccessivo della voce, oppure essere associata ad una malattia del tipo della laringite, oppure ancora essere provocata da paralisi delle corde vocali. In altri casi la presenza di neoformazioni o di modificazioni del tessuto mucoso cordale, quali noduli, polipi fibroangiomatosi, neoplasie, altera la dinamica del ciclo vibratorio cordale e genera insufficienza glottica, cioè una non perfetta adduzione dei bordi liberi delle corde vocali.
Le infiammazioni più comuni sono causate da agenti: virali, batterici o fisici, come il freddo, i vapori irritanti, le polveri. La paralisi delle corde vocali può essere dovuta a lesione o infiammazione dei nervi deputati alla fonazione (IX, X, XI, XII) e può essere completa, incompleta, mono o bilaterale.

Afasia

Letteralmente è l'incapacità di parlare, tipica conseguenza di un ictus cerebrale che abbia colpito l'emisfero sinistro, dove hanno sede molti centri del linguaggio.
Contrariamente a quanto si credeva, però, l'elaborazione del linguaggio non è circoscritta alle aree di Broca e Wernicke, ma si avvale anche della collaborazione incrociata di altri centri cerebrali. Per questo motivo è quasi impossibile stabilire, a priori, quali saranno le conseguenze di un danno (ictus, embolia, trombo, tumore, trauma) alla parte sinistra del cervello. Clinicamente le afasie si dividono in molti sottotipi, a seconda della funzione specifica che risulta compromessa, ma difficilmente questi deficit si presentano isolati.

Per chiarezza comunque, si distinguono:
  • capacità di attribuire il giusto nome agli oggetti
  • capacità di comprendere il significato di un discorso
  • capacità di leggere un testo
  • comprensione di un testo scritto
  • capacità di scrivere rispettando ortografia e grammatica
  • capacità di ripetere esattamente le frasi ascoltate
  • eloquio spontaneo, cioè capacità di formulare un discorso corretto e scorrevole
  • fluidità verbale, il contrario della balbuzie

Disartria

È un'anomalia della voce, precisamente la difficoltà ad articolare ed emettere i suoni, ma è causata da una lesione cerebrale. In questo caso il deficit è puramente tecnico, i centri del linguaggio non sono stati colpiti, mentre sono rallentati, o paralizzati, i muscoli responsabili della fonazione. Ne deriva l'assenza di coordinazione motoria nei movimenti fini linguo-bucco-facciali, associata di frequente all'incoordinazione respiratoria. Le capacità di comprensione linguistica sono intatte ma si hanno grandi difficoltà, se non impossibilità, a parlare. Il problema può migliorare con i trattamenti logopedici.

Elisa Lucchesini

Fonti
  • American Speech-Language-Hearing Association
  • Dr. Melegari R. Otite media secretiva e sindrome disfonica.
  • Fauci et al. Harrison's Principles of Internal Medicine. McGraw Hill 14th Edition



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