Farmaci in gara

21 maggio 2000
Aggiornamenti e focus

Farmaci in gara



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Sono ventimila i bambini e i ragazzi italiani in cura con psicofarmaci. Un numero destinato a crescere dopo la recente approvazione, da parte del Ministero della Salute, alla commercializzazione del metilfenidato, farmaco attualmente di prima scelta per il trattamento dell'ADHD. Del resto negli Stati Uniti la spesa per stimolanti e antidepressivi destinati ai giovanissimi si è impennata del 77%. Ma pur essendo il più usato, il metilfenidato non è l'unico. C'è tutta una gamma di farmaci stimolanti e di farmaci non eccitanti usati per quel 20% di bambini e adolescenti che non rispondono agli stimolanti. Proprio a questi è stato dedicato uno studio presentato al meeting annuale dell'American Psychiatric Association, il primo a mettere a confronto due farmaci utilizzati per l'ADHD: una miscela di sali di amfetamina somministrati con una formulazione a rilascio prolungato e atomoxetina, il primo farmaco non stimolante approvato dall'FDA per la malattia. Allo studio, che è stato finanziato dai produttori di uno dei due farmaci (ndr casualmente il vincitore del confronto), hanno preso parte 200 bambini di età compresa tra 6 e 12 anni diagnosticati con ADHD. Secondo gli autori il trattamento con sali di anfetamina avrebbe una efficacia maggiore nel tempo, ma non sono mancate le polemiche.

Le caratteristiche dello studio...


Ai piccoli partecipanti allo studio è stato somministrato un placebo per tre giorni. Quindi sono stati assegnati casualmente ai due gruppi di trattamento e monitorati in tre sessioni settimanali della durata di 12 ore in un ambiente scolastico simulato. Di sessione in sessione i dosaggi di farmaco sono stati aumentati, secondo le raccomandazioni dei produttori e il comportamento dei bambini è stato valutato, in base agli standard di misurazione esistenti, ogni due ore e trenta minuti. I risultati? Ambedue i farmaci sono risultati efficaci, ma se con atomoxetina l'effetto tende a diradarsi alla seconda settimana, con i sali di amfetamina si consolida man mano. Non solo, si potenzia anche la performance intellettuale misurata su un test matematico. La risposta dei produttori di atomoxetina non si è fatta attendere. La durata dello studio e la selezione dei pazienti ha condizionato fortemente lo studio. Sarebbero necessarie, infatti, fino a sei settimane per apprezzare a pieno i benefici del farmaco. Inoltre sarebbero stati esclusi dal test i bambini con il sintomo più comune di ADHD: la distrazione. Il campione esaminato non rappresenterebbe perciò la popolazione affetta da ADHD.

...e quelle dei farmaci


Al di là della competizione e delle pollemiche, i due farmaci sono comunque efficaci verso l'ADHD ma con meccanismi diversi. Il primo, il cui uso è consentito solo sui bambini, è una miscela di quattro anfetamine che sembra in grado di riequilibrare due sostanze chimiche, dopamina e noradrenalina, in aree del cervello predisposte al controllo dell'attenzione. Al contrario degli stimolanti, invece, atomoxetina riguarda solo la noradrenalina e non la dopamina. Viene assunta una volta al giorno ed è approvata dall'FDA per l'uso anche su adolescenti e adulti affetti da deficit di attenzione e iperattività. Quanto agli effetti collaterali, sembrerebbero pochi. Nel primo caso difficoltà ad addormentarsi, nel secondo sonnolenza diurna. Un dazio da pagare se proprio si vuol placare i piccoli Attila. Viene da lodare, però, la grande cautela e l'equilibrio tenuti dal Ministero della Salute nell'affrontare questo aspetto delicato.

Marco Malagutti



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