Il cuore si veste di rosso

21 febbraio 2007
Aggiornamenti e focus

Il cuore si veste di rosso



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La comparsa e la conoscenza della menopausa sono un fenomeno relativamente recente. Conosciuto oggi come fenomeno che accompagna l'avanzare dell'età della popolazione femminile umana (gli altri animali non hanno la menopausa) fino al 1902 non se ne trova traccia nei trattati di medicina. Per un motivo molto semplice: l'aspettativa di vita delle donne era 43 anni, e non facevano in tempo a entrare in menopausa, in Cina bisogna aspettare il 1956 per averne memoria. Questo riflette anche una conoscenza poco approfondita, una prevenzione spesso poco efficace, e una scarsa accettazione da parte delle donne che la affrontano.

Salute in passerella


Per rispondere a questi vuoti, è nato nel 2002 negli Stati Uniti il progetto Red Dress, che per la prima volta arriva anche in Italia. Il richiamo alla moda è chiaro, infatti la campagna è strettamente legata a questo mondo, da sempre ambito sociale e professionale a maggioranza femminile: sulle passerelle di ogni stilista che ha aderito sfilerà un abito rosso che sarà poi messo all'asta per raccogliere fondi. Quest'anno Red Dress ha una versione anche italiana, Red Dress Italia, promossa dalla Fondazione Giovanni Lorenzini, che ha una sede anche a Houston, e dalla Fondazione per il cuore (membro del World Heart Federation) e patrociniata dal Ministero della salute. L'obiettivo è sensibilizzare le donne nei confronti delle malattie cardiovascolari.
In occasione della sua presentazione, Silvia Priori, direttore del Servizio di cardiologia molecolare dell'Università degli studi di Pavia, ha ricordato che il rischio aumenta con la menopausa: "Vengono meno i fattori protettivi ormonali, ma il rischio va gestito prima della menopausa, quando il cuore diventerà più vulnerabile".
Di questo rischio, tuttavia, affermano gli esperti non c'è una percezione sociale perché nelle donne subentra tardivamente, tra i 65 e i 75 anni, quando in teoria sono socialmente meno attive ed è quindi meno visibile. Nell'uomo l'impatto del rischio di infarto arriva prima, intorno ai 50 anni, compromettendo vita sociale e professionale. Anche se, ha sottolineato Emanuela Folco, segretario generale della Fondazione Giovanni Lorenzini: "A quell'età le donne sono ancora figlie, ma anche mamme, nonne, mogli e spesso ancora lavoratrici, figure importanti per l'equilibrio della famiglia, e quindi della società".

La vita che cambia


A questa realtà non corrisponde una percezione nemmeno da parte dei medici: "I medici sottovalutano la cardiopatia nella paziente, tendono a essere meno aggressivi e la curano meno con farmaci specifici. La donna cardiopatica ha meccanismi diversi, e le complicanze sono maggiori perchè la patologia subentra su un individuo più vecchio".
Non a caso tra il 1998 e il 2003, di 90 farmaci approvati solo il 37% avevano dati specifici in base al sesso e gli studi sulla cardiopatia ischemica arruolavano dal 20 al 39% di donne. Eppure come ha ricordato Pier Giorgio Crosignani, direttore del II Istituto di clinica ginecologica e ostetrica dell'Università degli studi di Milano, la menopausa è un momento della vita della donna che dura sempre più a lungo, visto l'aumento dell'aspettativa di vita: "Il comportamento clinico dopo la menopausa - spiega il ginecologo - è del tutto nuovo per la donna, in questo periodo le malattie che poco la colpivano nelle età precedenti o quelle che già la colpivano assumono un andamento clinico completamente diverso, più pesante per evoluzione e richiesta di intervento medico". Le patologie non sono solo cardiovascolari ma anche dell'area tumori, dell'infiammazione cronica e del sistema nervoso centrale. Compare depressione e spesso diabete, causa subdola e poco conosciuta di cadute e quindi di fratture di ossa più fragili perchè osteoporotiche.
Il mondo scientifico, le istituzioni sanitarie, gli operatori sanitari sono pronti ad affrontare tale e tanta specificità di un mondo tutto al femminile? Pare di no, parola di esperti. Una ragione in più per promuovere progetti che vanno in questa direzione, che informino la donna prima che raggiunga l'età della menopausa, per affrontarla con serenità, prevenire il più possibile le patologie a essa correlate, senza trasformarla in una patologia.

Simona Zazzetta



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