Cattivi maestri

15 febbraio 2008
Aggiornamenti e focus

Cattivi maestri



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Nel 1977 nasce l'espressione "sex drug and rock 'n' roll" dal titolo di un famoso singolo di Ian Dury, tuttora in voga per indicare la trasgressione per antonomasia, Eric Clapton, sempre nel 1977, esce con un brano scritto da John Cale intitolato Cocaine. Dieci anni prima i Doors debuttano con un disco omonimo in cui si parla di una "crystal ship", ipotizzabile siringa per iniettare eroina. Nello stesso anno, i Beatles, intitolan un loro pezzo "Lucy in the Sky with Diamonds", in cui le lettere iniziali compongono l'acronimo L.S.D. della dietilamide dell'acido lisergico. Nel bene e nel male, la musica ha spesso fatto ricorso o riferimento alla droga e più in generale al consumo di sostanze, dalle sigarette all'alcol, dalla marijuana all'eroina. Cambiano le sonorità, cambiano i volti e le mode, ma questa tendenza non si è persa nel tempo, in compenso è aumentata la consapevolezza dei potenziali effetti dell'esposizione a questo tipo di stimolo sulle giovani generazioni.

Riferimenti diffusi


Per quanto non si possa quantificare l'esito di questi messaggi su una giovane mente in formazione, si possono quantificare gli stimoli che riceve. E la musica rappresenta un veicolo importante: gli adolescenti tra i 15 e i 18 anni ascoltano in media 2,4 ore di musica al giorno, il 98% ha una radio, un lettore di compact disc o di Mp3 in casa, l'86% ce l'ha nella propria camera. Un'analisi dei contenuti di brani di generi musicali molto ascoltati tra i giovani ha tracciato una mappa di che cosa e come oggi si parla di droga, fumo, alcol e uso di sostanze in genere, scoprendo una densità notevole di riferimenti. Sono stati selezionati 279 brani che secondo una nota rivista americana di musica, erano i più ascoltati del 2005. Senza distinzioni di modalità, il 41,6% conteneva riferimenti all'uso di sostanze, il 33,3% lo faceva in modo esplicito. La sostanza meno citata è il tabacco di sigarette (2,9%), la più comune è l'alcol (23,7%) a seguire la marijuana (13,6%) e altre sostanze illecite o farmaci (11,5%). L'uso viene associato, prevalentemente, al sesso e al denaro nelle canzoni rap, hip-hop, all'umore nelle canzoni rock, pop e country, alla dipendenza e all'assuefazione nel rock. Inoltre nel 16% dei brani predominano le conseguenze negative al consumo di sostanze mentre nel 68% predominano quelle positive.

Creatività per prevenire


Nel complesso, quindi, è sostenibile l'ipotesi che la musica ascoltata per lo più dai giovani veicoli un modello positivo rispetto all'uso di sostanze. In modo decisamente permeante se si considera che un certo tipo di apprendimento passa, non dall'esperienza diretta, ma attraverso comportamenti proposti dall'esterno con modalità suggestive, accompagnate da motivazioni convincenti, da associazioni a qualcosa di desiderabile e a conseguenze positive. Nei primi anni delle scuole superiori statunitensi sono previste sei ore all'anno di educazione alla salute sul consumo di sostanze, ma sulla base dei dati raccolti ogni anno è esposto a 30 mila riferimenti alle sostanze di abuso, solo attraverso la musica. L'educazione alla salute andrebbe quindi ripensata. Non potendo intervenire sulla vena artistica dei cantanti e nemmeno sulle dinamiche del mercato discografico, gli autori dell'indagine, tra i quali alcuni pediatri, suggeriscono invece di prendere esempio e di cercare una via creativa, per esempio, per insinuare il dubbio nei ragazzi che ciò che i loro idoli dicono sull'uso di sostanze potrebbe non essere vero. Introdurre, per esempio, programmi di educazione ai mezzi di comunicazione in cui si impara a leggere, analizzare e valutare i messaggi e le modalità usati dalla comunicazione. Nella fase adolescenziale c'è poca sensibilità alle conseguenze legali e fisiche del consumo di droga e alcol, per altro si considerano spesso distanti e immuni a questi aspetti mentre l'attenzione si rivolge più ad argomenti sociali, sessuali, emozionali ed economici. Gli strumenti potrebbero essere quindi gli stessi, le finalità altre: non vendere dischi ma guadagnarci in salute.

Simona Zazzetta



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