Sotto controllo se...

24 aprile 2003
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Le gravi malattie del fegato (come la ) e gli squilibri delle funzioni di quest'organo possono essere messi in luce da alcuni esami chimico-clinici relativamente semplici, poco invasivi e di costo tutto sommato contenuto. Di seguito un breve escursus sui significati di alcune sostanze che si possono comunemente dosare con un prelievo di sangue.

La bilirubina è il prodotto più importante della morte fisiologica dei globuli rossi in quanto deriva dalla distruzione dell'emoglobina. Una volta formatasi la bilirubina giunge al fegato, attraverso il torrente circolatorio, viene modificata mediante coniugazione con acido glicuronico, poi sotto forma di bilirubina coniugata (frazionata, diretta) viene secreta nella bile e quindi espulsa nell'intestino. Nell'adulto sano la bilirubina frazionata dovrebbe essere assente, mentre quella totale (non coniugata, indiretta) dovrebbe essere compresa tra 0,3 a 1,5 mg/decilitro (mg/dl). L'aumento del valore di bilirubina totale può indicare: ittero in atto per eccessiva distruzione di globuli rossi; epatite acuta, alcolica, cronica o cirrosi; ostruzione delle vie biliari, dovuta a calcoli della colecisti, colecistiti, cirrosi biliare e altro.
La presenza di elevati valori di bilirubina frazionata, invece, indica sicuramente che c'è un'ostruzione delle vie biliari. Per capire a che cosa è dovuta si deve procedere a ulteriori analisi dei pigmenti biliari presenti nelle urine. Se la bilirubina supera i livelli di 2,5 mg per 100 ml compare una colorazione gialla delle sclere e poi della cute (ittero).

Le fosfatasi alcaline sono enzimi presenti in tutto l'organismo, tuttavia l'80% di essi si concentra nel fegato e nelle ossa. Nell'adulto sano il loro valore deve essere di 30-100 UI (unità internazionali). Un incremento consistente (superiore al 30 per cento del valore normale) di questo parametro può indicare un blocco delle vie biliari (calcoli, colecistiti, tumori) o una malattia epatica (epatite). Può tuttavia indicare anche malattie ossee.

Le transaminasi sono enzimi prodotti dal fegato (e dai muscoli). Ne esistono parecchi, ma quelli che vengono valutati sono due: SGPT (transaminasi glutammico-piruvica o ALT alanina aminotransferasi) e SGOT (transaminasi glutammico-ossalacetica o AST aspartato aminotransferasi), che nell'adulto sano hanno valori normali pari rispettivamente a 5-40 UI e 5-35 UI per litro.
La GPT è localizzata prevalentemente nelle cellule del fegato perciò un suo incremento nel sangue si verifica quando le cellule epatiche sono state danneggiate o distrutte. Tutti i tipi di malattie del fegato, virale, alcolica, da farmaco, ecc. causano danno delle cellule e quindi possono portare a livelli elevati nel siero della GPT.
La GOT è meno specifica perché si trova anche in altri organi e apparati (cuore, muscoli).
Valori particolarmente elevati della SGPT e della SGOT (pari a 300 e più unità internazionali) sono frequenti soprattutto quando è in corso un'epatite virale acuta. In molti casi di malattie epatiche causate da virus il rapporto SGPT/SGOT è superiore a 1 e nel 50 per cento dei malati l'SGPT supera il valore di 500 UI, mentre nelle forme di origine alcolica o tossica l'aumento sierico della SGOT è superiore a quello della SGPT (rapporto SGPT/SGOT inferiore a 1).

Molte sostanze necessarie per la coagulazione del sangue sono prodotte dalle cellule epatiche, quando la funzionalità epatica è alterata la loro sintesi e secrezione nel sangue diminuisce. Per valutare l'efficienza del meccanismo della coagulazione si testa il tempo di protrombina. I valori vengono espressi sotto forma di percentuale o in secondi, il valore medio dell'adulto sano è pari a 80-100 per cento o 15 secondi circa. La diminuzione dell'attività protrombinica è una conferma di deficienze della funzionalità epatica. Rispetto agli altri esami ha un valore prognostico inferiore, in quanto il fegato può essere già da tempo colpito da un disturbo prima che il valore del tempo di protrombina si modifichi.

Gammaglutamiltransferasi (o gammaglutamiltranspeptidasi, gammaGT) ha un significato simile alle fosfatasi alcaline ma, in genere, è un enzima più sensibile. Può essere incrementato in tutte le malattie epatiche: i suoi livelli, nel fegato e quindi nel siero, possono anche crescere sotto l'effetto dell'alcol o di vari farmaci che sono metabolizzati dal fegato stesso.

Albumina: è la principale proteina che circola nel sangue ed è sintetizzata dal fegato. Una sua ridotta concentrazione può indicare uno scarso funzionamento del fegato, anche se altre condizioni, come la malnutrizione o una eccessiva perdita a livello renale, possono essere la causa di una sua diminuzione.

Elettroforesi: con questo test le proteine del siero vengono separate con l'utilizzo di un debole campo elettrico. Delle quattro principali classi di proteine (l'albumina, le alfaglobuline, le beta globuline e le gamma globulina) viene misurata anche la concentrazione. Nel paziente cirrotico l'albumina è generalmente ridotta e le gammaglobuline elevate (soprattutto nelle epatopatie alcoliche e in quelle autoimmuni).

Marcatori antitumorali: il più importante è l'alfafetoproteina, alti livelli nel sangue sono presenti in un'epatite acuta, mentre in una forma cronica un loro netto incremento può significare la comparsa di un tumore epatico.

Le indagini per scoprire se si è affetti da epatite virale e, in caso positivo, di quale epatite si tratta meritano, invece, una trattazione separata.

Elisa Lucchesini



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