La pillola

27 febbraio 2004
Aggiornamenti e focus

La pillola



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Quando una donna in età fertile desidera programmare con serenità e determinazione una gravidanza, nella maggior parte dei casi, pensa alla " pillola". E in verità, questo metodo, cioè la contraccezione orale, è quello considerato come il più sicuro (0,1 % di fallimento) almeno per i paesi industrializzati. Forse non tutte sanno, però, che l'arrivo sul mercato americano della pillola anticoncezionale avvenne nei primi anni '60 e che questo evento si considera, oggi, come uno dei più importanti del ventesimo secolo.
Di fatto, la pillola nacque dalla combinazione di due principi ormonali naturali e fisiologici. In altri termini, altro non è che una miscela sintetica di estrogeni e progestinici, gli ormoni che controllano la funzione femminile. Estrogeni e progesterone, in compagnia dei loro derivati metabolici, sono appunto attivi fisiologicamente quando la donna diviene fertile (feconda e fecondabile - alla comparsa del menarca, cioè alla prima mestruazione) e controllano l'ovaio (uno si trova a sinistra e uno a destra) e l'utero. L'alternanza dei cicli ovarico e uterino permette l'alternanza della fase fertile e di quella non fertile (la mestruazione), quindi, la pillola agisce mimando ciò che si verifica in natura. Per essere ancora più chiari, assumendo la pillola si controllano da un lato la maturazione degli ovuli (il ciclo ovarico) e dall'altro, la preparazione dell'utero alle fasi della mestruazione e/o della gravidanza (ciclo uterino).

Meccanismo d'azione


La temporanea e reversibile incapacità riproduttiva della donna che assume contraccettivi orali avviene grazie ad alcuni differenti e principali meccanismi:
  • blocco dell'ovulazione
  • controllo e modificazione della mucosa uterina (endometrio) per impedire la preparazione all'impianto dell'uovo
  • alterazione del muco cervicale (della cervice uterina) per ostacolare il passaggio degli spermatozoi
  • alterazione della motilità delle tube ovariche (annessi bilaterali che connettono ogni ovaio all'utero) per ostacolare il passaggio dell'ovocita (l'uovo maturo potenzialmente fecondabile).
In termini più chiari, è proprio la sinergia (compartecipazione) di tutti questi meccanismi che fa della pillola il contraccettivo più sicuro. Inoltre, se i primi preparati erano a più alto contenuto d'estrogeni, oggi, le pillole più usate sono quelle a basso contenuto estrogenico. Queste ultime possiedono effetti metabolici indesiderati e collaterali abbastanza scarsi insieme con la stessa efficacia sul controllo dei cicli femminili. Inoltre, le nuove combinazioni molecolari, sono state recentemente discolpate dalle accuse più pesanti (rischio di cancro della mammella e dell'apparato genitale e rischio cardiovascolare) che venivano rivolte ai preparati storici. In proposito, infatti, la letteratura scientifica si era prodotta in maniera quasi eccessiva riguardo al rischio aumentato di cancro nelle donne che per molti anni fanno uso della pillola. Ma oggi si tende a ritenere addirittura inferiore la possibilità di rischio di cancro per le consumatrici più fedeli, soprattutto, per il cancro dell'endometrio e per alcuni tumori dell'ovaio.

Quando e per chi


Per quanto sicura la pillola non è molto usata, o perlomeno non è diffusa in Italia, in misura paragonabile alla sua efficacia, sia sul controllo delle nascite sia sui problemi endocrini e ginecologici diversi che si giovano della somministrazione dei contraccettivi (irregolarità mestruali, amenorrea primaria e secondaria, sindrome dell'ovaio policistico, sindrome premestruale e mestruale dolorosa, acne vulgaris). Secondo gli studi più recenti con l'arrivo della minipillola (quella a bassissimo contenuto di estrogeni) si conferma la possibilità di utilizzo per qualsiasi periodo dell'età riproduttiva: dalle più giovani ai primi rapporti fino alle meno giovani che fisiologicamente possono avere analoghi, seppure opposti, problemi di regolarizzazione e controllo dei propri cicli funzionali.
Ma qualche cautela è necessaria e ci sono pure delle controindicazioni precise che ogni donna dovrebbe conoscere.
Per prima cosa , la pillola, seppure per certi versi adatta ad ogni donna, ne rispecchia la singola e personale vita sessuale. Va quindi consigliata e prescritta per la prima volta dal ginecologo di fiducia dopo attenta valutazione clinica e l'efficacia nonché l'innocuità, vanno periodicamente testate con l'esecuzione di alcuni esami del sangue e anche strumentali (funzionalità epatica, prove di coagulazione, emocromo, glicemia, quadro lipidico, esame urine, controllo del peso e della pressione arteriosa insieme con un controllo delle funzioni cardiocircolatorie nelle donne più mature).

Esistono poi condizioni che richiedono particolare cautela:
  • la calcolosi della colecisti
  • emicrania e cefalea persistenti
  • l'abitudine al fumo di sigaretta (in particolare dopo i 35-40 anni)
  • obesità grave
  • dislipidemie gravi (sia ipercolesterolemie sia ipertrigliceridemia)
  • malattie epatiche congenite (con difetto della coniugazione della bilirubina)
  • gastroenteropatie acute e croniche con nausea vomito e episodi acuti o cronici di diarrea e malassorbimento
  • fare particolare attenzione e nel caso chiedere al proprio medico o al farmacista qualora si verifichi la contemporanea assunzione di alcuni farmaci che possono interferire con lo smaltimento e il metabolismo della pillola (alcuni antibiotici, spironolattone, barbiturici, clorpromazina)
Qualche precauzione in più:
  • in caso di dimenticanza di assunzione di una compressa se sono passate meno di 12 ore si può assumere comunque e continuare con la stessa regolarità. In caso però le dimenticanze siano più di una bisogna comunque terminare la confezione con qualche dubbio sull'efficacia contraccettiva di quel mese smemorato
  • la copertura contraccettiva non è immediata, ossia, chi si avvicina per la prima volta al contraccettivo orale come metodo di controllo delle nascite deve mettere in conto che il proprio organismo necessita di qualche ciclo di adattamento. Nella maggior parte dei casi dopo un mese di assunzione regolare e costante si può stare tranquille.
Infine, esistono delle controindicazioni specifiche, ossia, è meglio non prendere la pillola in caso di :
  • gravidanza e allattamento
  • malattie tromboembolica o tromboflebitica in atto o anche pregressa
  • cardiovasculopatie in atto o anche pregresse con e senza ipertensione arteriosa (infarto miocardio e angina pectoris)
  • tumori della mammella anche pregressi e anche di altri organi connessi o dei tessuti ormono-dipendenti
  • disfunzioni epatiche o tumori del fegato anche se pregressi
  • storia di colecistopatia in una precedente gravidanza e colecistopatia cronica
  • diabete mellito in grave scompenso metabolico
  • dopo interventi chirurgici importanti o dopo traumi gravi per i quali sia richiesta lunga immobilizzazione degli arti inferiori.
Insomma, qualche dubbio ancora potrebbe rimane alle consumatrici meno informate. Per esempio, la discussione sempre attuale, sull'opportunità di sospenderne temporaneamente l'assunzione allo scopo di ripristinare periodicamente la funzioni cicliche femminili o anche quell'altra questione assillante, di come supplire ad una dimenticanza di assunzione per un giorno. Sia nel primo sia nel secondo caso, chi deve rispondere è sempre il medico di fiducia, seppure la farmacologia moderna abbia cominciato da tempo a dare risposte positive con l'introduzione delle minipillole.
I contraccettivi orali di ultima generazione, infatti, sono stati progettati per essere utilizzati con sicurezza anche per molti anni e vengono assunti per tutto il ciclo (28 giorni consecutivi) dato che alcune delle pillole inserite nella confezione non contengono ormoni ma sostanze con effetto placebo, in questo modo si evita la dimenticanza. Qualche inevitabile inconveniente burocratico: la prescrizione è obbligatoria e va ripetuta periodicamente (la ricetta è soggetta a scadenza) e la spesa è a totale carico delle consumatrici salvo eccezioni particolari e specificate per i preparati di prima generazione ad elevato contenuto estrogenico che sono, invece, a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Patrizia Maria Gatti



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