Più prevenzione più ricerca

20 febbraio 2009
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Ogni anno quattro milioni di europei devono fare i conti con fratture ossee da osteoporosi. Un problema che in Italia riguarda tra il 30% e il 50% delle donne e tra il 15% e il 30% degli uomini. Questi sono solo alcuni dei dati comunicati a Roma lo scorso 12 febbraio durante il Convegno "Osteoporosi: Le Fratture da Fragilità". "L'Italia già oggi - ha dichiarato Fabrizio Oleari, direttore generale del dipartimento Prevenzione del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali - rappresenta la nazione europea con la massima percentuale di ultrasessantacinquenni e, in considerazione del previsto aumento dell'aspettativa di vita nel prossimo decennio, si può facilmente intuire l'esposizione di queste persone al rischio di maggiori fragilità e di non autosufficienza. E' fondamentale quindi un approccio di promozione della salute e di sensibilizzazione della popolazione sui vantaggi collegati all'adozione di stili di vita sani in una visione che abbracci l'intero corso della vita, anche in considerazione del fatto che le cure per l'osteoporosi sono lunghe e non conducono alla guarigione, ma servono solo al contenimento della malattia".

Dati in crescita


"Le fratture da fragilità - ha detto Umberto Tarantino dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata - minando la qualità di vita dei soggetti colpiti, gravando notevolmente sul sistema sociosanitario e aumentando il rischio di incorrere in un'ulteriore frattura, necessitano di un inquadramento diagnostico e terapeutico sempre più mirato, consapevole e multidisciplinare".In Italia sono circa 5 milioni gli individui affetti da osteoporosi e di questi oltre 1 milione sono uomini. Tra questi approssimativamente 3 milioni degli affetti sono inconsapevoli di correre il rischio di fratturarsi, mentre la spesa sanitaria per le complicanze di queste condizioni, le fratture da fragilità, cresce in modo esponenziale di anno in anno. I soli costi ospedalieri delle fratture di femore si attestano intorno ai 700 milioni di euro per anno. Alcune stime dell'OMS fanno presumere che per un paese longevo come l'Italia i costi potrebbero raddoppiare entro il 2050.

Investimenti ancora insufficienti


"Sebbene le risorse che il Servizio Sanitario investe nella prevenzione delle fratture da osteoporosi siano cresciute negli ultimi anni, queste sono ancora insufficienti" afferma Sergio Ortolani, presidente LIOS e direttore del Centro Malattie Metaboliche Ossee dell'Istituto Auxologico di Milano. Inoltre, i pazienti continuano a incontrare notevoli difficoltà di accesso alla diagnosi e alla terapia dell'osteoporosi. Per esempio, i criteri definiti a livello nazionalenell'ambito dei LEA per le prestazioni di densitometria ossea, mezzo fondamentale per la diagnosi dell'osteoporosi, vengono applicati in modo difforme a livello regionale o di singola ASL. Anche l'applicazione della Nota 79, che prevede una serie di situazioni in cui i farmaci contro l'osteoporosi possono essere prescritti per la prevenzione primaria o secondaria delle fratture, viene molto spesso disattesa, venendo a negare trattamenti di provata efficacia apazienti che si trovano in condizione di elevato rischio di frattura.
"Questo convegno - ha dichiarato Cesare Cursi Presidente della Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato e Presidente dell'Osservatorio Sanità e Salute - rappresenta una tappa importante per verificare ciò che è stato fatto e ciò che si deve fare sulla base anche delle mozioni approvate dal Senato all'unanimità nel dicembre scorso con il parere favorevole del Governo. Più risorse per la ricerca, più assistenza sul territorio, più prevenzione:queste sono le condizioni che, insieme a trattamenti sanitari e farmaceutici appropriati, possono rappresentare per il futuro una certezza a garanzia della salute dei cittadini colpiti dalla osteoporosi".

Gianluca Casponi



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