L’ambiente nuoce gravemente alla salute

08 ottobre 2010
Aggiornamenti e focus

L’ambiente nuoce gravemente alla salute



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di Simona Zazzetta

Come sottolineato in un incontro tra esperti, di recente promosso a Milano dalla Mario Negri institute alumni association, viviamo immersi in un aerosol e respiriamo in condizioni normali circa 200 milioni di particelle al minuto, 10 milioni delle quali si fermano nei polmoni e vi restano depositate. Se la concentrazione di particelle aumenta ulteriormente o se varia la composizione e subentrano componenti tossici, compaiono anche danni alla salute.

Sono, infatti, in aumento i segni dell'impatto negativo, per esempio sull'apparato respiratorio e sul sistema cardiovascolare, registrato da numerose indagini sperimentali ed epidemiologiche. Gli esperti tendono a fare una distinzione tra gli effetti acuti che si manifestano subito dopo l'innalzamento delle concentrazioni di inquinanti atmosferici, come aumento dei decessi o dei ricoveri, e gli effetti cronici. Questi ultimi infatti si manifestano a causa di una prolungata esposizione che può favorire la comparsa di patologie croniche a carico dell'apparato respiratorio, come asma, sensibilizzazione agli allergeni e probabilmente anche tumore polmonare, o a carico del sistema cardiocircolatorio con patologie che vanno dall'infarto alla trombosi venosa. Il dato rincuorante è che a differenza di periodi storici passati alcuni inquinanti di riconosciuta pericolosità, come l'anidride solforosa (SO2), sono nettamente diminuiti. Per contro, sono ancora molto alti, o in aumento, i livelli del particolato, le cosiddette polveri sottili (Pm10), la cui presenza soprattutto nelle aree urbane è da attribuire al traffico delle auto. Il particolato fine, oltre a raggiungere trachea e bronchi, tende a penetrare nel sangue, interferendo con la coagulazione e aumentando, appunto, la tendenza alla trombosi. È stato, infatti, stimato che un aumento di 10 microgrammi al metro cubo di Pm10 fa salire dell'1% la mortalità totale. Un dato che si traduce, per esempio in una città come Milano, in un numero di morti compreso tra 160 e 200 attribuibili alle condizioni di esposizione. Una recente ricerca condotta presso l'ospedale San Paolo di Milano, ha registrato un aumento dei ricoveri per problemi respiratori in corrispondenza dell'aumento delle concentrazioni di monossido di carbonio (CO) e di biossido di azoto (NO2).

L'impatto sulla salute dei bambini rappresenta un capitolo a parte proprio perché come sostiene Luigi Terracciano, dirigente medico nello staff di Pediatria del Presidio ospedaliero Macedonio Melloni di Milano «I bambini non sono adulti in miniatura e interagiscono con l'ambiente in maniera diversa, che determina una suscettibilità ai danni da sostanze inquinanti che è quasi sempre maggiore». Nel bambino, infatti, le difese dalle aggressioni ambientali sono ancora immature ed è in corso un processo di sviluppo e di accrescimento di organi e funzioni, che lo rendono particolarmente vulnerabile. Ma gli effetti degli inquinanti possono incidere sull'evoluzione nel periodo prenatale e immediatamente post-natale: per esempio è stata riscontrata una riduzione del peso alla nascita per esposizione al particolato, all'ozono e agli ossidi di azoto, ma anche al fumo di sigarette attivo e passivo. Le conseguenze possono essere ancora più gravi, come dimostrano i dati di aumento dei casi di tumore e di malattie neuropsichiche. Per ciò che riguarda i tumori, l'incremento più consistente interessa i bambini sotto l'anno di età per alcune particolari forme di tumore come linfomi e tumori del sistema nervoso, che rendono molto probabile il contributo alla loro genesi di un'esposizione materna o dei gameti a sostanze tossiche. Inoltre, centinaia di studi confermano che la presenza nell'ambiente di sostanze simili a molecole presenti nell'organismo, di metalli pesanti e di altri inquinanti può interferire sullo sviluppo neuro-endocrino dell'embrione, del feto e del bambino. Un recente studio della Harvard school of pubblic health, pubblicato sul Lancet, segnala l'aumento dei danni neuro-psichici che interessano ormai il 10% dei bambini.



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