Abesart

07 novembre 2024

Abesart


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Cos'è Abesart (irbesartan)


Abesart è un farmaco a base di irbesartan, appartenente al gruppo terapeutico Antagonisti dell'angiotensina II. E' commercializzato in Italia da Genetic S.p.A.

Confezioni e formulazioni di Abesart disponibili in commercio


Selezionare una delle seguenti confezioni di Abesart disponibili in commercio per accedere alla scheda completa, visualizzare il prezzo e scaricare il foglietto illustrativo (bugiardino):

A cosa serve Abesart e perchè si usa


Trattamento dell'ipertensione essenziale.

Trattamento di malattie renali in pazienti con ipertensione e diabete mellito tipo 2 come parte di un regime di farmaci antipertensivi (vedi sezione 5.1).

Indicazioni: come usare Abesart, posologia, dosi e modo d'uso


La usuale dose iniziale e di mantenimento raccomandata è di 150 mg una volta al giorno, con o senza cibo. Abesart alla dose di 150 mg una volta al giorno generalmente fornisce un migliore controllo della pressione arteriosa nell'arco delle 24 ore rispetto a 75 mg. Tuttavia l'inizio della terapia con 75 mg deve essere preso in considerazione, particolarmente in pazienti emodializzati e nei pazienti anziani di età superiore ai 75 anni.

In pazienti insufficientemente controllati con 150 mg una volta al giorno, la dose di Abesart può essere aumentata a 300 mg, oppure può essere aggiunto un altro agente antipertensivo. In particolare l'aggiunta di un diuretico come l'idroclorotiazide ha mostrato un effetto additivo con Abesart (vedi sezione 4.5).

In pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 si dovrebbe iniziare la terapia con 150 mg di irbesartan una volta al giorno e aumentarla fino a 300 mg una volta al giorno come dose di mantenimento preferita per il trattamento della malattia renale.

La dimostrazione del beneficio sul rene nei pazienti ipertesi con diabete di tipo 2 si basa su studi nei quali l'irbesartan è stato impiegato in aggiunta ad altri medicinali antipertensivi, al bisogno, per raggiungere la pressione arteriosa desiderata. (vedi sezione 5.1).

Popolazioni speciali

Ridotta funzionalità renale: Nei soggetti con ridotta funzionalità renale non si rende necessaria alcuna variazione del dosaggio. Una dose iniziale più bassa (75 mg) deve essere presa in considerazione nei pazienti sottoposti ad emodialisi (vedi sezione 4.4).

Insufficienza epatica: Nei soggetti con lieve o moderata insufficienza epatica non si rende necessaria alcuna variazione del dosaggio. Non ci sono dati clinici relativi a pazienti con insufficienza epatica grave.

Pazienti anziani: Sebbene negli anziani di età superiore ai 75 anni debba essere presa in considerazione la possibilità di iniziare la terapia con 75 mg, generalmente non è necessario l'aggiustamento della dose.

Pazienti pediatrici: la sicurezza e l'efficacia nei bambini da 0 a 18 anni non è stata stabilita. I dati attualmente disponibili sono descritti nelle sezioni 4.8, 5.1 e 5.2 ma non può essere fatta nessuna raccomandazione sulla posologia.

Metodo di somministrazione

Uso orale.

Controindicazioni: quando non dev'essere usato Abesart


Ipersensibilità nei confronti della sostanza attiva o ad uno qualsiasi degli eccipienti (vedi sezione 6.1).

Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedi sezioni 4.4 e 4.6).

Abesart può essere usato durante la gravidanza e l'allattamento?


Gravidanza: l'uso di AIIRA non è raccomandato nel primo trimestre dei gravidanza (vedi sezione 4.4). L'uso di AIIRA è controindicato nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza (vedi sezioni 4.3 and 4.4).

L'evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell'esposizione ad ACE-inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un lieve aumento del rischio. Sebbene non siano disponibili dati epidemiologici controllati sul rischio con antagonisti del recettore dell'angiotensina II (AIIRA), un simile rischio può esistere per questa classe di medicinali. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere ad un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l'uso in gravidanza, a meno che la prosecuzione della terapia con AIIRA sia considerata essenziale. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve essere iniziare una terapia alternativa.

È noto che nella donna l'esposizione ad AIIRA durante il secondo ed il terzo trimestre induce fetotossicità umana (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell'ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedi sezione 5.3).

Se dovesse verificarsi un'esposizione ad un AIIRA dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.

I neonati le cui madri abbiano assunto AIIRA devono essere attentamente seguiti per quanto riguarda l'ipotensione (vedi sezioni 4.3 e 4.4).

Allattamento: Siccome non sono disponibili informazioni relativamente all'uso di irbesartan durante l'allattamento, irbesartan non è raccomandato e sono preferibili trattamenti alternativi con profili di sicurezza meglio comprovati durante l'allattamento, specialmente in caso di allattamento di neonati o neonati pre-termine.

Fertilità: Irbesartan non ha effetto sulla fertilità dei ratti trattati e sulla loro progenie fino ai livelli di dosaggio che inducono i primi segni di tossicità parenterale (vedere sezione 5.3).

Quali sono gli effetti indesiderati di Abesart


In studi clinici controllati con placebo su pazienti ipertesi, l'incidenza totale degli eventi avversi nei soggetti trattati con irbesartan (56.2%) è stata sovrapponibile a quella rilevata nei soggetti trattati con il placebo (56.5%). Le interruzioni della terapia dovute ad effetti indesiderati clinici o di laboratorio sono stati meno frequenti per i pazienti trattati con irbesartan (3.3%) che per quelli trattati con placebo (4.5%). L'incidenza degli eventi avversi non è dipesa da dose (nel range posologico raccomandato), sesso, età, razza o durata del trattamento.

In pazienti diabetici ipertesi con microalbuminuria e funzionalità renale normale, è stata riportata vertigine ortostatica e ipotensione ortostatica nello 0,5% dei pazienti (cioè non comune), ma in un numero maggiore di casi rispetto al placebo.

La seguente tabella presenta le reazioni avverse riportate in studi controllati contro placebo in cui sono stati trattati con irbesartan 1965 pazienti ipertesi. Le voci contrassegnate con un asterisco (*) si riferiscono alle reazioni avverse che sono state ulteriormente riportate in > 2% dei pazienti diabetici ipertesi con insufficienza renale cronica e proteinuria franca e in un numero maggiore di casi rispetto al placebo.

La frequenza delle reazioni avverse sotto elencate viene definita secondo la seguente convenzione:

molto comune (≥ 1/10); comune (≥ 1/100, < 1/10); non comune (≥ 1/1,000, < 1/100); rara (≥ 1/10.000, < 1/1.000); molto rara (< 1/10.000). Nell'ambito di ogni raggruppamento delle frequenze, gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine di gravità decrescente.

Le seguenti reazioni avverse aggiuntive sono state riportate durante l'esperienza post marketing; derivano da relazioni spontanee:

Disturbi del sistema immunitario:

non nota: reazioni di ipersensibilità come angioedema, rash, orticaria

Disturbi del metabolismo e della nutrizione:

non nota: iperpotassiemia

Patologie del sistema nervoso:

Comune: capogiro, vertigine ortostatica*

Non nota: vertigine, cefalea

Patologie dell'orecchio e del labirinto:

Non nota: tinnito

Patologie cardiache:

non comune: tachicardia

Patologie vascolari:

comune: ipotensione ortostatica*

non comune: flaushing

Patologie respiratorie , toraciche e mediastiniche:

non comune: tosse

Patologie gastrointestinale:

comune: nausea/vomito

non comune: diarrea, dispepsia/bruciore

non nota: disgeusia

Patologie epatobiliari:

non comune: ittero

non nota: epatite, disfunzione epatica

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo.

non nota: vasculite leucocitoplastica

Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo:

comune: dolore muscoloscheletrico*

non nota: artralgia, mialgia (in alcuni casi associata ad aumento dei livelli plasmatici della creatina chinasi), crampi muscolari

Patologie renali e urinarie:

non nota: funzione renale compromessa, inclusi casi di insufficienza renale in pazienti a rischio (vedi sezione 4.4)

Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella

non comune: disfunzione sessuale

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione:

Comune: affaticabilità

non comune: dolore toracico

Analisi di laboratorio:

Molto comune: l'iperpotassiemia* si è verificata più spesso nei pazienti diabetici trattati con irbesartan rispetto a quelli trattati con placebo. Nei pazienti diabetici ipertesi con microalbuminuria e funzione renale normale, l'iperpotassiemia (≥ 5,5 mEq/l) si è verificata nel 29,4% dei pazienti nel gruppo irbesartan 300 mg e nel 22% dei pazienti nel gruppo placebo. Nei pazienti diabetici ipertesi con insufficienza renale cronica e proteinuria franca, l'iperpotassiemia (≥ 5.5 mEq/L) si è verificata nel 46.3% dei pazienti nel gruppo irbesartan e nel 26,3% dei pazienti nel gruppo placebo.

Comune: sono stati osservati aumenti significativi nella creatina chinasi plasmatica (1,7%) nei soggetti trattati con irbesartan. Nessuno di questi aumenti è stato associato ad eventi clinici muscoloscheletrici identificabili.

Nell'1,7% dei pazienti ipertesi con malattia renale diabetica in stato avanzato trattati con irbesartan, è stata osservata una diminuzione dei valori dell'emoglobina*, non clinicamente significativa.

Pazienti pediatrici: in uno studio clinico randomizzato su 318 bambini ed adolescenti ipertesi, tra i 6 e i 16 anni di età, durante la fase in doppio cieco di tre settimane, si sono verificati i seguenti eventi avversi correlati: cefalea (7,9%), ipotensione (2,2%), capogiro (1,9%), tosse (0,9%). Nel periodo in aperto di 26 settimane di questo studio clinico, le più frequenti anomalie di laboratorio riportate sono state incrementi della creatinina (6,5%) ed elevati valori di CK nel 2% dei bambini trattati.

Patologie correlate:


Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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