Long Covid: il rischio nei bambini

17 febbraio 2022
Aggiornamenti e focus

Long Covid: il rischio nei bambini



Tags:

Monitorare e gestire i possibili casi di Long Covid tra bambini e adolescenti


Visitare tutti i bambini e gli adolescenti con una diagnosi sospetta o provata di Covid dopo 4 settimane dalla fase acuta dell'infezione per verificare la presenza di possibili sintomi di long Covid. E programmare, in ogni caso, anche in assenza di questi sintomi, un ulteriore controllo dopo 3 mesi dalla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 per confermare che sia tutto normale o per affrontare i problemi emergenti, attraverso una valutazione approfondita degli stessi.

Sono le principali raccomandazioni della Società Italiana di Pediatria rivolte ai pediatri di famiglia e ai genitori per monitorare e gestire i possibili casi di Covid a lungo termine tra i bambini e gli adolescenti. Le raccomandazioni sono contenute in un Documento di Consenso redatto dalla SIP, su proposta del suo Tavolo Tecnico Malattie Infettive e Vaccinazioni e della Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI), in collaborazione con la Società Italiana di Malattie Infettive Pediatriche (SITIP), la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP), la Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP) e la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).

«La reale diffusione del long Covid tra bambini e adolescenti non è determinata, varia dal 4 al 60% a seconda degli studi, peraltro molto eterogenei. Negli Stati Uniti sono stati diagnosticati oltre 6 milioni di casi di long Covid in bambini e adolescenti (al 10 ottobre 2021) pari al 16% di tutti i casi di long Covid segnalati nell'intera popolazione» afferma la Presidente SIP Annamaria Staiano. «Sono necessari ulteriori studi non solo per definire la reale prevalenza del long Covid nei bambini, ma anche per comprendere meglio questa malattia e migliorare il trattamento. Al momento non esistono cure standardizzate; dopo gli accertamenti di routine si praticano le terapie sulla base del sintomo prevalente. Nel frattempo, la vaccinazione appare fondamentale per proteggere bambini e adolescenti dalle possibili conseguenze a lungo termine del Covid-19», aggiunge la Presidente SIP. Si può parlare di long Covid dopo tre mesi dalla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 in presenza di sintomi che perdurano da almeno 2 mesi e non possono essere spiegati da un'altra diagnosi. È importante valutare la possibile presenza di sintomi al termine della fase acuta tra la quarta e la dodicesima settimana.

«Come per gli adulti, anche per i bambini uno dei sintomi più comuni riscontrato nei lavori scientifici è l'affaticamento persistente che riportano fino all'87% dei pazienti con long-Covid», spiega Susanna Esposito, Responsabile del Tavolo Tecnico Malattie infettive e Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria. «Altri sintomi ai quali prestare attenzione sono: cefalea, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, dolore addominale, mialgia o artralgia, dolore toracico persistente, mal di stomaco, diarrea, palpitazioni cardiache e lesioni cutanee. I sintomi neuropsichiatrici persistenti sembrano essere i disturbi più comuni nei bambini e negli adolescenti che hanno avuto il Covid-19». Questi sintomi possono manifestarsi sia da soli che in combinazione, possono essere transitori o intermittenti, cambiare nel tempo o rimanere costanti. «Sebbene queste manifestazioni siano più frequenti in coloro che hanno avuto un'infezione acuta sintomatica o grave, sono state descritte anche in pazienti asintomatici o pauci-sintomatici. In massima parte sono la conseguenza dello stress causato dalla pandemia, indipendentemente dall'azione patogena del virus» aggiunge Esposito.

Fonte: Doctor33



In evidenza:

Speciale Coronavirus:

...e inoltre su Dica33:
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa