Long Covid: l'osteopatia può aiutare a risolvere i sintomi

24 aprile 2022
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Long Covid: l'osteopatia può aiutare a risolvere i sintomi



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La pandemia da Sars-Cov-2 ha avuto un forte impatto sulla salute delle persone, in coloro che hanno contratto il virus e sviluppato sintomi da Long Covid. A questo si aggiunge che molte persone hanno visto peggiorare la propria salute a causa dei cambiamenti imposti dalla pandemia allo stile di vita. L'osteopatia può essere un valido aiuto per migliorare le condizioni di salute e risolvere alcuni dei disturbi correlati a questa situazione.

Long Covid e osteopatia


Il Long Covid è una condizione clinica caratterizzata da segni e sintomi eterogenei che permangono o si sviluppano dopo quattro settimane dall'infezione acuta da SARS-CoV-2. Le manifestazioni cliniche sono molto variabili e oggi non esiste un consenso unanime sulle loro caratteristiche, ma è possibile distinguere sintomi come dispnea, tachicardia, cefalea e reflusso.

«Già prima del Covid, queste erano tra le cause di consulto osteopatico per migliaia di cittadini ogni anno, che dall'osteopatia hanno potuto trarre numerosi benefici» ha spiegato a Dica33 Paola Sciomachen, Presidente del ROI-Registro degli Osteopati d'Italia «Inoltre, l'osteopatia può anche contribuire a trattare disturbi cronici che sono emersi o peggiorati a causa delle restrizioni per la pandemia, quali dolori muscolari e articolari, affanno, mal di testa e debolezza generale». Infatti, a sospensione degli abituali controlli di salute, lo stress, il mantenimento di posture scorrette durante lo smart working e l'interruzione dell'attività fisica hanno condizionato fortemente il nostro stile di vita e possono aver lasciato conseguenze sul nostro stato di salute.

Trattamenti osteopatici per dolori muscolo scheletrici, ma anche cefalea


I risultati dello studio "Gli italiani e l'osteopatia", realizzato nel 2017 dall'Istituto di ricerca Eumetra Monterosa per il ROI, indicano che il 70% di chi va dall'osteopata lo fa per curare dolori muscolo scheletrici. «Di questi il 90% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto. Gli altri disturbi cronici segnalati dai pazienti che si rivolgono a un osteopata sono cefalea, disfonia, dismenorrea, vulvodinia, reflusso e colon irritabile» spiega Sciomachen «Per intervenire, l'osteopata adegua il trattamento alle caratteristiche del singolo paziente, adottando un approccio centrato sulla persona».

Nelle forme severe collaborazione tra medico e osteopata

Chi ha avuto il Covid-19 senza necessità di ricovero, e volesse sottoporsi ad un trattamento osteopatico, può farlo dopo che si sono risolti i sintomi principali della malattia, ma persistono altri sintomi. «Si parla di Long Covid quando i sintomi si protraggono oltre le quattro settimane dall'infezione acuta da SARS-CoV-2» ricorda Sciomachen, e sottolinea «Certamente le persone che hanno avuto una sintomatologia severa, magari con ricovero in ospedale saranno seguite dal punto di vista medico per controlli successivi». In ogni caso, «l'osteopata deve tener conto della diagnosi medica e deve operare in un'ottica di collaborazione con i medici e gli altri professionisti che hanno in carico il paziente». A questo proposito «già nel 2017 lo studio "Gli italiani e l'osteopatia" indicava nei medici di base uno dei principali canali di conoscenza dell'osteopatia: 1 italiano su 3 sceglie infatti l'osteopata su consiglio del proprio medico generalista o di un altro specialista della salute» conclude Sciomachen, a sottolineare la collaborazione tra medici e osteopati.



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