La genialità di Syd Barrett e la sindrome di Asperger

18 gennaio 2017

La genialità di Syd Barrett e la sindrome di Asperger



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Un momento di grande interesse e comunicazione attorno al tema della Sindrome di Asperger: abbiamo già presentato la recente pubblicazione in Italia del volume NeuroTribù. I talenti dell'autismo e il futuro della neurodiversità, il libro di Steve Silberman, tradotto da Edizioni Lswr, che rivoluziona il modo di pensare ai disturbi dello spettro autistico (che è stato presentato lo scorso 20 gennaio 2017 a Torino). Approfondisci con Un best seller scientifico rivoluziona l'autismo, da disturbo a fonte di talenti

E ora ecco un altro giornalista scientifico, Mario Campanella, che nel suo ultimo libro Syd Diamon. Un genio chiamato Barrett (Arcana, 16,50 euro, 192 pp.) arriva a queste conclusioni: "Roger Keith Barrett, in arte Syd Barrett, il genio che inventò il rock psichedelico e fondò i Pink Floyd, non era schizofrenico - come ingiustamente definito per molti anni, senza che ci fossero prove per formulare una simile diagnosi -, bensì, era affetto da una forma leggera di sindrome di Asperger".

L'autore è giunto a questo risultato dopo un rigoroso lavoro di ricerca svolta per lungo tempo attraverso documentazioni originali, confronti e colloqui con psichiatri, testimonianze di parenti ed ex fidanzate. Syd Barrett era un Asperger, una condizione dello spettro autistico che spesso si accompagna alla normalità (situazione vissuta dallo stesso papà del cantante), ma che nel suo caso fu portata all'ennesima potenza dall'uso esagerato di droghe pesanti.
La scarsa capacità di empatia, l'idiosincrasia verso il rumore ad alto volume, la passione per la pittura e il disegno, la ricerca stilistica esasperata del suono, il modo goffo di camminare sono alcuni fattori che indicano la strada dell'Asperger, invece l'isolamento sociale, le allucinazioni e i fenomeni confusionali, legati erroneamente alla schizofrenia, sarebbero da ascrivere alla mole enorme di droghe assunte (marijuana, Lsd, Mandrax ed eroina) che devastarono la sua personalità e i suoi neuroni.

Campanella percorre tutta la vita di Syd, a partire dalla storia della famiglia, attraversando il momento del successo e della fondazione dei Pink Floyd, quando da autodidatta è diventato un grande musicista, per passare dalla rottura e l'allontanamento del resto del gruppo, per giungere agli ultimi trent'anni della sua esistenza vissuta in assoluto silenzio, quando si è autorecluso in un eremitaggio totale rigettando la popolarità.

Syd parteciperà attivamente alla costituzione e al lancio del gruppo a cui diede anche il nome, tra il 1965 e il 1968, quando si allontanò dal gruppo (o ne fu allontanato) per poi ritirarsi definitivamente dalle scene, dopo una breve carriera solista. Solo tre anni, ma i Pink Floyd rimasero legati a lui indissolubilmente, in particolare Roger Waters, come dimostrano le canzoni e gli album che li hanno fatti entrare nella storia: Wish you were here, The wall, The dark side dove emerge chiaramente la figura di Syd. E il giovane ragazzo britannico entra nel mito. L'auspicio del libro è quello di depurare dall'alone della leggenda la grandezza di Barret, per riportarlo alla realtà.

Il libro riporta anche interviste a personaggi importanti per la vita di Syd come Daggie Fields, suo coinquilino nel momento del successo, le prime due fidanzate, e suo nipote Ian Barrett.

Ilaria Pedretti

Approfondisci con la videointervista a Roberto Keller su Autismo e Asperger



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