Contraccezione d’emergenza: 5 giorni per intervenire

17 giugno 2011
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Contraccezione d’emergenza: 5 giorni per intervenire



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Pillola anticoncezionale, pillola abortiva, pillola del giorno dopo, alle quali si potrebbe, in futuro, aggiungere la pillola dei 5 giorni dopo, un ulteriore farmaco per la contraccezione d'emergenza, sui cui il Consiglio superiore di sanità ha espresso un parere favorevole. Si tratta di farmaci accomunati solo dalla formulazione con cui vengono somministrate, alle tra loro diversi per principi attivi, indicazioni, meccanismo di azione e modalità di assunzione sono assolutamente diversi e non sovrapponibili nell'evitare gravidanze indesiderate.

Era il 1971, quando la pillola contraccettiva venne resa legale in Italia, in 40 anni si è modificata nella sua composizione, oggi resa più tollerabile e con meno effetti collaterali, dal momento l'uso che se ne fa è abbastanza continuativo: 21 pillole ogni mese per mantenere bloccata l'ovulazione. Ben diversi invece i farmaci per l'aborto farmacologico e per la contraccezione d'emergenza recentemente introdotti. Il primo, ancora oggi noto come Ru486 nome sperimentale della molecola mifepristone, ha un meccanismo d'azione che interviene sul feto che si è già impiantato nell'utero, e provoca la sua espulsione senza ricorrere all'aborto chirurgico. Si tratta, quindi, di un farmaco abortivo, che viene somministrato in ospedale con controllo medico, secondo i termini stabiliti dalla legge 194 sull'interruzione di gravidanza, e non può essere venduto in farmacia. Tutt'altra molecola, invece, quella che agisce come contraccezione d'emergenza, la cosiddetta pillola del giorno dopo, approvata con l'indicazione per cui deve essere assunta entro 40 ore e al massimo dopo 72 ore dal rapporto sessuale a rischio. Contiene levonorgestrel e può essere acquistata in farmacia dietro presentazione di prescrizione medica. Si ritiene che sua azione, come spiega il bugiardino del farmaco, previene «l'ovulazione e la fecondazione quando il rapporto sessuale sia avvenuto nella fase pre-ovulatoria, quando la probabilità della fecondazione è più elevata. Il levonorgestrel può anche provocare delle modifiche nell'endometrio tali da renderlo inadatto all'impianto. Non è efficace se il processo di impianto è già iniziato».

A questi strumenti, si potrebbe aggiungere nei prossimi anni anche una contraccezione postcoitale che mantiene un'efficacia fino a 5 giorni dopo un rapporto sessuale a rischio di gravidanza indesiderata. Il nuovo farmaco, approvato in Europa e in commercio in 21 paesi, ha ricevuto il parere favorevole del Consiglio superiore di sanità, organo consultivo del ministero della Salute (Css), ma ora deve attendere l'approvazione da parte dell'Agenzia italiana per il farmaco (aifa) che dovrà stabilire anche il protocollo per l'uso e la commercializzazione. Al momento sono state date alcune indicazioni importanti, al livello europeo intanto il suo uso è raccomandato dopo i 18 anni, in aggiunta il Css ha specificato che il farmaco non è abortivo, quindi, il suo uso è compatibile con la legge 194 e necessita di un previo test di gravidanza precoce, che si esegue su prelievo di sangue, per escludere che sia già in atto. In tal caso l'azione contraccettiva non è più efficace, infatti, come spiega Giorgio Vittori, past president della Società italiana di ostetricia e ginecologia, «ulipristal acetato, il principio attivo, agisce come modulatore del recettore del progesterone» «cioè lega ai recettori ai quali normalmente si lega il progesterone, inibendo l'ovulazione o ritardandola». In quanto contraccezione, il farmaco, dopo la sua registrazione da parte dell'Aifa, sarà venduto in farmacia, con prescrizione medica. Ma secono l'esperto si tratta comunque di un intervento che arriva in ritardo su tutto ciò su cui si poteva agire con una prevenzione adeguata: «Si tratta di un'ulteriore evoluzione degli strumenti per la contraccezione d'emergenza il cui meccanismo sarà ora da valutare, dopo il parere favorevole del Css» aggiunge Vittori «Ma in sé la contraccezione d'emergenza è un strumento che resta per gestire situazioni in cui non si è fatta prevenzione, non solo delle gravidanze indesiderate ma anche delle malattie sessualmente trasmesse. L'attenzione va portata sulle fasce fragili, adolescenti e donne immigrate, in cui c'è stato un aumento dell'uso della contraccezione postcoitale, un aumento delle interruzioni di gravidanze e un mancato calo delle gravidanze indesiderate che non scende sotto la soglia dei 10mila nuovi casi ogni anno».

Simona Zazzetta



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