Contraccezione orale, due studi valutano i rischi

27 ottobre 2011
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Contraccezione orale, due studi valutano i rischi



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Se da una parte l'uso della contraccezione orale protegge l'ovaio da neoplasie dall'altra fa aumentare il rischio di tromboembolismo venoso (Tev), anche se in questo caso dipende dalla composizione della pillola. Le evidenze sull'effetto protettivo risultano da uno studio pubblicato dal British journal of cancer, secondo cui sarebbe, dopo la gravidanza il primo fattore di protezione. I ricercatori hanno usato parte dei dati dello studio European prospective investigation of cancer (Epic) e hanno rilevato che per una donna che ha preso la pillola per un anno o meno, il rischio di tumore ovarico è di 28 ogni 100 mila soggetti, che scende a 15 su 100 mila in chi l'ha presa per 10 anni. Il rischio per le donne che non hanno ancora avuto una gravidanza è stato calcolato in 34 casi per 100 mila soggetti per anno, che scende a 24 dopo il primo figlio e diminuisce di 8 unità per ogni figlio ulteriore. Fa da controparte a questo effetto, l'aumento di rischio di Tev associato all'uso di pillole contenenti desogestrel, gestodene o drospirenone. Con questi farmaci il rischio raddoppia rispetto all'uso del solo levonorgestrel, stando a quanto riportato da uno studio danese pubblicato online dal British medical journal. In questo caso i ricercatori hanno incluso nell'analisi 1.296.120 donne ed è emerso che l'assunzione dei tre principi attivi faceva salire da 6 a 7 volte di più il rischio di Tev.



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