Depressione post-partum, i sintomi da non sottovalutare

14 dicembre 2011
Interviste, Speciale Depressione

Depressione post-partum, i sintomi da non sottovalutare



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La gravidanza e il post-partum sono i periodi in cui le donne sono maggiormente esposte a sviluppare depressione. Alcune incontrano difficoltà ad accettare i cambiamenti che avvengono in questa fase e provano sentimenti contrastanti: felicità e gioia per il nuovo arrivato ma anche ansia e preoccupazione per il futuro. Tutto normale, dicono gli esperti che sottolineano l'importanza di riconoscere i segnali e dargli la giusta attenzione, rivolgendosi al medico se serve. Per fare chiarezza sull'argomento, Dica33 ha intervistato Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano, in occasione del lancio delle prime linee guida italiane sulla depressione post-partum che raggruppano le esperienze nazionali di prevenzione, diagnosi e trattamento.

Quali sono i segnali che devono far sollevare il dubbio che sia depressione post-partum?
Nella prima settimana/10 giorni c'è un brusco calo di ormoni ed è, quindi, fisiologico e naturale che si verifichi il cosiddetto maternity blues, periodo transitorio in cui la donna è più sensibile al pianto, più irritabile, più ansiosa. Sono reazioni fisiologiche e benigne che tendono a scomparire spontaneamente. Tuttavia, va posta una certa attenzione, poiché il 20% delle donne che ne hanno esperienza è a rischio di sviluppare la vera e propria depressione post-partum. Il sospetto che si tratti di una condizione patologica e non più benigna deve venire se a tre mesi dal parto compaiono, o ci sono ancora, sintomi come un calo del tono dell'umore, perdita di sentimenti di gioia e felicità per la nascita del bambino, stanchezza fisica, disturbi del sonno, suscettibilità e irritabilità e un generale stato di allerta, che perdurano nel tempo e sono di una certa intensità. In questi casi, le donne devono sentirsi legittimate a chiedere un aiuto a uno specialista che possa fare una valutazione. Ed è importante, proprio ai fini della prevenzione, che si superi la vergogna e la paura di non sentirsi felici, come tutto il mondo le vorrebbe o le immagina. Molto spesso il problema è proprio questo: donne che non si avvicinano alla cura e alla prevenzione perché non sanno che è normale sentirsi tristi poiché attraversano una fase di maggiore sensibilità, e ne hanno timore o vergogna.

Alcune donne sono più esposte alla possibilità di soffrirne?
Noi specialisti abbiamo individuato circa 15-18 fattori che possono stabilire questa predisposizione. Vanno monitorate maggiormente le donne che hanno mostrato in precedenza una sensibilità particolare alla pillola anticoncenzionale, con calo dell'umore; quelle con una sindrome premestruale più grave e dolorosa, quelle con familiarità alla depressione, che soffrono di disturbi d'ansia e, di sicuro, donne che hanno vissuto in prossimità della gravidanza un evento particolarmente stressante come un lutto, una separazione o la perdita del lavoro.

È un fenomeno diffuso?
Coinvolge il 16% delle donne in gravidanza e che hanno appena partorito, ma viene riconosciuta solo nel 50% dei casi a causa di una scarsa o nulla azione di prevenzione e di sensibilizzazione. Spesso purtroppo resta un fenomeno sommerso per motivi culturali.

Come intervenire per prevenire e per curare queste pazienti?
Gli strumenti ci sono per fare entrambe le cose, l'importante è che queste donne vengano riconosciute sulla base dei fattori di rischio e seguite. In questo periodo la massima attenzione viene data al bambino mentre la mamma resta in silenzio e poco ascoltata. A volte è sufficiente rivolgersi a uno specialista per un colloquio: il semplice fatto di sentirsi ascoltata può essere risolutivo. Se invece è necessario intervenire, si possono usare tecniche di rilassamento che hanno effetti anti-ansia e anti-stress, oppure decidere interventi di psicoterapia cognitiva di gruppo o individuale o interventi più specifici stabiliti caso per caso. Infine non vanno dimenticati i farmaci, gli antidepressivi di nuova generazione, che usati sotto controllo e su prescrizione di un medico, si sono dimostrati sicuri in gravidanza e nel post-partum. Il loro uso, anche se iniziato prima della gravidanza, non va interrotto perché non curarsi o sospendere al cura, può risultare molto rischioso.

Simona Zazzetta



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