Junk food, meno additivi ci sono meglio è

18 maggio 2012
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Junk food, meno additivi ci sono meglio è



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Se il fast food, diffuso ormai in tutto il mondo, è già il prodotto della globalizzazione della nutrizione, c'è da chiedersi se anche il junk food, letteralmente cibo-spazzatura, sia il risultato finale di un processo che pian piano sta abbassando la qualità di ciò che si mangia. Soprattutto in ciò che mangiano i bambini, fascia di età in cui si gettano le basi di un individuo adulto sano. È, infatti, ampiamente condiviso dagli esperti che un'alimentazione scorretta è alla base di patologie come obesità, diabete, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari. Per avere più chiarezza nella scelta di ciò che è più appropriato mangiare, Dica33 ha intervistato Carmelo Rizzo, presidente dell'Accademia internazionale di nutrizione clinica.

Vale la pena, in primo luogo, chiarire che cosa si intende per junk food: «Questa definizione rientra nel processo di americanizzazione del nostro modo di mangiare» spiega Rizzo «ma con questo termine ci si riferisce non solo all'alimento in sé ma anche al modo in cui viene cucinato e consumato. Intanto, la presenza di additivi, coloranti e conservanti riportati in etichetta deve allertare i consumatori, poiché è vero che sono ammessi entro certi standard, ma non c'è un'unanimità sulla sicurezza, non a caso ogni tanto viene fuori che una di queste sostanze è cancerogena. Ne è un esempio il controverso dibattito sull'aspartame. E se noi europei abbiamo importato l'hamburger con le patatine e ci siamo abituati a mangiare un panino in piedi e di corsa, non si fanno grandi passi avanti se acquistiamo piatti già pronti, o meglio precotti, surgelati e infine riscaldati, o finiti di cuocere, al momento del consumo, anche se si tratta di un piatto di pasta». In sostanza, sostiene l'esperto, «Junk food è tutto ciò che non è genuino». Ma lo può diventare anche una dieta non equilibrata: «È l'uso e il consumo smodato di alimenti poco sani che può rappresentare un pericolo per la salute e creare dei disturbi laddove c'è una predisposizione genetica ad alcune patologie. Ma i rischi ci possono essere anche se si consuma costantemente un eccesso di calorie, apportate dagli zuccheri o dai grassi presenti negli alimenti. Soprattutto nei bambini, ma in generale nelle persone che fanno poca attività fisica e conducono una vita sedentaria, l'introito di calorie deve essere adeguato allo stato metabolico e non devono mai mancare, come invece troppo spesso accade, porzioni di frutta e verdura fresche». In sostanza, concordano gli esperti, l'importante resta sempre non esagerare ed é è la dieta nel suo complesso che fa la differenza, unitamente alle abitudini e agli stili di vita corretti.

E, dunque, come orientare le scelte alimentari, per esempio al momento della spesa al supermercato? «In primo luogo» sottolinea Rizzo «consultare le etichette, meno additivi ci sono e meglio è. Scegliere alimenti freschi e prodotti di stagione e legati al territorio. La stagionalità garantisce la ricchezza di nutrienti mentre la regionalità, cioè la vicinanza al luogo di raccolta, garantisce che i prodotti non siano stati trattati con sostanze che ne condizionano l'aspetto e la durata». E quando si va a tavola? «Per rendere più gradevoli le verdure e tutti i prodotti vegetali ai bambini» ricorda l'esperto «bisogna cercare di variare nella scelta e nei colori che si portano in tavola. Inoltre, nella loro dieta non devono mancare carboidrati, proteine, e grassi derivati preferibilmente dall'olio di oliva, dal pesce, dal latte e dai formaggi. E al momento dello spuntino meglio scegliere un dolce fatto in casa, ma questo non significa privare di tutto il resto, il bambino non va punito, soprattutto se è già a dieta. Saltuariamente e in occasioni particolare, come feste o ritrovi con amici è consigliabile concedere l'eccezione dieta».

Simona Zazzetta



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