Depressione: il ruolo dello psichiatra

27 settembre 2010
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione

Depressione: il ruolo dello psichiatra



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Affermare che il ruolo centrale del trattamento della depressione non è la sola prescrizione dei farmaci non vuole costituire un attacco ingiustificato alle teorie biologiche imperanti in psichiatria, nè un ridimensionamento dellessenzialità (se non dellinsostituibilità) dei farmaci nel trattamento di questa patologia, e neppure lapologia - come se ce ne fosse bisogno - dellassociazione di farmaci e psicoterapia.
Significa semplicemente sottolineare - ancora una volta - che alla base di un trattamento della depressione correttamente prescritto e condotto si trova sempre e comunque la costruzione di un solido e fattivo rapporto medico/paziente.

Gli elementi essenziali di un legame efficace che soprattutto la prescrizione dei farmaci metterà a dura prova e temprerà sono la possibilità del paziente di aprirsi liberamente senza sentirsi giudicato, la libertà di esprimere le proprie paure e le proprie preoccupazioni, la sensazione di sentirsi compreso e di sentire comprese le proprie esigenze, lofferta di attenzione e tempo da parte del medico e di un ascolto partecipe e attivo, la sua disponibilità a dare spiegazioni. Inoltre, il fatto che il curante riesca a focalizzare la propria attenzione sulla persona che soffre non consente solo una valutazione della malattia, ma soprattutto unanalisi particolareggiata dei vissuti del paziente e di come egli si dispone al cospetto della patologia e reagisce.

Questo primo passo porta il paziente a condividere con il medico la scelta delle terapie mirate alla forma di depressione di cui egli soffre e adeguate alle sue caratteristiche, al suo specifico assetto mentale e personologico. E necessario ricordare che per questioni culturali, psicodinamiche o di codiagnosi, i pazienti hanno atteggiamenti nei riguardi dei farmaci che vanno da un inesauribile amore al rifiuto più rigoroso. I due comportamenti estremi sono destinati a determinare una compliance inadeguata e imprecisa, che, nel primo caso, porta a ritardi, a repentine sospensioni, a rinvii e, nel secondo, a pericolosi eccessi o a inutili perseverazioni. Solo un rapporto di estrema fiducia con il medico può rendere più disponibile il paziente e consentire, così, il necessario controllo dellefficacia del trattamento (assunto nei dosaggi adeguati e per il tempo necessario) e i conseguenti aggiustamenti da parte del curante.
Per definire il ruolo preciso del trattamento farmacologico e, nello stesso tempo, per delinearne i limiti, al candidato alla terapia deve essere ricordato che leffetto del farmaco è solo il mezzo per poter meglio affrontare le cause della depressione quando il malessere si sia ridotto entro limiti che consentano di perseguire questo nuovo obiettivo. Di volta in volta, la spiegazione del trattamento (in maniera accessibile ai non addetti), la definizione dei suoi obiettivi, i rischi, i potenziali effetti collaterali, la correzione delle false convinzioni e dei ''miti'' che lo circondano, non solo preparano il paziente agli eventi futuri certi o potenziali, ma lo convincono dellonestà del medico cui si è affidato.

Comprensibilmente, il paziente depresso cerca conferme alla solidità del rapporto terapeutico in particolare allinizio del trattamento farmacologico. Si rivolge al medico con frequenza, pone domande, dà spazio alle proprie preoccupazioni, vuole essere rassicurato, e il medico con il quale si è creato un legame solido, dal canto suo, è puntualmente disponibile, presente e attento.

Il soggetto depresso è estremamente sensibile ed è portato ad analizzare il comportamento del curante e le sue reazioni e, soprattutto, ad interpretarli. Quindi, il medico dovrà essere spontaneo ma, nel contempo e in maniera non contraddittoria, controllato; direttivo, ma non impositivo; comprensivo, ma non condiscendente; dovrà dare speranze, ma non generare aspettative eccessive. E il paziente, dal canto suo, dovrà guardarsi dal cadere preda dellansia o della disperazione in base a una sensazione: il curante disponibile è lì per rispondere alle domande e per fornire chiarimenti.

Sulle stesse basi, un valido rapporto tra il medico e il paziente consente al primo di intervenire sulluso eccessivo o disordinato di farmaci, variando un trattamento e sospendendolo in favore di uno alternativo quando ce ne sia bisogno. Per questo motivo, è più importante che il malato coltivi la fiducia nel medico che nel farmaco, poichè il farmaco potenzialmente va e viene. Ciò consente la formulazione del trattamento più adatto, ladesione alle terapie di prosecuzione (per evitare ricadute) e a quelle di mantenimento (per prevenire ricadute) e di accettarne di buon grado la sospensione: per evitare che le terapie vengano sospese non appena il benessere faccia capolino dal mare grigio della depressione senza essere ancora una condizione sufficientemente salda, oppure che nessun miglioramento, per quanto duraturo, venga considerato dal paziente condizione sufficiente alla modificazione della terapia o alla sua sospensione.

Diego Inghilleri
Psichiatra



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