I bambini e le merendine. Un consumo da tenere sotto controllo

08 novembre 2018
Aggiornamenti e focus

I bambini e le merendine. Un consumo da tenere sotto controllo



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Quando si parla di merendine - gli snack per lo più dolci protagonisti delle merende dei bambini di oggi - si rischiano eccessive approssimazioni. Solitamente le critiche di scorrettezza nutrizionale emergono in seguito alla pubblicazione di dati di ricerche eseguite in Inghilterra o negli Stati Uniti, paesi con abitudini di consumo, ma anche prodotti, diversi dai nostri. L'allarme circa il consumo di questi snack, il fatto che si attribuisca loro buona parte dei problemi di sovrappeso e in generale malnutrizione dei più piccoli è giustificato?
Aidepi, l'Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane sostiene di no e lo ha dimostrato commissionando uno studio ad hoc alla Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare, che ha confrontato il livello nutrizionale delle principali merendine vendute in Italia, negli Stati Uniti e in Inghilterra.

Il consumo di merendine in Italia


Da dati IRI e Aidepi emerge che in Italia si consumano circa due merendine a settimana, nel 61% dei casi da persone adulte (21 milioni di italiani) e solo nel 22% dei casi i consumatori sono bambini e ragazzi di età fra i 1 e 10 anni.

Ad oggi gli snack dolci industriali sono uno dei prodotti scelti per la merenda dei bambini e ragazzi (23.2%), dopo frutta (51%), yogurt (42%), snack salati (28%), panino (24%) e prima dei dolci preparati in casa (17%). Va anche ricordato che nel 2008 Aidepi si è volontariamente impegnata con il Ministero della Salute per la riformulazione dei prodotti, per migliorare il loro profilo nutrizionale e l'impatto metabolico.

I risultati dello studio hanno anche testimoniato i risultati di questo sforzo. «Dopo 10 anni di lavoro e innovazione i prodotti italiani contengono il 20% di grassi saturi in meno, il 30% di zuccheri semplici in meno e il 21% di calorie in meno», spiega Mario Piccialuti, Direttore di Aidepi.

Sono stati eliminati completamente gli acidi grassi saturi trans e la porzione media di quello che è considerato l'erede moderno della fetta di torta fatta in casa, è stata portata a circa 34 grammi, con 5,7 grammi di grassi (dei quali 2,1 g saturi), 9 grammi di zuccheri e un contenuto calorico a porzione di 136 kcal (tra il 5-10% del fabbisogno calorico giornaliero della merenda di bambini fra 7 e 12 anni di età).

Nei paesi presi a riferimento i numeri sono superiori fino al doppio per tutte le voci menzionate, a riprova di quanto il confronto sia poco ragionevole.

Tuttavia rimangono prodotti il cui consumo deve essere certamente controllato e ben inserito nell'ambito di una dieta bilanciata e varia.


Importante controllare la dieta nel suo complesso


E' di questa idea anche il professor Giuseppe Morino, specialista in Pediatria e Scienze dell'Alimentazione dell'ospedale Bambino Gesù di Roma. «L'informazione corretta oggi è importante. Non esiste l'alimento killer, ma dobbiamo sempre più fare un discorso che consideri lo stile alimentare nel suo complesso, soprattutto quando si parla di alimentazione dei bambini e dei ragazzi».

Oggi, il bambino di due genitori entrambi in sovrappeso ha l'80% di sviluppare sovrappeso. Tuttavia, chiarisce ancora Morino, il bambino obeso oggi non è solo un futuro-adulto che potrebbe avere delle complicanze, ma è già un soggetto con una patologia, con valori fuori norma fra i più comuni indici (pressione, trigliceridi, colesterolo, ecc.). «Di fronte ad un bambino con problemi di sovrappeso bisogna quindi impostare un percorso di cambiamento, alla cui costruzione devono concorrere la famiglia, la scuola, gli operatori sanitari e anche le aziende».

Un percorso che va dalla lotta alla sedentarietà, fino allo stile alimentare di tutta la giornata. La colazione innanzitutto, non dovrebbe mai essere saltata, e anche fatta insieme al resto della famiglia. Un altro elemento fondamentale è l'attività fisica. «Noi medici e operatori della salute per primi dovremmo impegnarci per costruire la giusta motivazione per combattere la sedentarietà nei ragazzi che seguiamo».

La selettività nella scelta dei cibi è oggi un altro grande problema. L'esclusione della frutta per esempio porta non solo a scegliere inevitabilmente la merendina come spezza fame pomeridiano, ma soprattutto toglie importanti nutrienti alla qualità e varietà della dieta in generale. E infine la consapevolezza dell'importanza di ciò che si sceglie di mangiare: la lettura delle etichette è il mezzo indispensabile per sapere cosa si sta assumendo per la propria salute. «Alle aziende dobbiamo quindi chiedere sempre più correttezza nutrizionale dei prodotti e sempre maggior chiarezza nelle etichette» Alcuni ingredienti per esempio andrebbero evitati.

Un esempio per tutti è rappresentato dal fruttosio, spesso usato come dolcificante di bevande che gode di un vissuto positivo perché tipico della frutta. Studi recenti hanno invece dimostrato che un consumo eccessivo è correlato a obesità e danni al fegato. Il problema non è quindi quello della singola merendina - conclude Morino - ma della scelta consapevole all'interno di un percorso di un corretto stile di vita che può proteggere la salute dei più giovani e farne adulti sani con buone abitudini (anche) alimentari.


Francesca De Vecchi

Fonte: Nutrizione33




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