Terra dei fuochi: nei registri tumorali cifre sottostimate

23 gennaio 2015
Interviste

Terra dei fuochi: nei registri tumorali cifre sottostimate



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Si chiama Monnezza di stato. Le terre dei fuochi nell'Italia dei veleni e racconta la battaglia di verità necessaria per conoscere ed invertire la rotta dell'autodistruzione della Terra dei fuochi. Un libro che, nel ripercorrere alcune delle più significative vicende giudiziarie degli ultimi anni, analizza i dati scientifici relativi all'aumento di patologie tumorali e malformazioni congenite, divulgando, in modo semplice e comprensibile una realtà terribilmente complessa.
Dica33, in collaborazione con Doctor33, ne ha parlato con l'autore Antonio Giordano, direttore e fondatore dello Sbarro institute for cancer research and molecular medicine della Temple university di Philadelphia e professore ordinario di Anatomia ed istologia patologica dell'Università degli Studi di Siena, uno dei riferimenti scientifici dei comitati che da tre anni portano avanti la battaglia Stop Biocidio.

Professor Giordano, che dati vengono fuori da questo libro?
«Io e Paolo Chiariello, giornalista di SkyTg24 da sempre in prima linea sulla Terra dei fuochi, abbiamo messo nel libro tutta la nostra esperienza in campi diversi. Entrambi abbiamo avuto l'esigenza di capire che cosa avevamo davanti. Partendo dai dati, ho potuto ad esempio constatare come in quei territori si registri, stranamente, un aumento di tumori superiore a quello riportato dai registri tumorali. Penso, ad esempio, ai tumori alla mammella, ai mesoteliomi, ai tumori della prostata, del fegato, dei polmoni. Alle leucemie e ad alcune malattie causate dalle modificazioni del Dna».

In questa mancanza, ci legge una precisa scelta dei medici di quella parte d'Italia?
«Sicuramente è già anomalo che debba essere un ricercatore come me che vive all'estero (Philadelphia) a sollevare il problema e fare ricerca in questo campo. È vero che la ricerca ha bisogno di fondi, ma il perché sui registri tumorali ci sono cifre sottostimate così come presso le strutture sanitarie sul territorio, non me lo so spiegare. Sicuramente, il fatto che in Italia ricerca e incarichi medici apicali vadano a braccetto non aiuta, perché così si favorisce quell'atteggiamento che porta i colleghi a non sollevare polveroni per non avere nemici in politica».

Qual è lo sforzo maggiore che tenta di fare in questo libro?
«La cosa più importante che tento quotidianamente di far capire è che non ci si può imbrigliare nelle maglie del concetto di "nesso di causalità" tra sversamento e aumento di patologie. Perché non ci può essere un rapporto immediato di causa effetto. I danni causati da sostanze tossiche come amianto, diossina, metalli pesanti ecc. non sono immediati e vanno inseriti in un complesso di concause. I giuristi, che difendono gli imprenditori che sversano, hanno cercato di sfruttare questa incertezza scientifica. Ma è come per "l'Effetto farfalla" (per cui se una farfalla sbattesse le ali in America, potrebbe provocare un ciclone in Asia), così piccoli eventi in apparenza insignificanti possono in combinazione con un insieme di variabili portare a un danno inestimabile. Stiamo parlando di sostanze così cancerogene che, insieme a delle concause, producono effetti devastanti che mutano perfino il Dna».

Terra dei fuochi è solo la Campania oppure troviamo situazioni analoghe anche altrove?
«Napoli e la Campania rappresentano la punta dell'iceberg di un problema che coinvolge l'Italia intera. È stato documentalmente provato che alcuni imprenditori del Nord, senza scrupoli, hanno sversato, con l'aiuto della camorra, i rifiuti tossici provenienti dagli scarti delle proprie lavorazioni nelle fertili terre del Sud. Tuttavia, non c'è spazio per la rassegnazione, bisogna reagire, intensificando i controlli sugli alimenti. Personalmente, ci credo molto e continuo ad investire nell'alimentazione mediterranea, consumando pomodori e mozzarella d.o.c., esportata con successo negli Stati Uniti».

Immagino che i più colpiti da queste forme degenerative siano anche i bambini...
«Sì, in assoluto. Pensi che dalle ricerche effettuate, si è notato come perfino il latte materno contenga una certa quantità di diossina. Da qui forme di leucemie precoci e devastanti che attaccano il corpo dei più piccoli».

Rossella Gemma



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