Affrontare il mal di schiena in palestra

22 luglio 2015
Aggiornamenti e focus, Speciale Schiena in forma

Affrontare il mal di schiena in palestra



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Molti insegnanti in sala pesi, quasi quotidianamente, vengono chiamati in causa dai frequentatori della palestra per aiutarli a risolvere quello che generalmente viene definito mal di schiena. Cerchiamo di rispondere a molte di quelle domande che vengono generalmente poste durante i corsi. Iniziamo con la prima questione:

Ma quanti mal di schiena ci sono?

Quando si parla di problematiche alla colonna vertebrale necessariamente, vista la sua struttura e conformazione, riferirsi a:
  • Sindrome del disco
  • Sindrome articolare
  • Sindrome legamentosa
  • Sindrome muscolare
Cosa intendiamo? Ecco, che non è vero che sia sempre colpa dell'ernia se un soggetto ha mal di schiena, bensì dobbiamo tenere in considerazione anche i legamenti e i muscoli della colonna vertebrale. Da questa considerazione impariamo che il preconcetto di un pensiero esageratamente monocausale (certo: mi ha detto che ha un'ernia quindi "lei" è la responsabile...) in molti casi non è quello che ci aiuta a migliorare la situazione del cliente.

Se aumento la vascolarizzazione il mio cuscinetto intervertebrale (leggi disco intervertebrale) aumenta le sue dimensione e creo più spazio tra i corpi vertebrali?

Bene il disco NON presenta vasi e purtroppo questo vuol dire che i processi di invecchiamento iniziano, purtroppo, immediatamente dopo la nascita...

Non essendo vascolarizzato in qualche modo deve pur esserci un metabolismo di mantenimento?

Infatti, esiste e avviene mediante processi di diffusione, sostenuti da meccanismi di pompa. Dal punto di vista istologico il disco intervertebrale è definito un tessuto a metabolismo lento. Quando siamo sdraiati (soprattutto durante il sonno) le vertebre si allontanano, durante il giorno grazie alla forza di gravità si mette in atto la compressione discale. Questa pompa carico/ scarico ci reidrata i dischi.

Se alleniamo intensamente i muscoli profondi della colonna, possono impedire alla colonna di distendersi durante la notte e quindi non idratare correttamente i dischi?

Questo non è corretto: infatti, i muscoli paravertebrali sono l'ultimo elemento dinamico che abbiamo per evitare che, in situazioni di stress, vi sia una situazione di fuoriuscita del disco. Turbare quindi l'equilibrio del gioco di tensioni muscolari che assicurano una protezione meccanica all'unità disco legamentosa è assolutamente deleterio.

Facendo fare del rinforzo sulla muscolatura profonda si può far rientrare un disco fuoriuscito?

No, purtroppo se siamo in presenza di un prolasso discale che ha reso edematose le radici nervose e ha limitato lo spazio del forame intervertebrale con la semplice attività fisica non si riesce a contenere il tutto. Questa è una regola che vale per tutto il mondo della fisio o della ginnastica medica: è impossibile ripristinare un prolasso discale con la sola ginnastica medica o chiroteria. Ergo chi dice di "far rientrare un prolasso discale dice una grande sciocchezza". A meno che non abbia in mano un bisturi o un laser e non si trovi in sala operatoria, ovviamente...

Rinforzo o non rinforzo?

Innanzitutto la muscolatura costituisce il sistema maggiormente rappresentato nell'organismo, possiamo vederlo come un organo di controllo sia statico che dinamico. A questo proposito possiamo suddividere la muscolatura scheletrica in:
  • Muscoli a risposta prevalentemente tonica
  • Muscoli a risposta prevalentemente fasica
I muscoli tonici (o posturali) si stancano lentamente, si attivano facilmente e tendono ad accorciarsi. I muscoli fasici si esauriscono velocemente e si attivano più lentamente.

In realtà esiste un'ulteriore difficoltà nel rapporto tra muscoli posturali e muscoli fasici, questo per colpa di una nota legge, quella di Sherrington, in base alla quale l'eccitazione di un gruppo muscolare provoca in fase antagonistico- funzionale un rilasciamento (l'agonista lavora l'antagonista molla la sua tensione) . Questo processo, che di solito ha il compito di economizzare l'attività muscolare, comporta che in caso di squilibrio, se si generano forti tensioni a carico del muscolo tonico, si abbia come reazione un indebolimento della muscolatura fasica antagonista. Detto ciò, si deve rinforzare il sistema muscolare tenendo conto di quanto qui affermato.

Qual è la muscolatura posturale e quale quella fasica?

Elenco nel dettaglio i principali gruppi muscolari:

Muscolatura posturale (si esaurisce lentamente, si attiva facilmente, tende ad accorciarsi) :
  • tricipite surale
  • retto femorale
  • tensore della fascia alta
  • sartorio
  • bicipite femorale
  • semitendinoso
  • semimembranoso
  • add. brevi della coscia
  • ileopsoas
  • piriforme
  • estensore posteriore
  • quadrato dei lombi
  • grande pettorale
  • ventre sup. del trapezio
  • angolare
  • flessore della mano
Muscolatura fasica (si esaurisce velocemente, si attiva lentamente, tende a indebolirsi) :
  • tibiale anteriore
  • vasto laterale
  • vasto mediale
  • grande gluteo
  • add. lunghi della coscia
  • medio gluteo
  • muscolo dell'addome retto ed obliquo
  • dentato anteriore
  • romboide
  • ventri inferiore e mediano del trapezio
  • muscoli scaleni
  • muscoli intrinseci della mano e del piede

Quindi è tutta una catena?


Sì, non solo è una catena ma si tratta anche di reazioni a catena. Nel momento in cui gli stimoli superano la soglia del dolore, sempre e inevitabilmente aumenta il tono in quel comparto dolente, come pure aumenta la sensibilità dovuta a stimoli supplementari provenienti dal Sistema Nervoso. Gli antagonisti funzionali vanno incontro ad atrofia, compromettendo l'intero sistema muscolo articolare è quindi ovvio che tutti i circuiti artro- muscolari evolvono in una situazione di compromissione.

Per concludere, un consiglio: ripassate tutti...il sistema gamma!

Marco Ciervo
(Responsabile Formazione Scuola Osteopatia dello Sport Torino)



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