Lavoro e cancro: un binomio possibile

12 ottobre 2015
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Lavoro e cancro: un binomio possibile



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Il lavoro rappresenta uno strumento di aiuto importante per affrontare il cancro. Non lo dicono i libri o gli esperti del settore, ma gli stessi malati di tumore coinvolti in un sondaggio effettuato qualche anno fa in Italia dall'Associazione italiana malati di cancro (AIMaC) in collaborazione con l'Istituto Piepoli. Secondo i dati della ricerca, circa 9 pazienti su 10 (89%) la pensano così e altrettanti (91%) sostengono di voler proseguire a lavorare ed essere parte attiva nella società pur dovendo affrontare il tumore. Gli strumenti e le tutele legali per poter raggiungere questo importante obiettivo di vita ci sono, ma è fondamentale che i malati, i caregiver (chi si prende cura del malato) e i datori di lavoro li conoscano e li utilizzino.

Lavorare dopo la diagnosi di cancro è senza dubbio possibile, ma spesso l'attività lavorativa deve cambiare almeno un po' rispetto a com'era in precedenza. Lo conferma anche un'indagine realizzata nel 2012 dall'equipe di specialisti di Attivecomeprima onlus che da oltre 40 anni offrono un sostegno ai malati di cancro e alle loro famiglie, dalla quale è emerso che due pazienti su tre (64%) hanno perso giorni di lavoro - in media tra due e tre mesi - e uno su tre (32%) ha sofferto di sentimenti di esclusione e marginalità.

Seguire le terapie ed eseguire gli esami di controllo in effetti potrebbe richiedere assenze dal lavoro e ciò non vale solo per il malato, ma anche per il suo caregiver: basti pensare ai genitori di un bimbo con una malattia oncologica che devono seguire il figlio nel percorso di cura, oppure a chi si occupa di pazienti anziani che non sono in grado di recarsi da soli in ospedale.
Ma non è tutto: gli effetti dei trattamenti potrebbero rendere difficile anche dal punto di vista fisico rimanere al lavoro per l'intera giornata oppure continuare a svolgere la mansione fisicamente troppo impegnativa che si svolgeva prima della diagnosi. Un altro aspetto da non sottovalutare è quello della distanza geografica dalla sede di lavoro: se per una persona sana spostarsi per motivi professionali può essere accettabile, seppur faticoso, molto spesso per un malato in terapia anche la sede dove svolgere l'attività lavorativa può fare la differenza.

A tutte queste e a molte altre necessità del malato oncologico rispondono le leggi che hanno stabilito una serie di tutele e benefici in favore dei malati di cancro. Descriverli in poche righe sarebbe impossibile e si rischierebbe di tralasciare importanti aspetti di un argomento così complesso: per un'informazione completa e puntuale è opportuno rivolgersi agli enti competenti (per esempio Inps e Inail) oppure alle associazioni di volontariato oncologico che si occupano anche di far conoscere i diritti dei malati. Particolarmente utile per una panoramica generale sull'argomento è il volume I diritti del malato pubblicato da AIMaC sin dal 2003, oggi consultabile anche online, e costantemente aggiornato dagli esperti dell'Associazione.

Cercando di sintetizzare al massimo i diritti del malato, è fondamentale partire dal concetto che l'assistenza non si deve fermare alle terapie, comunque fondamentali, ma deve coprire anche le particolari esigenze sociali ed economiche che chi ha ricevuto una diagnosi di tumore deve affrontare. Per quanto riguarda la vita professionale, esistono norme e voci dei contratti collettivi nazionali di lavoro specifiche per i lavoratori affetti da tumore, ma in genere si fa riferimento alle norme che regolano il lavoro delle persone disabili per le quali sia stata riconosciuta una invalidità (in diverse percentuali) o uno stato di handicap grave.

Ecco di seguito a titolo di esempio alcuni dei diritti del malato di cancro (e spesso anche di altri malati ai quali è riconosciuta l'invalidità):

Collocamento obbligatorio: ogni azienda ha l'obbligo di assumere una quota di persone con disabilità accertata (inclusi eventualmente anche i malati oncologici):

Sede di lavoro e trasferimento: le persone con "handicap" grave (e le persone che la assistono) hanno diritto a essere trasferite nella sede più vicina al proprio domicilio;

Mansioni lavorative: il malato ha diritto di essere assegnato a mansioni adeguate alla sua capacità lavorativa;

Lavoro notturno: il malato oncologico ha diritto a chiedere di essere esonerato dai turni di notte se questi risultano incompatibili con la patologia;

Part-time: il malato (e in misura minore anche il caregiver) può usufruire di forme di flessibilità che gli consentano di portare avanti le terapie e siano compatibili con la malattia;

Telelavoro: se il lavoratore vuole continuare a lavorare durante le terapie oncologiche senza recarsi in ufficio, può chiedere di lavorare da casa;

Permessi e congedi lavorativi: ne possono usufruire i lavoratori riconosciuti invalidi o con handicap grave e i loro caregiver, secondo norme specifiche (per esempio, tre giorni al mese sia per malato che per il familiare, congedo biennale retribuito, eccetera);

Pensione anticipata: per ogni anno di lavoro con invalidità riconosciuta superiore al 75 per cento si accumulano due mesi di "contribuzione figurativa" che possono essere usati per determinare il momento del pensionamento.



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