La carne nel piatto non accorcia la vita

12 febbraio 2016
Interviste

La carne nel piatto non accorcia la vita



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Le analisi scientifiche che negli ultimi mesi hanno segnalato un rischio per la salute associato al consumo di carni rosse, e in particolare di carni lavorate (affettati, salumi eccetera), hanno comprensibilmente suscitato molto allarme a livello mondiale. Più di recente, gli esperti del ministero della Salute hanno fatto il punto concentrando l'attenzione sulla situazione italiana e sono giunti alla conclusione che il consumo moderato di carne non solo non va evitato, ma in alcune fasi della vita è raccomandato.
Ora il prestigioso American journal of clinical nutrition ha pubblicato i risultati di un'ampia ricerca inglese che ha confrontato diversi gruppi di cittadini abituati a diete con maggiore o minore consumo di carni, o abituati a una dieta vegetariana. I risultati dicono che in media tutti i gruppi vivono altrettanto a lungo, anche se il tipo di alimentazione potrebbe avere un ruolo nel favorire alcune specifiche cause di morte anziché altre. Dica33 ne la parlato con Walter Ricciardi, esperto di Igiene e medicina preventiva e presidente dell'Istituto superiore di sanità.

Professor Ricciardi, come interpreta questa ricerca, secondo cui la dieta vegetariana non presenta benefici in termini di longevità?
«Sinceramente questo dato non mi stupisce. È chiaro che i dati pubblicati dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro riguardo al probabile aumento di rischio di alcuni tumori associato al consumo di carni rosse e lavorate vanno tenuti nella massima considerazione, ma è importante avere la conferma del fatto che la presenza della carne nell'alimentazione non comporta effetti in termini di longevità, mentre l'eliminazione completa delle proteine animali - come previsto per esempio dalle diete vegane - espone ad alcuni rischi».

Si riferisce al rischio di carenze nutrizionali nelle fasi di crescita del bambino cui viene offerta un'alimentazione vegana?
«Esattamente. Soprattutto nelle fasi di crescita è cruciale fornire all'organismo un adeguato apporto proteico, poiché eventuali squilibri e carenze possono comportare problemi al corretto sviluppo non solo dell'apparato scheletrico e muscolare, ma anche del sistema nervoso. Il migliore termine di riferimento per la salute a tavola rimane la piramide alimentare, basata sulla dieta mediterranea, che di recente è stata leggermente rivista».

In che modo è stata rivista la piramide alimentare?
«La modifica ha riguardato l'apporto di carboidrati, che è stato ridimensionato alla luce del fatto che oggi in Italia si fa una vita molto più sedentaria e ci si muove molto meno rispetto a qualche decennio fa. In questo senso una dieta variata basata sulla piramide - che mostra in forma grafica quali elementi è bene trovare sulla tavola con maggiore o minore frequenza, e senza eccessi - è tanto più efficace nel favorire una lunga vita in salute se viene accompagnata dall'adozione di uno stile di vita adeguato anche per quanto riguarda l'attività fisica».

Fabio Turone



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