Ormoni che bruciano

12 settembre 2008
Aggiornamenti e focus

Ormoni che bruciano



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Il reflusso gastroesofageo affligge fino al 60% delle persone nel corso di un anno e il 20-30% almeno settimanalmente. La condizione è caratterizzata da bruciori e reflussi acidi e necessità di supporti sanitari non indifferenti. Le cause non sono note o per lo meno non esistono studi statistici a riprova, ma un regime alimentare ricco di grassi, l'obesità, pasti consumati in fretta, ritardo nello svuotamento gastrico, posture errate nella fase postprandiale sono fattori che facilitano l'insorgenza di una cattiva digestione che può evolversi in malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). Esistono studi poi che hanno suggerito come elevati livelli di estrogeni e progesterone aumentino il reflusso gastroesofageo. A supporto di questa ipotesi il fatto che le pressioni dello sfintere esofageo inferiore diminuiscano durante la gravidanza e con l'uso di contraccettivi orali. In più l'utilizzo dell'ormone postmenopausale aumenta il rischio di sintomi di reflusso nelle donne in sovrappeso e obese. Uno studio pubblicato sugli Archives of Internal Medicine ha cercato di ispezionare ulteriormente la relazione tra l'utilizzo di ormoni esogeni e i sintomi di reflusso gastroesofageo.

Quale relazione?


Lo studio è andato a valutare la relazione tra il reflusso gastroesofageo e la terapia ormonale postmenopausale, includendo il ricorso a modulatori selettivi dei recettori estrogenici (SERMs) e preparazioni ormonali OTC. Le donne prese in esame sono 51637 arruolate nel Nurses' Health Study che fornisce dati relativi al ricorso alla terapia ormonale con cadenza biennale a partire dal 1976 e informazioni sui sintomi di reflusso nel 2002. Le donne che fanno ricorso a questi farmaci, come conclude lo studio, hanno un maggior rischio di sviluppare reflusso. "Per lungo tempo - ha commentato Brian Jacobson, coordinatore dello studio - gli ormoni femminili sono stati associati in qualche modo a bruciori di stomaco, in particolare il primo trimestre di gravidanza". Mai però prima d'ora era stato preso in esame il consumo di ormoni esogeni, quelli cioè non prodotti dall'organismo. E i risultati dello studio parlano chiaro. Le donne che hanno utilizzato ormoni hanno il 46% di probabilità in più di avere sintomi di MRGE a confronto con le donne che non hanno mai fatto ricorso a ormoni. Per le donne che stavano facendo ricorso a estrogeni la percentuale saliva al 66%, mentre per la combinazione di estrogeni e progesterone si scende al 41% di aumento del rischio. Le probabilità di disturbi gastrici aumentano all'aumentare della quantità di ormoni e della durata del loro uso. Quanto all'uso dei SERMs l'aumento del rischio per chi li ha utilizzati è pari al 39%, mentre per le pazienti in terapia con ormoni OTC il rischio aumenta del 37%. Scoperte di rilievo, spiegano i ricercatori, per almeno due ragioni. Intanto per gli aspetti relativi al meccanismo e alla patofisiologia, che risultano sempre più chiari. Ora perciò non sono solo sospetti ma anche evidenze quelle sul ruolo degli ormoni a danno dello stomaco. Ancora mancano i dettagli sul meccanismo d'azione, anche se il sospetto è che possano determinare un abbassamento di pressione a livello dello sfintere esofageo. Le indicazioni all'uso degli ormoni in postmenopausa, peraltro, rimangono limitate, in considerazione di altri rischi già da tempo evocati. E nel caso in cui, sottolinea la Jacobson, ci siano problemi gastrici associati all'assunzione degli ormoni è bene considerare alternative per i sintomi menopausali. Un aspetto in più da tenere d'occhio prima di prescrivere ormoni.

Marco Malagutti



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