Menopausa: l'ormone non basta

09 settembre 2005
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Menopausa: l'ormone non basta



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Quando si parla di menopausa spesso si pensa agli ormoni, all'osteoporosi, al rischio cardiovascolare. O alla depressione, come se questa fosse inevitabile. A dimostrare la possibilità di un approccio diverso, e più completo, a questa fase della vita, viene ora un interessantissimo libro, l'Invisibile in menopausa, scritto da Flavia Facco, psicologa e psicoterapeuta che conta su una lunga esperienza nei consultori familiari. A lei, Dica33 ha chiesto di riassumere l'approccio alla menopausa descritto nel suo libro.

Lei sottolinea che la menopausa va intesa come un momento di cambiamento più che come una perdita. Come tradurrebbe questo concetto per una donna che non abbia mai affrontato questo aspetto?
Cambiare significa anche perdere qualcosa e conquistare qualcosa di nuovo; alla donna direi che essere adulti significa essere plastici, adattabili, e quindi sempre pronti al cambiamento; durante il climaterio la donna deve confrontarsi con il compito di saper accettare di perdere la propria immagine seducente, rinunciare a quel tipo di attrazione che può suscitare la ragazza giovane; deve saper accettare di assumere un ruolo genitoriale costruito più sul confronto paritario che sull'autorità, deve confrontarsi con un mondo del lavoro in continuo cambiamento, quindi accettare il confronto con competenze diverse portate dai giovani e magari trovarsi con un ruolo secondario invece che vedersi riconosciuta a livello di carriera. Sono perdite difficili da gestire ma che preludono alla conquista di una piena maturità.Poiché vi sono molti cambiamenti di ruolo, di status, bisogna saper costruire nuove immagini, nuovi obiettivi nella direzione di una senescenza che possa essere vissuta con serenità e non con rassegnazione. Il prolungamento della aspettativa di vita e il miglioramento delle condizioni di salute grazie alla medicina consente di proiettarsi nel futuro con ancora un ruolo spendibile, non tanto in termini di "cose da fare", quanto in termini di nuovi modi di essere.Per affrontare il cambiamento ci vuole coraggio, intraprendenza, immaginazione, creatività e razionalità ma anche tanto ascolto delle nostre parti definite irrazionali; si è sempre soli di fronte al cambiamento, perché ne siamo responsabili sempre in prima persona, ma si può fare il percorso anche con delle buone compagne di viaggio, trovare una guida per esempio, che ci conduca con maggior facilità in quei luoghi psichici dove abbiamo paura di andare, ovvero una interiorità più profonda.

Lei parla della migliore accettazione della menopausa da parte di chi abbia sviluppato la propria creatività a tutto campo, non limitandosi a quella che viene dalla capacità riproduttiva. E' possibile che questi aspetti vengano (ri)scoperti in questa fase della vita?
Se non si assume come unica priorità il benessere del corpo, ma ci si occupa anche di quello dell'anima direi proprio di sì; lavorando prevalentemente con donne sono sempre stupita di quanta creatività possa annidarsi o disperdersi nella quotidianità; le donne, ma non solo, hanno una gran varietà di sogni nel cassetto, ben riposti, perché le scelte della vita sono state altre. Questi sogni possono essere rimessi in gioco in modo adulto e maturo quando il compito riproduttivo si sottrae alla propria centralità perché è stato compiuto. E' il momento per dar vita ad un sé più maturo e più completo che include anche la capacità di creare simbolicamente e artisticamente, nel senso di dar vita a qualcosa che lascia tracce che vanno oltre il ristretto ambito familiare: può essere un diverso ruolo lavorativo, un impegno sociale, l'inizio di un percorso interiore di maggior consapevolezza di sé, l'avvio di un vecchio talento rimasto inespresso.

Al di là di eventuali disturbi organici definiti, che senso ha parlare di cura della menopausa?
Preferisco parlare di cura di sé, piuttosto che cura della menopausa o di altri sintomi; se può esistere una cura di sé, può esistere la possibilità di riflettere se una terapia è davvero adeguata per quella persona, può esistere una continuità terapeutica e tutto quello che ne consegue; non curo la sindrome, ma mi prendo cura della persona nella sua totalità-interezza, mi occupo delle sue emozioni, del modo in cui la persona stessa vuole e può prendersi cura di sé. La aiuto a fare in modo che sappia attivare le proprie risorse verso il benessere.

Dai dati che lei presenta sembra che tutto sommato la ginecologia italiana si sia accorta di certi luoghi comuni, come la depressione climaterica... Oggi l'approccio resta inadeguato? Quali i limiti più evidenti?
A onor del vero questi dati sono stati presentati dai medici, e da giornaliste quali G. Sheehy e Germaine Greer prima di me! Esiste un'ampia bibliografia in merito su come la ginecologia ha affrontato la questione.Il limite dell'attuale approccio alla menopausa è la difficoltà ad organizzare interventi che non si occupino solo del corpo ma si occupino dei sentimenti della donna, la mancanza di un approccio "corale", che consenta alle donne di confrontarsi in gruppo proprio sui sentimenti, di far circolare le emozioni, le informazioni, le risorse, i pensieri a riguardo; lo stesso avviene per i professionisti che a mio parer dialogano ancora troppo poco tra loro rischiando di irrigidirsi sulle proprie prospettive. Non va dimenticato che non occuparsi dei sentimenti durante la crisi di transizione del climaterio può significare avere un maggior numero di depressioni senili domani e un maggior numero di richieste improprie di consulenza ed una gestione più difficile anche dei sintomi somatici.

La donna che avverte forti disagi a chi si dovrebbe innanzitutto rivolgere?
Il medico di medicina generale è sempre il primo interlocutore al quale la donna deve rivolgersi per essere adeguatamente indirizzata, consigliata; è vero però che oggi una donna può decidere autonomamente di chiedere una consulenza allo psicologo come allo psichiatra privato o pubblico se avverte un disagio psicologico. Nei consultori per esempio l'accesso è libero e una donna che avverte un disagio psicologico può chiedere una consulenza prendendo appuntamento. E' chiaro che lo psicologo non si sostituirà mai al medico sulle questioni che sono di competenza medica, ma potrà integrare il proprio intervento nell'ottica di un maggior benessere della donna. Se gli specialisti, i professionisti sanno dialogare bene tra loro, quando sono sensibili a tutti gli aspetti della salute, compresi quelli emotivi, possono nel rispetto della privacy del cittadino, contribuire per la parte che loro compete e raggiungere risultati insperati.

Intervista raccolta da Maurizio Imperiali



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