Non uno screening, ma...

28 settembre 2007
Aggiornamenti e focus

Non uno screening, ma...



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Non in tutte le malattie ha senso avviare uno screening di massa, cioè sottoporre a indagini diagnostiche mirate tutta la popolazione. Per esempio, si ritiene che abbia una giustificazione avviare tutte le donne ultracinquantenni alla mammografia, ma non esiste un'analoga campagna organizzata, per esempio, per il tumore del polmone. Però, tra lo screening generalizzato e il nulla ci sono situazioni intermedie, nelle quali ha senso attuare uno screening di alcuni gruppi di popolazione che presentano certe caratteristiche. E' il caso dell'insufficienza renale, malattia che conosce diverse situazioni in cui è più probabile si presentino, alcuni ben noti fattori di rischio e uno sviluppo relativamente lungo. Questo significa che esiste un momento in cui la funzionalità dell'organo comincia a diminuire ma, attuando le cure del caso, si può rallentare ed evitare l'aggravamento. Quali gruppi debbano essere oggetto di attenzione, e quale approccio attuare, l'ha stabilito già tre anni fa la KDIGO (Kidney Disease Improving Global Outcomes), una fondazione indipendente senza fini di lucro che si propone l'obiettivo di migliorare gli esisti clinici della nefropatia attraverso una migliore applicazione delle linee guida.

Quali test e a chi


Il primo e più importante gruppo è costituito da coloro che hanno una malattia cardiovascolare o che presentano i fattori di rischio classici per le coronaropatie, vale a dire ipertensione, diabete e ipercolesterolemia. In questo gruppo infatti sia ha un particolare rapporto tra le due situazioni: alcuni fattori di rischio cardiovascolari come l'ipertensione possono sia rendere più vulnerabile alla nefropatia sia provocarne direttamente l'inizio e l'aggravamento; viceversa, la presenza della nefropatia è a sua volta una condizione che peggiora gli esisti della malattia cardiovascolare. Un altro gruppo esposto è costituito da chi soffre di malattie infettive croniche come quella da HIV e l'epatite B e, in misura minore, di chi ha patito infezioni acute gravi. Infatti le reazioni immunitarie dovute alle infezioni possono essere la causa scatenante, e la ragione dell'aggravamento, della nefropatia. Lo stesso discorso vale per chi soffre di alcuni tumori. L'elenco comprende anche chi deve fare uso di farmaci potenzialmente nefrotossici, come alcune classi di antibiotici, gli antinfiammatori e i mezzi di contrasto usati nelle indagini radiografiche. Infine, è noto che l'età gioca un ruolo importante, e quindi gli ultrasessantenni sono un gruppo a rischio. Quanto ai test da eseguire, sono relativamente semplici: la ricerca nelle urine delle proteine o dell'albumina o microalbumina, e la ricerca della creatinina nel sangue, così da poter calcolare il tasso di filtrazione glomerulare, che è l'indicatore principe della capacità del rene di svolgere la sua funzione. Quanto alla frequenza con la quale andrebbero condotti i test, questa dipende dal gruppo cui il paziente appartiene (cardiopatici, epatitici) e quindi dalle linee guida stabilite per le diverse malattie. Laddove non esistano tali raccomandazioni, come nel caso più semplice, quello degli anziani, può bastare un'indagine all'anno. Ma non di meno.

Sveva Prati



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