A dieta col computer

27 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

A dieta col computer



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E se acquistare on line facesse bene alla salute? A sospettarlo un articolo pubblicato su Plos Clinical Trials che rivaluta il tanto demonizzato internet shopping, ma in un caso ben preciso. Il fatto è, dicono i ricercatori, che i supermarket si avvalgono sempre più spesso della spesa on line e l'ipotesi dei ricercatori è che questa soluzione possa in qualche modo influenzare gli schemi dietetici. Il tentativo dello studio è stato di valutare se gli acquisti effettuati on line e in particolare quelli di cibo ricco in grassi saturi siano influenzati da un sistema di segnalazione all'utente ritagliato sulle sue specifiche esigenze dietetiche.

Se il consiglio è personalizzato...


Le evidenze nutrizionali sono note. Lo hanno detto e ribadito molti trial: meglio ridurre al minimo l'assunzione di grassi saturi, in modo da ridurre il rischio di malattie cardiovascolari quali infarto e ictus. Ma conseguire quest'obiettivo è meno semplice di quanto ci si potrebbe aspettare, sia per gli alti costi dell'intervento personalizzato sia per i limitati successi conseguiti. Una possibile strada, dicono i ricercatori, è quella di fare ricorso ad avvisi dietetici indirizzati ai clienti che acquistano cibo tramite l'Internet shopping, clienti indirizzati a scelte salutiste. Il trial, pubblicato su Plos medicine, è stato condotto in Australia e rivolto a persone che già facevano la spesa on line cui è stato proposto di partecipare all'indagine. I partecipanti allo studio, 456 in tutto, sono stati suddivisi casualmente. Un gruppo, quello di controllo, ha ricevuto consigli generici, mentre l'altro ha ricevuto avvisi modellati sulle proprie esigenze, creati da un programma informatico che consigliava agli utenti di scegliere determinati prodotti meno ricchi in grassi saturi. Il principale obiettivo dello studio era di verificare quale percentuale di grassi venisse acquistata, confrontandola nei due gruppi oggetto di studio. In più gli autori hanno effettuato anche un'analisi delle spese. I risultati sono stati significativi. I partecipanti allo studio che hanno ricevuto avvisi ritagliati sulle loro esigenze nutrizionali in media hanno acquistato meno cibi grassi rispetto a quelli che hanno ricevuto consigli generici. E con una differenza statisticamente significativa, pari a circa il 10%. Nessuna differenza sostanziale, invece, per quel che riguarda l'esborso sostenuto per riempire il frigo: mangiare meglio, dunque, costa come mangiare in modo poco sano. Il numero dei partecipanti, osservano i ricercatori, è sufficiente a fare delle prime deduzioni, anche perché ci si avvale di una strategia a basso costo che può essere facilmente applicata accanto alle strategie tradizionali per ridurre l'intake calorico e in particolare quello di lipidi. Certo non si tratta di una popolazione generale, ma di persone con conoscenze tecnologiche e quindi non del tutto rappresentative. Lo studio poi non prende in esame gli effetti sul rischio cardiovascolare o sulla salute, ma si limita a valutare gli acquisti fatti. Il fatto chiaro, però, concludono i ricercatori, è che realizzare un sistema di allerta personalizzato per chi fa la spesa on line può incoraggiare una dieta più sana. E per di più è un sistema poco dispendioso e non complicato tecnologicamente: basta un pop-up.

Marco Malagutti



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