Un cristallino nuovo di zecca

15 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

Un cristallino nuovo di zecca



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Se l'obiettivo di una macchina fotografica si sporca o diventa opaco in un'area della sua superficie, in corrispondenza l'immagine che si otterrà non sarà certo nitida. E' all'incirca ciò che avviene quando l'occhio umano sviluppa la cataratta. In questo caso l'obiettivo è rappresentato dalla cornea e dal cristallino, e la pellicola è idealmente la retina, dove cioè la luce si trasforma in immagine. Il danno interessa il cristallino, che normalmente è una lente morbida, trasparente e mobile che può cambiare forma per mettere a fuoco da lontano e da vicino. Con la cataratta diventa opaco rendendo l'immagine sfuocata e poco contrastata.

Danno alla lente


L'effetto visivo disturbato è dovuto alla diffusione della luce che, colpendo l'opacità, invece di convergere verso la retina si disperde in più direzioni. Infatti, se l'opacità interessa la zona centrale del cristallino sarà la parte centrale del campo visivo a essere sfuocata e poco contrastata, se invece si trova nella zona periferica sarà la parte più esterna dell'immagine osservata ad avere queste caratteristiche. L'origine di questo disturbo può essere legata all'età e a un invecchiamento dei tessuti che comporta un deterioramento delle componenti organiche del cristallino. Oppure può essere di natura traumatica. Una volta era molto frequente come conseguenza di incidenti sul lavoro, casi oggi diminuiti ma sostituiti da traumi incorsi durante le attività fisiche di tipo estremo, sport ad alto rischio di caduta o impatto violento sono causa frequente di cataratta in soggetti anche molto giovani.

Multifocali, asferiche e intraoculari


La tecnologia per intervenire su questo tipo di disturbo si è molto evoluta, anche se per risolvere la cataratta si procede in ogni caso alla rimozione del cristallino danneggiato e alla sua sostituzione, ma questa procedura continua ad arricchirsi di strumenti e tecniche sempre più automatizzate e quindi più precise. Per esempio, per sostituire il cristallino sono oggi disponibili lenti intraoculari multifocali, ossia in grado di emulare la capacità del cristallino naturale di mettere a fuoco sia da lontano sia da vicino, permettendo una buona visione in ogni condizione. Il vantaggio è notevole se si pensa che con le tradizionali lenti intraoculari il paziente doveva scegliere, prima dell'intervento, se voleva vedere bene da vicino o da lontano, e quindi dopo l'intervento comunque indossare degli occhiali per correggere il difetto. Per altro le attuali lenti sono anche asferiche, ossia più curve nel centro e più piatte ai bordi, mentre le lenti sferiche utilizzate fino a oggi consentono una buona visione centrale e in condizioni di molta luce, ma meno in periferia e con poca luce. Attualmente ne esistono di diversi tipi in modo da andare incontro ai diversi tipi di occhi, anzi di cornea, e la necessità di scegliere il tipo di lente da inserire è conseguenza delle migliori misurazioni che vengono eseguite prima dell'intervento. Individuare in modo sempre più esatto la forma della cornea significa poi aver bisogno di lenti diverse per ogni occhio, e l'industria oftalmologica ha risposto a questa richiesta producendo un certo numero di tipi di lenti, ma lo spettro è potenzialmente ampliabile.

Il laser misura, il computer calcola

Per sapere come e dove inserire la lente intraoculare, è necessario conoscere forme e distanze dell'occhio, più sono esatte le misure meno errori, in termini di diottrie, pesano sull'esito dell'intervento. Attualmente la tecnica, presentata dal dottor Paolo Vinciguerra, responsabile dell'Unità Operativa di Oculistica di Humanitas, al Refractive on-line, il Congresso Internazionale di Oculistica svoltosi in settembre a Milano, si avvale di due sistemi di misurazione e calcolo. Il software fornisce al chirurgo tutte le indicazioni per intervenire in modo corretto, ma per il calcolo sono necessarie altre informazioni, spiega Vinciguerra: "Per esempio, se il paziente è già stato operato, le condizioni dell'altro occhio, la pressione dell'occhio, lo spessore della cornea, la sua asfericità e la posizione del chirurgo durante l'intervento. Il software indica anche il tipo di lente da inserire. Al termine del calcolo si ottiene una stampa che viene esposta durante l'intervento, su cui compare l'occhio esattamente come il chirurgo lo vede". Una misura fondamentale è la lunghezza dell'occhio cioè la distanza tra cristallino, cornea e retina. Un tempo questa misura si otteneva con gli ultrasuoni, usando uno strumento che l'operatore avvicinava all'occhio, con il rischio di non allinearsi sulla lunghezza massima dell'occhio o di toccare la cornea e quindi deformarla. Da circa cinque anni questa operazione si esegue con uno strumento che emette una luce laser. "Non solo non è più necessario alcun contatto con l'occhio - aggiunge Vinciguerra - che in qualche modo può causare distorsioni nella misurazione, ma questa nuova macchina consente di misurare l'asse visivo, il diametro della pupilla, il riflesso della retina e la forma della cornea tramite un raggio invisibile".

Simona Zazzetta



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